La solidità dell'attesa / GdP

Ma dove guardano quegli occhi invetriati di porcellana stravolti verso il cielo? Che direttrice vuole darci un quadro come questo? Non è difficile riconoscere una Pietà in questa grande tavola, dipinta da Sebastiano del Piombo (1485-1547) intorno agli anni dieci del Cinquecento, ma il fascino che emana la singolare disposizione, e imposizione, dei protagonisti, lo schieramento dei piani cromatici degli incarnati o delle vesti, lo scintillio cupo del paesaggio fino allo squarcio di cielo sovrastante, attraggano il nostro sguardo ben oltre la decifrazione del soggetto, chiedendoci di fare  i conti con la congiuntura artistica che ha generato quest’intensa congerie di forza.

Commissionato da Giovanni Botonti per la sua cappella gentilizia nella chiesa di San Francesco a Viterbo, il quadro è normalmente conservato nel museo della città ed è in questi mesi il protagonista di una mostra alla National Gallery di Londra dal titolo quanto mai chiarificatorio, oltre che promozionale: Michelangelo & Sebastiano. Non è solo per il soggetto del nostro quadro che viene alla mente il nome del più grande artista del rinascimento, ma perché, del Buonarroti, Sebastiano era grande amico, anzi una sorta di alleato nella competizione, o «guerra fredda» come è stata definita, allora in corso tra Michelangelo e Raffaello. Una lotta a colpi di opere straordinarie – basti pensare alla Volta della Cappella Sistina dell’uno e alle Stanze vaticane dell’altro – che fanno di questo quadro un episodio al centro di uno dei più decisivi crocevia della storia artistica.

Continua a leggere sul GdP

16 Aprile 2017 | 18:17
Tempo di lettura: ca. 1 min.
pasqua (81)
Condividere questo articolo!