Papa Francesco
Ticino e Grigionitaliano

La RSI a colloquio con papa Francesco per i 10 anni di pontificato: le domande e le risposte

Papa Francesco si è raccontato e ha percorso in esclusiva per la RSI i suoi dieci anni di pontificato. Ecco la trascrizione completa dell’intervista con domande e risposte.

Santo Padre, iniziamo con quel saluto con cui Lei si presentò la sera del 13 marzo 2013 dopo l’elezione. Che cosa ricorda di quel momento, la folla, Lei vestito di bianco per la prima volta, quel «Buonasera»…?

«Ricordo che nella penultima votazione – prima erano state fatte due votazioni – ero già molto in alto, salivo – saliva il suo nome, ndr – ed ero tranquillo. Non so perché, inconsciamente forse, si è avvicinato un cardinale bravo, a cui voglio molto bene, morto adesso, Claudio Hummes, che mi ha detto: «Stai tranquillo, così fa lo Spirito Santo». E poi, quando ho raggiunto il numero, si è avvicinato, mi ha abbracciato: «Non dimenticarti dei poveri». E da lì è venuto il nome, Francesco. Questo lo ricordo benissimo».

Prima non aveva pensato a questo nome? Gli è venuto in mente lì?

«Lì è il momento… come ha detto dei poveri: Francesco, va bene, avanti!».

L’ha vissuto normalmente, insomma, quel momento?

«Sì, davvero, una cosa… Poi dal balcone, la gente che pregava. Abbiamo pregato insieme per Benedetto, per il futuro, ma una cosa tranquilla».

Non ha sentito il peso della responsabilità?

«No, sono «incosciente». Delle volte non me ne accorgo».

Quando è stato eletto il cardinale Hummes le ha detto si ricordi dei poveri…

«Subito, al momento, mentre continuava lo scrutinio e ho raggiunto il numero. Lo scrutinio continuava e lui lì si è avvicinato».

Eravate vicini, seduti vicini?

«Lui era dietro. Mentre nell’altra votazione mi ha detto: «Non avere paura, così fa lo Spirito Santo».

È vero che quando è venuto a Roma aveva pronta la valigia per tornare, che non immaginava di essere eletto?

«Mai, perché quando sono stato fatto cardinale mi hanno regalato due talari, quella nera filettata e quella rossa. A Buenos Aires avevo sistemato quelle di Quarracino – il cardinale Antonio Quarracino, arcivescovo di Buenos Aires dal 1990 al 1998, ndr – e ho lasciato le altre due talari qui, perché ero membro di cinque o sei Congregazioni e delle volte dovevo venire. Erano qui dalle Suore Povere Bonaerensi. E adesso le due talari le hanno ancora loro. Per questo avevo una valigetta piccola perché ho pensato questo: nessun Papa prenderà possesso la Settimana Santa. Domenica della Palme voglio essere a Buenos Aires. Così ho preso il biglietto il sabato. Ero sicuro che il Papa sarebbe stato già in possesso. Questo è il calcolo che ho fatto».

E invece poi una volta che è stato eletto non è più tornato. In questi dieci anni come uomo, come persona, è cambiata? Si sente che è cambiata Lei come persona?

«Sono vecchio… È difficile fare il calcolo dei cambiamenti, ma adesso so cose che non sapevo prima, ho meno resistenza fisica, quella del ginocchio è stata un’umiliazione fisica, anche se adesso sta guarendo bene, sì il cambio normale di questa età…

Dice che è stata un’umiliazione perché andare in carrozzina le è pesato?

«Quello sì. Mi vergognavo un po’. Adesso la uso per i viaggi lunghi, per venire qui non l’ho usata. Uso un po’ il carrello o il bastone…».

Le fa meno male il ginocchio?

«Sì, meno male».

Lei è stato il primo Papa che ha scelto il nome di Francesco, il primo Papa latino americano. In molti l’hanno descritta come il Papa degli ultimi. La sente come sua questa descrizione o no?

«In senso complessivo è vero che ho una preferenza per gli scartati, i bisognosi, ma questo non vuole dire che io scarti gli altri. È una preferenza anche per la gente che è più in difficoltà, per la gente che a volte sente che la vita non le ha dato nulla e deve fare tante cose per sopravvivere… i poveri. I poveri sono i prediletti di Gesù. Questo lo ha detto Gesù. Non che Gesù manda via i ricchi,no, no. Manda via la ricchezza che è un’altra cosa».

Gesù accoglieva tutti. Chiede di uscire e di portare alla sua tavola chiunque. Cosa significa questo?

«Significa che nessuno è escluso. Quando non sono venuti quelli alla festa ha detto andate agli incroci delle strade e chiamate tutti, ammalati, buoni e cattivi, piccoli e grandi, ricchi e poveri, tutti. Noi non dobbiamo dimenticare questo: la Chiesa non è una casa per alcuni, non è selettiva. Il santo popolo fedele di Dio è questo: tutti. Questo è bello, la Chiesa è per tutti. E se qualcuno dice: «Io sono tanto peccatore…». La Chiesa è casa tua, vieni, vieni, vieni».

Perché secondo lei però alcune persone per le loro condizione di vita si sentono escluse… C’è qualcuno però che ancora nella Chiesa qualche muro lo alza.

«Il peccato c’è sempre. Ci sono uomini di Chiesa, donne di Chiesa che fanno differenza, la distanza. E questo è un po’ la vanità del mondo, sentirsi più giusti degli altri, questo non è giusto. Perché tutti siamo peccatori, tutti. All’ora della verità metti sul tavolo la tua verità e vedrai che sei peccatore».

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Papa Francesco | © RSI
13 Marzo 2023 | 11:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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