Ticino e Grigionitaliano

Il Sacro Cuore di Gesù: la vera devozione è donarsi a Dio e al prossimo

di Gaetano Masciullo

«Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Matteo 11, 29). In questo versetto evangelico è condensata l’intera devozione che la Chiesa ha sviluppato nei confronti del Sacro Cuore di Gesù, celebrata solennemente oggi, 19 giugno. Negli ultimi tempi, il senso di questa grande devozione cristiana è andato un po’ perso e magari si è ritenuto che tale devozione fosse soltanto una forma ingenua di venerazione popolare. Per riscoprire questa solennità e capire perché la Chiesa valorizza così tanto questa festa, tanto da dedicare l’intero mese di giugno al culto del Sacro Cuore di Gesù, possiamo attingere presso due fonti: la prima è la Bibbia, la seconda è il Magistero pontificio.

Il cuore assume un grande valore simbolico e questa parola appare quasi 800 volte nella Scrittura. In passato, esso era considerato – erroneamente – la sede degli appetiti, cioè di quell’insieme di facoltà che ci attraggono verso ciò che è bene: non solo dunque la volontà, ma anche tutte le passioni, le quali per propria natura non sottostanno al dominio diretto della ragione. Questa associazione tra cuore e appetiti era causata da un’evidenza fisiologica: per esempio, il battito cardiaco aumenta quando ci adiriamo e rallenta quando ci deprimiamo. Adorare il Cuore di Cristo significa dunque innanzitutto comprendere che Dio ci ama integralmente e che egli davvero valorizza, riconosce il valore – cioè la preziosità – di ogni aspetto del nostro essere: «valete più di molti passeri!» (Matteo 10,31). Un altro aspetto interessante del cuore è che esso si trova nel mezzo della persona umana: è dunque il simbolo dell’equilibrio, ma anche del controllo. Chi è al centro infatti vede meglio di chi è sul perimetro.

C’è un documento magisteriale che risale a diverso tempo fa, ma che è davvero profondo per comprendere il senso di questa devozione. Scritta da un grande Papa del secolo scorso, Leone XIII, profondamente mistico ma allo stesso tempo molto attivo sul fronte sociale, l’enciclica Annum Sacrum del 1899 rappresenta ancora oggi un punto di riferimento importante per comprendere il senso di questo culto e vale la pena darci un occhio. Il Papa così spiegava: «Il sacro Cuore è il simbolo e l’immagine trasparente dell’infinita carità di Gesù Cristo». Il Papa Leone XIII, recuperando una bellissima riflessione di sant’Agostino, ci ricorda anche che il Sacro Cuore è segno di offerta e di amore: «Volete sapere che cosa ha comprato? Fate attenzione a ciò che ha dato e capirete che cosa ha comprato. Il sangue di Cristo: ecco il prezzo. Che cosa può valere tanto? Che cosa se non il mondo intero? Per tutto ha dato tutto» (T. 120 in Ioannem). La consacrazione della propria vita, dunque, al Cuore di Cristo significa proporsi di imparare a donare se stessi integralmente a Dio. È il Signore stesso che lo chiede. C’è un passo molto bello nella Bibbia che solitamente viene tradotto così: «Fa’ bene attenzione a me, figlio mio, e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli» (Proverbi 23, 26). È interessante notare che, alla lettera, la prima parte di questo versetto dovrebbe essere tradotto come: «Figlio mio, dammi il tuo cuore». Recuperiamo dunque il grande valore spirituale di questa devozione.

19 Giugno 2020 | 07:52
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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