Angelus
Papa e Vaticano

La preoccupazione del Papa per il dramma dimenticato del Sud Sudan

È preoccupato il Papa per la violenza che sta colpendo di nuovo, da agosto 2022, il Sud Sudan, Paese che lo aspetta dal 3 al 5 febbraio 2023, quando sarà nella capitale Juba con l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby e il pastore Iain Greenshields, moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, una tappa del suo viaggio in Africa che, dal 31 gennaio al 3 febbraio 2023, lo vedrà visitare anche Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. La sua inquietudine Francesco la esprime ai fedeli che ascoltano i saluti del post Angelus:

«Seguo con preoccupazione le notizie che giungono dal Sud Sudan circa i violenti scontri dei giorni scorsi. Preghiamo il Signore per la pace e la riconciliazione nazionale, affinché cessino gli attacchi e siano sempre rispettati i civili«, ha detto Bergoglio dopo la preghiera dell’Angelus facendo riferimento alla situazione.

La guerra in Sud Sudan

La violenza degli ultimi mesi, condotta anche con armi pesanti, secondo testimoni, in Sud Sudan sta colpendo lo Stato dell’Alto Nilo, confinante con Sudan e con l’Etiopia, innescata dalle dispute per il bestiame, le aree di pascolo, l’acqua e i terreni coltivati. Il conflitto è scoppiato lo scorso agosto nel villaggio di Tonga, nella diocesi di Malakal, quando diverse fazioni armate hanno assaltato anche il campo sfollati di Aburoch, dove risiedono tra le 5 e le 6 mila persone, sfollate della guerra precedente, dal 2013 al 2018. Una violenza che poi si è estesa anche in altre parti del Paese, negli Stati di Jongley e di Unity.

La riflessione del Papa sul Vangelo odierno

Prima della preghiera dell’Angelus il Papa ha offerto una riflessione ai pellegrini convenuti in piazza San Pietro. Bergoglio ha commentato il Vangelo del giorno. «Gesù ha parole e gesti di compassione verso tutti, al centro del suo agire c’è la misericordia», ha detto.

Papa Francesco ha commentato la vicenda di Giovanni che chiede ai suoi discepoli di «verificare» che Gesù sia il Messia: «ciò significa che anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo; le opere che compie sono sorprendenti rispetto ai nostri calcoli; il suo agire è diverso, supera i nostri bisogni e le nostre attese; e perciò non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di convertirci al suo vero volto».

Dio non può essere chiuso nei nostri schemi, ha continuato il Papa e anche quando siamo «in un carcere interiore, incapaci di riconoscere la novità del Signore» allora forse «abbiamo nella testa un Dio potente che fa ciò che vuole, anziché il Dio dell’umile mitezza, della misericordia e dell’amore, che interviene sempre rispettando la nostra libertà e le nostre scelte».  Per questo l’Avvento «è un tempo di ribaltamento di prospettive, dove lasciarci stupire dalla grandezza della misericordia di Dio. Un tempo in cui, preparando il presepe per il Bambino Gesù, impariamo di nuovo chi è il nostro Signore; un tempo in cui uscire da certi schemi e pregiudizi verso Dio e i fratelli».

Al termine, c’è stata la tradizione benedizione dei bambinelli del presepe, portati in piazza san Pietro dai ragazzi degli oratori romani.

fonte: vaticannews/acistampa/red

Angelus | © vaticanmedia
11 Dicembre 2022 | 13:56
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Papa (1256), sudsudan (28)
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