Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano.
Ticino e Grigionitaliano

Intervista al vescovo emerito mons. Grampa: «Ogni cristiano con i suoi carismi è chiamato a essere evangelizzatore»

di Giuseppe Zois

Il Preambolo della Costituzione Apostolica «Praedicate Evangelium” sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo, è subito illuminante nel tracciare il percorso individuato da Papa Francesco per le priorità dell’evangelizzazione e il ruolo dei laici, nella prospettiva già delineata dal Concilio Vaticano II più di 50 anni or sono. Queste le direttrici per una Chiesa che vuole essere annunciatrice della Buona Notizia, partendo da sé stessa in questo tempo orfano di ideologie e tuttavia con un bisogno di fede, di ritrovate saldezze morali, di Dio:

  • la conversione missionaria della Chiesa;
  • la Chiesa: mistero di comunione;
  • il servizio del Primato e del Collegio dei Vescovi;
  • il servizio della Curia romana;
  • ogni cristiano è un discepolo missionario.

Due parole sono centrali: missionarietà e servizio. La Chiesa deve dialogare senza paura, essere un vento di Pentecoste che spazza via la nebbia dell’indifferenza e della mondanità. Occorre ritrovare e ristabilire un approccio sereno, di umanità, di carità vera e disinteressata, con capacità e desiderio di ascoltare, di far percepire il cuore, di tendere la mano agli affaticati e ai feriti della vita. Dalla metà del Novecento a questo inizio di ventunesimo secolo siamo passati dal crepuscolo della civiltà contadina alla frastornata tecnopoli secolarizzata. Papa Francesco vuole disboscare l’accesso alla Chiesa dalla burocrazia per arrivare dritto all’uomo con il messaggio della speranza cristiana e della misericordia, nella luce dell’amore.

I 16 Dicasteri che compongono la Costituzione apostolica esprimono con chiarezza gli intendimenti di Papa Francesco, la sua visione di Chiesa che ha l’architrave nel carisma della famiglia umana del pianeta:

Dicastero per l’Evangelizzazione

Dicastero per la Dottrina della Fede

Dicastero per il Servizio della Carità

Dicastero per le Chiese orientali

Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Dicastero delle Cause dei Santi

Dicastero per i Vescovi

Dicastero per il Clero

Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Dicastero per il Dialogo Interreligioso

Dicastero per la Cultura e l’Educazione

Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Dicastero per i Testi legislativi

Dicastero per la Comunicazione

Intervista con il Vescovo Pier Giacomo Grampa

Del Documento di «Praedicate Evangelium” di Papa Francesco e dei suoi contenuti di svolta, con fermo richiamo alle radici del Concilio ecumenico Vaticano II, parliamo con il Vescovo emerito Pier Giacomo Grampa. Oltre alla sua esperienza come educatore prima (al Papio di Ascona) e di Pastore sulla Cattedra di San Lorenzo, il Vescovo Pier Giacomo è anche autore del libro «Il Concilio. Una grande luce. Per non perdere la bussola«. Sono pagine con lo stesso lievito di tensione spirituale per portare gli uomini d’oggi all’incontro con Dio.

Con quale animo, da Vescovo coetaneo di Papa Francesco, guarda a questo documento che gli osservatori giudicano epocale?

Un primo punto da sottolineare è il contesto in cui questa Costituzione sulla Curia romana è stata annunciata. La promulgazione è avvenuta in un giorno non casuale: il 19 marzo, ricorrenza di San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, cui Papa Francesco ha dedicato la Lettera apostolica «Patris Corde«. Si tratta di un documento che sistematizza un importante calendario di riforme, maturate in questi nove anni dall’elezione di Bergoglio. Purtroppo la drammatica e sconvolgente guerra in Ucraina sta dominando l’attualità e il clamore mediatico quotidiano ha messo in secondo piano questa notizia su una riforma che guiderà il cammino della Chiesa. «Praedicate Evangelium” è un ponte lungo, che parte dal Concilio Vaticano II e si distende nel futuro, con svolte innovative coraggiose e di grande respiro per cogliere i «segni dei tempi», come spesso esortava a fare san Giovanni XXIII. Un Concilio voluto e fatto per mostrare un volto attraente della Chiesa; un Concilio pastorale con una Chiesa aperta, Madre e Maestra, come la intese il Papa che lo volle, promotrice di pace nel mondo; un Concilio come evento universale, con il respiro di Paolo VI, il Papa che venne dopo Giovanni XXIII e che traghettò la Chiesa nella modernità, con orizzonti sempre più ecumenici. Papa Francesco si impone con questa Costituzione apostolica che il Concilio non resti solo un evento storico datato, ma sia applicato e vissuto nella pratica.

Corretto dire che questo è il riassunto del cammino di 9 anni del magistero di Papa Francesco?

Mi piace usare l’immagine della bussola, preziosa per ripartire quando il cielo può sembrare buio. C’è la guida verso un atteggiamento dinamico, mai rassegnato, ma di Chiesa in uscita, come deve essere, in ascolto, in annuncio. Chiesa ospedale da campo, come indica con insistenza Papa Francesco. E la Curia deve strutturarsi e operare con intendimento di servizio al mondo e nel mondo, nell’efficienza che la modernità esige.

È un percorso indicativo della ricerca della più ampia collegialità, condivisione, volontà di convergenze…

«Praedicate Evangelium” è una pietra miliare che viene posta da Papa Francesco sulla strada delle riforme, dopo le discussioni avute con i Cardinali nel pre-Conclave che lo portarono al Soglio pontificio, seguite dalla nomina della Commissione dei Cardinali e dalla preparazione del testo mandato in esame e verifica a tutti gli episcopati. Dopo il fruttuoso avvicinamento, è stata emanata questa Costituzione che entrerà in vigore il prossimo 5 giugno e che porta l’impronta bergogliana già contenuta nella «Evangelii Gaudium«, dove c’è il concetto della «gradualità» culminata nell’efficace sintesi che «il tempo è superiore allo spazio».

Punto di partenza della riforma è il Concilio, che fu la volontà di svegliare l’aurora, varcando la soglia della speranza con gesti concreti che traducano le aspirazioni…

Dopo oltre mezzo secolo da quel vento che percorse la Chiesa, si tratta finalmente di attuarlo, cogliendone in pieno e in profondità lo spirito e quindi non avendo paura di aprirsi, di coinvolgere i laici. Occorre riconoscere che strada facendo si sono purtroppo persi di vista i punti qualificanti, come ad esempio la sinodalità, la Chiesa da vivere come popolo di Dio, la liturgia in lingua volgare. In questa Costituzione non si parla della Curia romana come organo di mediazione tra il Papa e i Vescovi, perché Papa e Vescovi governano assieme la Chiesa. La Curia romana deve dare le dritte per portare in Vangelo nel mondo d’oggi. È un cambiamento della finalità del servizio e della funzione della Curia: non a servizio del Papa per controllare i Vescovi e le Diocesi.

L’ordine dato ai nuovi dicasteri aiuta a comprendere le priorità pastorali: e infatti al primo posto è stato messo quello dell’Evangelizzazione, che precede quello della Dottrina della Fede…

Nell’articolato e concreto testo della Costituzione sulla Curia un passo di notevole portata è l’unificazione in un unico dicastero – guidato direttamente dal Papa – dell’antica e strutturata congregazione di Propaganda Fide e del giovanissimo Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. È finito insomma il tempo della Curia come organismo a sé stante, un «potere» di governo delle Chiese locali. La nuova dimensione sarà quella di struttura al servizio del ministero del Papa. Un’altra novità di rilievo è rappresentata dal Dicastero per il servizio della Carità che non c’è mai stato, ad eccezione dell’elemosiniere del Papa. Già l’ordine dei dicasteri è una cartina di tornasole sul cambiamento di registro per una Chiesa che diventa «popolo di Dio». Si considerino il significato e il valore attribuiti a dicasteri come quello per l’Educazione, inglobato nella Cultura, a quello per lo Sviluppo umano integrale, con il forte richiamo a Jacques Maritain, o ancora al dicastero per il Dialogo interreligioso. Ogni dicastero meriterebbe un approfondimento.

Percepibile la volontà di coinvolgimento dei cristiani, in nome del battesimo, nell’essere evangelizzatori, ciascuno con il proprio ruolo di responsabilità…

In tal senso, un’altra caratteristica da sottolineare è che non solo i preti fanno parte del servizio nella Curia romana o nelle nunziature, ma tutti i cristiani, tutti i battezzati, quindi laiche e laici possono assumere la direzione di Dicasteri o altri organismi. Nel Preambolo del corposo documento, formato da ben 250 articoli, è scritto che «il Papa, i Vescovi e gli altri ministri ordinati non sono gli unici evangelizzatori nella Chiesa… Ogni cristiano, in virtù del Battesimo, è un discepolo missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù». E proprio in forza del battesimo fra tutti i fedeli «vige una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire». Siamo al metodo sinodale tracciato dal Concilio, evitando i carrierismi, le contrapposizioni, le invidie, le gelosie su cui Papa Francesco è intervenuto più volte senza mezzi termini. Questo documento darà una spinta propulsiva per la ripartenza della Chiesa dopo la pandemia, che è anche dello spirito, dopo due anni di distanziamenti. Non possiamo certo andare avanti a fare Chiesa per streaming, con presenze e prediche per televisione. Dobbiamo davvero sentirci «popolo di Dio».

Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano. | © catt
25 Marzo 2022 | 13:30
Tempo di lettura: ca. 5 min.
Condividere questo articolo!