La cantante Noa a «Strada Regina» e a «Chiese in Diretta»

«Quando piango, piango per tutti e due». È il verso più importante di «There must be another way» («Ci deve essere un’altra strada», ndr), canzone portata da Noa con l’artista palestinese Mira Awad all’Eurosong Contest del 2009. In questo verso c’è tutta l’essenza, l’umanità, il senso di responsabilità dato dal ruolo di Noa: cantante, poetessa, scrittrice e attivista (ambasciatrice Onu per la pace). Noa, pseudonimo di Achinoam Nini, nata a Tel Aviv da una famiglia di ebrei dello Yemen costretti a fuggire dal loro Paese a causa dell’ostilità instauratasi dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, a due anni si trasferisce con la famiglia a New York, dove il padre, docente universitario, aveva ottenuto un incarico. All’età di 17 anni, a seguito di una profonda crisi d’identità («Non ero bianca e non ero nera: chi era Achinoam Nini?», ricorda) decide di fare ritorno in Israele, dove presta servizio militare obbligatorio per due anni.L’abbiamo raggiunta, via Zoom, nel bunker del Kibbutz di Tel Aviv dove vive con la famiglia.«La situazione qui in Israele è un incubo. L’attacco di Hamas è stato così efferato, così violento e disumano che ci vorranno degli anni per renderci davvero conto di ciò che è accaduto il 7 ottobre. Nelle guerre ci sono delle regole, una sorta di codice d’onore. Le guerre sono terribili, io sono contro ogni guerra, ma l’attacco brutale di Hamas contro i civili innocenti ha proprio distrutto ogni regola». Ma il suo sguardo si rivolge critico anche in casa: «Per prima cosa in Israele dovremo liberarci del governo di Netanyahu. Abbiamo bisogno di leader responsabili».

Un dialogo con Francesco Muratori per «Strada Regina» (Strada regina – Noa – Play RSI). Uno scambio schietto, umano, profondo senza fare sconti ad ambo le parti in guerra. Noa ha toccato corde personali che l’hanno vista direttamente coinvolta dal 7 ottobre, giorno del brutale attacco di Hamas. In alcuni passaggi emergono anche la sofferenza e la richiesta di aiuto alla Svizzera, ma con un sguardo coraggioso verso il futuro: «La speranza è che dalle ceneri di questa tragedia potremo crescere come società e saremo più uniti, parleremo meglio gli uni con gli altri e faremo un passo come Paese verso la pace. Ma questo sarà possibile solo se capiremo che basandosi soltanto sulla forza non si risolve nulla». Si sente fortunata, ci dice, perché la sua situzione è molto migliore di tante altre persone al sud di Israele e a Gaza: «Ma comunque ogni sera c’è un attacco missilistico, sentiamo le sirene e scendiamo giù nel bunker». Sa che la sua popolarità le permette di dare voce a chi non ce l’ha e di raggiungere l’ampio pubblico: «In Svizzera ci sono alcune istituzioni famose come le Nazioni Unite o la Croce Rossa: ecco, in Israele abbiamo la sensazione che queste istituzioni non stiano facendo abbastanza per riportare a casa gli ostaggi, o almeno per darci informazioni sulle loro condizioni. Ci tengo a dirlo a voi tramite la tv svizzera: faccio appello alle istituzioni che sono nel vostro Paese affinché ci aiutino». Noa ha vinto il premio Oscar nel 1995 per aver interpretato la colonna sonora de «La vita è bella» di Roberto Benigni e le sue ultime parole sono proprio riferite a questo: «La vita è bella. Ciascuno può fare qualcosa per la pace proprio ora, ad esempio voi in Svizzera potete veicolare il messaggio di pace che io sto portando: due Stati per i due popoli, basta odio gli uni contro gli altri, senza far finta di non vedere il dolore dell’altro».

Strada regina – Noa – Play RSI

(red)

18 Novembre 2023 | 06:45
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