Ticino e Grigionitaliano

Il nuovo numero di «Arte e Cultura» dedicato alla chiesa luganese dell’Immacolata. Ieri la presentazione al pubblico

di Laura Quadri 

È stato presentato ieri, 27 aprile, l’ultimo numero di «Arte e Cultura», dedicato alla chiesa dell’Immacolata in via Peri a Lugano, nel centro cittadino. Una chiesa dalla lunga storia e dalle complesse vicende architettoniche, nonché intreccio, al suo interno, di svariate testimonianze artistiche, che confermano la ricchezza del suo vissuto. Dopo i saluti iniziali del Priore della locale Confraternita dell’Immacolata, Edoardo Baylaender, e di mons. Gianni Sala – ricordando anche la figura del compianto rettore don Luigi Mazzetti – gli interventi di alcuni autori dei contributi nel volume: Laura Facchin (Università degli Studi dell’Insubria), Laura Damiani Cabrini (Presidente AsaSi) e Massimiliano Ferrario (Università degli Studi dell’Insubria), preceduti da Mirko Moizi, vicedirettore della Rivista, assuntosi il compito di ricostruire la storia dell’edificio inscindibilmente legata alla storia stessa della Confraternita.

L’origine monastica

«In principio la chiesa apparteneva al convento di Santa Caterina, fondato nel XIII secolo dall’ordine degli umiliati e poi passato, in seguito alla soppressione di questi, ai benedettini. Si trattava di una chiesa un po’ diversa rispetto all’attuale: sempre a navata unica, era però composta da una «chiesa esterna», riservata ai laici, e da una «chiesa interna», riservata alle suore di clausura, che comunicava con gli spazi attigui del convento (il chiostro e i dormitori), in cui vivevano le stesse suore», ha spiegato lo studioso.

La locale Confraternita

Mentre a causa alla politica di soppressione e incameramento dei beni di diversi conventi attuata dal governo ticinese dagli anni Quaranta dell’Ottocento, la comunità monastica è costretta a lasciare il luogo, nel 1850 esso viene ridedicato alla Beata Vergine Immacolata, per motivi storici altrettanto ben documentabili : «La confraternita dell’Immacolata fu fondata nella chiesa del convento di San Francesco a Lugano, e in questa chiesa operò fino alla fine del Seicento; nel 1700 ebbe modo di acquistare l’osteria al Sole e l’ex chiesa di San Geminiano, che, nota da allora come Immacolata al Sole, divenne la nuova sede della confraternita. Purtroppo, nel 1843 questo edificio fu espropriato dal Cantone per costruire il nuovo palazzo del governo, e così la confraternita dovette adoperarsi per cercare una nuova sistemazione, che qualche anno dopo individuò proprio nell’ex chiesa di Santa Caterina. Con l’aiuto dell’ingegnere Pasquale Lucchini, che aveva comperato gli spazi dell’ex monastero, la confraternita riuscì così finalmente a trovare un nuovo luogo di culto, che, in segno di continuità con la propria storia, dedicò – appunto – alla Beata Vergine Immacolata».

L’architettura e l’arte

L’architettura dell’edificio – come spiegato anche dalla prof.ssa Facchin durante la presentazione – è specchio di queste vicende. Le volte, le due cappelle e il coro con la sua cupola, in particolare «sono il risultato dei lavori condotti a partire dal 1850 seguendo il progetto di Francesco Antonio Aglio», mentre alla chiesa di Santa Caterina apparteneva «la pala dell’Adorazione dei Pastori (1636) di Isidoro Bianchi, con lo stemma dell’importante famiglia luganese dei Morosini, raffigurante nella scena stessa San Luigi Gonzaga, forse dal nome di uno dei committenti e che era collocata sull’altare maggiore; dall’Immacolata al Sole provengono – invece – l’altare maggiore ottocentesco, ideato da Giovanni Sartoris, e la statua lignea dell’Immacolata Concezione custodita al suo interno, capolavoro di Andrea Albiolo, che la eseguì nel 1709 sul modello di Maria donna dell’Apocalisse. Altrettanto importanti, e simbolo della ricchezza della chiesa, le tele di S. Francesco e della Maddalena di Giuseppe Antonio Petrini, ma anche presenze un po’ estranee al contesto ticinese come il dipinto di papa Clemente XIV».

Degno di nota è anche la tela di primo Settecento raffigurante la Beata Vergine Immacolata, attribuita a Bernardino Mercoli: «L’attribuzione è recente», ha spiegato la prof.ssa Cabrini. «Vi sono potuta risalire lavorando sul fondo Mercoli di Villa dei Cedri, una famiglia di incisori attivi per altro anche a Venezia. Finora l’unica pala nota che gli potesse essere attribuita in Ticino era a Bedano, assieme agli affreschi del locale oratorio di San Rocco. Tuttavia, anche le guide ottocentesche sulla chiesa precedentemente occupata dalla Confraternita, l’Immacolata al Sole, lo indicavano presente con alcune sue opere all’interno della chiesa. Da lì potrebbe essere giunta anche l’opera che custodiamo nell’attuale chiesa dell’Immacolata».

Infine, gli «interventi di ornato», che rivelano una singolare sinergia artistica meno nota ai più «Se sotto l’Aglio avremo dei rimaneggiamenti condotti piuttosto in senso classicista, tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, in concomitanza con la costruzione della Basilica luganese del Sacro Cuore, in stile neoromanico così come voluto dal vescovo Bacciarini, ritroviamo invece, anche presso la chiesa dell’Immacolata, la testimonianza del diffondersi del culto al Sacro Cuore, come rivelano le cappelle laterali della chiesa».

Maggiori approfondimenti sul numero 36 della Rivista, che può essere ordinato a: artecultura@fontana.ch.

LQ

28 Aprile 2023 | 06:02
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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