Mons. Bonnemain, vescovo di Coira
Ticino e Grigionitaliano

Il vescovo di Coira: «Spero che un’indagine sugli abusi come quella francese inizi in Svizzera entro la fine del 2021»

In collegamento via Skype da Coira, mons. Bonnemain vescovo di Coira e membro della commissione sugli abusi sessuali in ambito ecclesiale della conferenza dei vescovi svizzeri è intervenuto nella trasmissione Strada Regina (RSI LA1) di sabato 9 ottobre 2021 affrontando in intervista il recente studio nella Chiesa in Francia.

di Francesco Muratori

Mons. Bonnemain, quali sono stati i suoi sentimenti nell’apprendere la notizia dei risultati dello studio sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia?

Mi pare che la reazione adeguata sia riconoscere che sono senza parole perché tutti gli aggettivi che potrei cercare per esprimere le mie sensazioni, sono insufficienti e fuori luogo. Sento di dover fare mia, nel cuore, tutta questa colpa della Chiesa e conto che essa mi aiuti a decidermi a stare, ancora di più, al 100%, dalla parte delle vittime.

Le stime dello studio francese che riguardano 70 anni parlano di 216 mila minori abusati da religiosi e clero. Se si contano anche i laici che operavano nella Chiesa, arriviamo a 330 mila. 3200 abusatori sono preti e religiosi. Sembra che non si possa proprio parlare solo di alcune «mele marce». Che cosa deve cambiare?

Bisogna cambiare tante cose. È necessario ricostruire la nostra Chiesa e quindi noi tutti. Dobbiamo impegnarci ad essere veramente fedeli a Gesù Cristo. Non dobbiamo più cercare di difendere l’immagine di un’istituzione. Dobbiamo arrivare ad una Chiesa umile, sincera, aperta, a servizio di tutti, modesta, senza pretese e consapevole della propria colpa.

Nel documento della commissione indipendente francese si fa riferimento anche all’indifferenza profonda, per anni, della Chiesa in Francia nei confronti delle vittime. Non venivano ascoltate e credute. Perché questo è accaduto?

Perché la tendenza era quella di pensare prima di tutto a salvare l’immagine dell’istituzione invece che al bene delle vittime. Tutto questo è sbagliato. Dobbiamo cambiare e diventare quello che papa Francesco ci dice tante volte: una Chiesa in uscita, una Chiesa che va in periferia, che si avvicina a Cristo proprio nelle Sue piaghe. E le Sue piaghe sono i più indifesi, i più colpiti, quelli che soffrono, gli emarginati. È un cammino di conversione che deve cominciare dal cuore di ciascuno.

Papa Francesco, riguardo allo scandalo francese, ha ripetuto la parola «vergogna». Mons. Bonnemain, lei nei 18 anni in cui è stato anche segretario per la commissione per gli abusi sessuali in ambito ecclesiale, ha mai incontrato le vittime degli abusi? Che cosa ha detto loro?

Ho incontrato parecchie volte le vittime e questi incontri hanno cambiato la mia vita. Mi hanno fatto capire tante cose: noi pastori dobbiamo fare di tutto per smettere di stare su un «piedistallo», sopra gli altri. Alle vittime ho detto la mia disponibilità a condividere la loro sofferenza, il loro dolore. E ho detto che comprendevo benissimo il loro atteggiamento critico verso la Chiesa.

Le vittime che cosa chiedono alla Chiesa?

Soprattutto vogliono poter dire a questa Chiesa: «Mi hai distrutto la vita». Chiedono che la Chiesa non si chiuda le orecchie ma sia disposta ad ascoltare questo rimprovero. Questo rimprovero va preso sul serio. La Chiesa deve essere molto riconoscente del loro coraggio nel farsi avanti e di rimproverarci. 

Un modo per essere riconoscenti è l’avvio in Svizzera di un’analoga indagine indipendente. Quando avverrà?

È un’indagine complessa perché coinvolge la Conferenza episcopale, cioè tutte le diocesi, la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera e gli ordini religiosi. Abbiamo dovuto cercare un’istituzione accademica adeguata e degli investigatori disposti a svolgere questo lavoro. Ma adesso siamo pronti, stiamo già preparando i contratti da far firmare. Spero e desidero che questa indagine possa partire prima della fine del 2021.

Lei cosa teme rispetto allo studio che verrà fatto in Svizzera?

Non temo nulla! Anzi mi auguro che si faccia chiarezza al 100%, che si possano mettere tutte le carte sul tavolo e che si arrivi alla trasparenza assoluta. Soltanto così, possiamo fare qualche cosa per le vittime e porre le basi in futuro, affinché la Chiesa sia credibile.

Per quanto riguarda i seminari diocesani, la questione riguarda solo la formazione o c’è un tema più importante: quello dei criteri di ammissione dei futuri presbiteri?

Dobbiamo cominciare già con una selezione dei seminaristi. Non si tratta soltanto della formazione nei seminari e nelle facoltà di teologia ma prima ancora si devono ammettere solo quelle persone che dimostrano una personalità equilibrata e una maturità affettiva compiuta. Siamo tutti in un cammino di conversione: per questo ho tante speranze nel Sinodo sulla sinodalità che è iniziato. Dobbiamo arrivare ad una Chiesa della fratellanza, della comunione e della partecipazione di tutti, sacerdoti e laici, uomini e donne.

(intervista video trascritta e adattata dalla redazione di catt.ch. Testo rivisto dall’intervistato)

Mons. Bonnemain, vescovo di Coira | © kath.ch
14 Ottobre 2021 | 16:54
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abusi (333), svizzera (540)
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