Durante la mattinata sono state portate anche delle testimonianze
Ticino e Grigionitaliano

La cura della vita. Salute e salvezza dopo la pandemia. Il Convegno alla Biblioteca cantonale di Lugano. La cronaca

In un periodo in cui la tentazione è quella di dimenticare il coronavirus e tutto ciò che ha comportato, un convegno ha invece voluto ritornare sui giorni della pandemia per ripercorrere, ma soprattutto per trarre degli insegnamenti da questo periodo difficile, che è stato più volte definito un «mare in tempesta». Ad interrogarsi è in particolare la Chiesa cattolica. L’evento, che ha avuto luogo sabato 11 febbraio, alla Biblioteca cantonale di Lugano, è stato infatti organizzato da Azione cattolica, Biblioteca diocesana di Lugano, Diocesi di Lugano, Caritas Ticino, Facoltà di teologia di Lugano, Medici cattolici, Medicina e persona, Unione femminile cattolica.

Moltissimi gli spunti e le emozioni emersi. Ad introdurre la mattinata il Consigliere di Stato Raffaele De Rosa, che ha sottolineato in particolare come si sia parlato molto della pandemia dal punto di vista sanitario, sociale, economico, ma un po’ meno da quello spirituale. Un agente esterno ha messo tutti di fronte all’insicurezza, alla sofferenza, alla solitudine, alla morte e ha fatto emergere un grande desiderio e bisogno di relazioni autentiche, di fratellanza, di solidarietà, di cura, nel senso più ampio: del corpo, dell’anima, delle relazioni, dell’ambiente.

«Attingendo alla sofferenza e dalle difficoltà vissute in questo periodo si costruisca un messaggio di salvezza, che sia fonte per la comunità cristiana di rinnovata speranza, fiducia, ottimismo per il futuro»: questo l’auspicio del Consigliere di Stato.

«La presenza cristiana per chi soffre è essenziale, non c’è Chiesa senza questa presenza», ha evidenziato il vescovo Alain De Raemy.

Cristo fa sì che l’altro sia più della persona. Più importante ancora della salute è la salvezza, cioè la pace del cuore, che si può trovare anche nella sofferenza e su essa si traduce l’amore degli altri e di Dio per noi. L’augurio di mons. De Raemy è che il convegno possa aiutare ad essere Chiesa nella sofferenza.

Riflettere sulla crisi del coronavirus per andare oltre e trovare nuove strade per la Chiesa per portare parole di salvezza per tutti è stato uno degli obiettivi del convegno, come ha sottolineato il moderatore Luigi Maffezzoli.

Durante una prima parte più teorica, don André-Marie Jerumanis, medico e teologo, ha sottolineato la contrapposizione che si è creata fra salute (cura della vita nella dimensione fisica) e salvezza (privilegiata a rischio della salute). In realtà, fra di esse c’è un legame: nella visione cristiana Gesù salva l’umanità, ma insieme cura e guarisce. La salvezza integra tutte le dimensioni umane e quindi anche la salute.

Lo psichiatra Graziano Martignoni si è soffermato sulla cura dell’anima, oltre a quella del corpo e della mente, nel tempo della tempesta e sul bisogno di uno «spiracolo» di trascendenza, di spiritualità incarnata, di una comunità accogliente, dell’incontro con l’altro.

Giovanni Ventimiglia, professore di filosofia, ha parlato dell’empatia, del bisogno delle persone sofferenti non di risposte, ma di legami, di connessioni, di condivisione. Ed è questo che la Chiesa è chiamata a fare. È ciò che è emerso anche nelle testimonianze di coloro che in questo periodo difficile si sono «sporcate le mani» con la sofferenza e la solitudine, portate da Rita Monotti, medico, già primario dell’Ospedale La Carità di Locarno, padre Michele Ravetta, già cappellano dell’Ospedale La Carità di Locarno, Grazia Buono, infermiera BeeCare, Lara Allegri, infermiera specialista in cure palliative, Monica Mautone, paziente, don Sergio Carettoni, coordinatore diocesano delle Pastorali e di Settore.

Oltre a ricordare le emozioni e i sentimenti che hanno caratterizzato questo periodo da «mare in tempesta», in cui tutti erano sulla stessa barca ed è stato necessario trovare o ritrovare i punti di riferimento, si è cercato di focalizzare l’attenzione su ciò che fra paura, smarrimento, sofferenza, solitudine, sono emersi come doni preziosi da conservare per il futuro, come relazioni autentiche, l’ascolto gli uni degli altri, l’importanza di gesti, parole, silenzi, della presenza e del contatto e tutto ciò anche con modalità nuove. La Chiesa e tutta la comunità dei credenti è chiamata a ripartire nel raccogliere il respiro delle persone, nell’accompagnamento, nel farsi testimoni di una fede e di una relazione che salva, che porta la pace nel cuore. Su questo bisogna continuare a camminare, tutti insieme.

Gli interventi al convegno posso essere riascoltati sul canale youtube di Caritas Ticino. Si segnala che fino al 25 febbraio è anche visitabile presso gli spazi della Biblioteca la mostra, congiuntamente organizzata con la Biblioteca diocesana, «Scrigni di carta». Opere mediche dai fondi antichi delle biblioteche cantonale e diocesana di Lugano. Vedi: «Scrigni di carta» alla Biblioteca Cantonale di Lugano (catt.ch).

(KG)

Durante la mattinata sono state portate anche delle testimonianze | © Caritas Ticino
12 Febbraio 2023 | 13:32
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