La leader delle nonne di Plaza de Mayo dal Papa: «Francesco preoccupato per l’Argentina»

«Il Papa è preoccupato per la povertà, i licenziamenti e la situazione generale dell’Argentina. Ha a cuore tutto il mondo, in realtà. E prega per noi». Sono le parole di Estela de Carlotto, l’87enne leader dell’associazione di difesa dei diritti umani Abuelas de Plaza de Mayo , le «nonne» argentine impegnate nella ricerca dei nipoti scomparsi durante la dittatura. Dopo aver ricevuto un riconoscimento a Milano, Carlotto è venuta a Roma dove è stata ricevuta oggi da Papa Francesco. È la terza volta dall’inizio del pontificato. L’incontro «è stato breve, ma molto interessante. Abbiamo parlato di tutto quello di cui dovevamo parlare», ha raccontato la donna ai giornalisti fuori da Porta Sant’Anna, subito dopo l’udienza durata circa 20 minuti nel Palazzo Apostolico vaticano.

 

Ad accompagnarla nell’incontro con il Pontefice c’erano la figlia Claudia Carlotto, direttrice esecutiva della Commissione per il Diritto all’identità (Conadi); la religiosa Geneviève Jeanningros, nipote di Léonnie Duquet, una delle monache francesi sparite durante la dittatura militare (1976-1983) e Jorge Ithurburu, referente dell’organizzazione italiana «24 Marzo».

 

«Abbiamo parlato dell’Argentina, (Francesco) è preoccupato per la situazione del paese» ha spiegato Estela Carlotto, assicurando che il Papa è costantemente informato sulle problematiche di povertà, licenziamenti e «violazioni dei diritti umani». Non ha però voluto riferire altro, sottolineando che il suo obiettivo principale oggi era di rinnovare la richiesta di collaborazione della Chiesa cattolica per l’accesso a tutti gli archivi ecclesiastici al tempo della dittatura.

 

La leader delle «Abuelas» aveva già inviato in proposito una lettera in cui, tra le altre cose, riferiva delle difficoltà di alcune famiglie di desaparecidos ad ottenere informazioni contenute in alcuni file che erano già stati aperti su ordine dello stesso Bergoglio. «Il processo è molto lungo e macchinoso», ha detto, perché deve intervenire la giustizia argentina, inviare una domanda che poi va studiata. In ogni caso, la signora Estela si dice fiduciosa, soprattutto perché alcuni parenti sono riusciti a ottenere informazioni dalla Santa Sede sui desaparecidos . «Sappiamo che esistono, ma bisogna rintracciarli» ha detto, aggiungendo: «Stiamo ritrovando i nostri nipoti, ne abbiamo già ritrovati 127, ne mancano ancora più di 300. E ho 87 anni… Quando morirò lascerò il bastone per quelli che seguono chi è giovane e la mia causa finirà. O no?».

 

Estela Carlotto ha anche rivelato di aver ricevuto la visita a casa del neo presidente della Conferenza episcopale argentina, monsignor Oscar Ojea, «una persona semplice e buona», e ha anticipato che presto collaborerà con l’ordinario militare argentino, monsignor Santiago Olivera, per la questione dei registri dei battesimi nella cappella della Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA) , uno dei principali centri di detenzione clandestina. Il vescovo «mi ha detto che gli archivi sono a Buenos Aires, che sono duplicati e certificati come veri. Ora andrò lì a vedere. Il Papa è stato colto di sorpresa dalla scoperta dei registri e ha dato ad Olivera alcuni suggerimenti su come gestirli, con molta discrezione perché potrebbero esserci informazioni di interesse e altre no. Gli ho detto che noi vorremmo vederli».

 

Carlotto ha anche confidato di non aver avuto il coraggio di chiedere a Papa Francesco perché ancora non abbia compiuto un viaggio in Argentina, nonostante in molti glielo abbiano chiesto. «È un argomento molto personale, lo saprà lui il perché», ha detto. Ha poi affermato di considerare il Pontefice «un fratello» e quindi di potersi permettere di «dirgli certe cose» ma di aver molto rispetto per il suo ruolo, inoltre ha aggiunto di riconoscersi come «cattolica a modo suo».

 

«L’ho trovato bene – ha proseguito – è molto occupato e molto preoccupato. Abbiamo discusso anche della questione delle violazioni dei diritti umani. Le altre premiate a Milano venivano dal Messico e lui è addolorato per quanto sta accadendo là, con tutte queste morti di sacerdoti. Gli ultimi due proprio qualche giorno fa».

 

«È stata una chiacchierata molto piacevole, l’ho fatto ridere un po’», ha riferito ancora la rappresentante delle nonne di Plaza de Mayo. «Non gli manco mai di rispetto, ma mi ispira molta confidenza». Il contrario di quello che pensava in Argentina, nonostante avesse col futuro Papa degli amici un comune. «Mi sento un po’ in colpa per questo», ha ammesso, «uno si lascia influenzare ma poi quando ho scoperto la verità mi sono ricreduta. E credo che il lavoro che stia svolgendo sia più che eccellente».

VaticanInsider – Andres Beltramo Alvarez

9 Febbraio 2018 | 18:00
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Argentina (24), Papa (1256)
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