I partecipanti svizzeri al Sinodo: Helena Jeppesen Spuhler, Claire Jonard e Mons. Gmür
Svizzera

Il Sinodo visto dai sinodali svizzeri: una possibilità per il futuro

«Durante quattro settimane di intensi scambi al Sinodo, abbiamo imparato molto, condiviso molto e sofferto molto con le testimonianze delle vittime della guerra e della violenza in troppi Paesi del mondo», ha detto il vescovo Felix Gmür in un briefing per la stampa a Roma dopo la Messa di chiusura del Sinodo dei vescovi celebrata il 29 ottobre 2023.


di Maurice Page, cath.ch, inviato speciale a Roma (traduzione e adattamento catt.ch)

I tre partecipanti svizzeri al Sinodo: Mons. Felix Gmür, Presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), Helena Jeppesen-Spuhler, rappresentante dei Laici per l’Europa, e Claire Jonard, esperta e facilitatrice al Sinodo, hanno condiviso alcune loro esperienze e le loro prime impressioni sul documento finale di questo Sinodo (una relazione intermedia che guarda al Sinodo del 2024) votata la sera precedente.

«Essere una delle prime donne ad avere il diritto di voto in un sinodo dei vescovi mi fa molto piacere e mi riempie di gratitudine», ha dichiarato Helena Jeppesen-Spuhler. Molte persone in tutto il mondo, e in Svizzera, hanno lavorato per decenni per rendere possibile una maggiore partecipazione ai processi decisionali della Chiesa. Ora abbiamo fatto un passo avanti nella Chiesa cattolica».

Helena Jeppesen ritorna anche sull’accento posto nella relazione di sintesi sulla «supervisione» nei confronti dei vescovi, che ora devono rendere conto non solo al Vaticano, ma anche alla comunità dei credenti. «Sono rimasta sorpresa da questo, ma credo che la pressione della crisi degli abusi sessuali abbia portato a questa salutare presa di coscienza».

Per quanto riguarda il posto delle donne nella Chiesa, la delegata trova la relazione meno «coraggiosa» rispetto alle discussioni dell’assemblea. Ma ci sono piste di riflessione e le porte sono aperte. Spetta alle Chiese locali lavorarci sopra.

Per quanto riguarda gli scambi tra le Chiese, Helena Jeppesen ricorda anche le esperienze sinodali che la Chiesa svizzera ha già in corso da diversi anni e da cui altre Chiese potrebbero trarre beneficio.

Nessuna benedizione per le coppie omosessuali

La questione della benedizione delle coppie omosessuali, che era una delle richieste di molte Chiese occidentali, tra cui la Svizzera, non è stata inclusa nella relazione intermedia. Il termine LGBT non viene usato nel rapporto, che menziona solo la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Per mons. Gmür, questo è un tipico punto su cui le differenze culturali sono profonde. Converrebbe quindi trovare soluzioni pastorali a un altro livello. D’altra parte, il rapporto menziona la poligamia, che non è una realtà per le Chiese in Occidente.

Una Chiesa al fianco di chi soffre

Claire Jonard, che come facilitatrice non ha partecipato alle votazioni, si è soffermata sul metodo. Ricorda i termini conversione, conversazione e circolarità, ma anche ascolto, sofferenza e urgenza. È stata anche colpita dalla scoperta delle Chiese di altri continenti. A volte molto in minoranza, hanno portato un volto diverso. La Chiesa in Occidente non è il centro di tutto. Claire Jonard insiste anche sulla visione compassionevole verso i rifugiati. La Chiesa deve essere al fianco di coloro che soffrono.

«Adorare Dio e amare i nostri fratelli»

Al suo ritorno in Svizzera, Mons. Gmür spera di portare con sé l’immagine di una Chiesa che cammina insieme per annunciare il Regno di Dio. O, come ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa conclusiva del Sinodo, celebrata il 29 ottobre: «Adorare Dio e amare i nostri fratelli e sorelle con il suo amore, questa è la grande e duratura riforma». (cath.ch/mp/traduzione e adattamento redazionecatt)

Maurice Page/traduzione e adattamento redazionecatt

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29 Ottobre 2023 | 16:52
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