Papa e Vaticano

Il Papa al Regina Caeli: «Non c'è salita che non si possa affrontare con Gesù»

«Il Vangelo di oggi è una storia che inizia e finisce in cammino. C’è infatti il viaggio di andata dei discepoli che, tristi per l’epilogo della vicenda di Gesù, lasciano Gerusalemme e tornano a casa, a Emmaus, camminando per circa undici chilometri. Due viaggi: uno agevole di giorno e l’altro faticoso di notte. Eppure il primo avviene nella tristezza, il secondo nella gioia. Nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino. Nel primo sono sconfortati e senza speranza; nel secondo corrono a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto».

Lo ha detto il Papa, domenica mattina, durante il Regina Coeli recitato nella Biblioteca del Palazzo Apostolico.

«I due cammini diversi di quei primi discepoli – ha spiegato Francesco – dicono a noi, discepoli di Gesù oggi, che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte: c’è la via di chi si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro. Ecco la svolta: smettere di orbitare attorno al proprio io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, a tante cose brutte che sono accadute nella propria vita. Tante volte noi siamo portati a orbitare, orbitare… Lasciare quello e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo, Gesù mi ama. Questa è la realtà più grande. E io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella! L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare – con un altro gioco di parole – dai «se» al «sì». […] Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia e alla pace, perché quando noi ci lamentiamo, non siamo nella gioia; siamo in un grigio, in un grigio, quell’aria grigia della tristezza. E questo non aiuta neppure ci fa crescere bene».

Ma come avviene questo cambio di direzione nei due discepoli di Emmaus: «Incontrando Gesù: i due di Emmaus prima gli aprono il loro cuore; poi lo ascoltano spiegare le Scritture; quindi lo invitano a casa. Sono tre passaggi che possiamo compiere anche noi nelle nostre case».

«Nella vita siamo sempre in cammino – ha concluso il Pontefice -. E diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via di Dio, non quella dell’io; la via del sì, non quella del se. Scopriremo che non c’è imprevisto, non c’è salita, non c’è notte che non si possano affrontare con Gesù«.

Dopo la recita della preghiera mariana, papa Francesco ha ha voluto ricordare la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite contro la malaria. «Mentre stiamo combattendo la pandemia di coronavirus, dobbiamo portare avanti anche l’impegno per prevenire e curare la malaria, che minaccia miliardi di persone in molti Paesi. Sono vicino a tutti i malati, a quanti li curano, e a coloro che lavorano perché ogni persona abbia accesso a buoni servizi sanitari di base».

Dopo aver ricordato la Lettura Nazionale della Sacra Scrittura in Polonia e l’importanza di leggere il Vangelo quotidianamente, Francesco ha concluso facendo riferimento all’imminente arrivo del mese di maggio «dedicato in modo particolare alla Vergine Maria: «Con una breve Lettera – pubblicata ieri – ho invitato tutti i fedeli a pregare in questo mese il santo Rosario, insieme, in famiglia o da soli, e pregare una delle due preghiere che ho messo a disposizione di tutti. La nostra Madre ci aiuterà ad affrontare con più fede e speranza il tempo di prova che stiamo attraversando«.

Al termine della preghiera, il Papa si è poi affacciato alla finestra per benedire Roma e il mondo intero provato dalla pandemia.

A questo link il testo completo della preghiera del Papa.

26 Aprile 2020 | 14:00
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