Mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira
Svizzera

«Il Natale non è una storia dolce e romantica»

«Il Natale non è una storia dolce e romantica. È una decisione inaspettata e misteriosa di Dio che non intende risolvere i problemi del mondo, ma vuole assumere con noi quei problemi. Non semplicemente per creare un mondo più bello, ma per condividere tutto ciò che di oscuro, vuoto e doloroso c’è in questo mondo», così il vescovo di Coira mons. Joseph Marie Bonnemain in una lunga intervista a cura di Danny Schlump apparsa il giorno di Natale sul SonntagsBlick. Un’intervista con domande che provocano e risposte coraggiose. Innanzitutto, su Dio e sul mistero dell’incarnazione. «Noi umani non capiremo mai fino in fondo, perché Dio non fa magie e non crea un mondo da favola. Sarebbe facile. Ma il Natale è unirsi per amore a tutto ciò che è danneggiato e non ancora redento. Il Natale ci ricorda che Dio non cerca soluzioni a buon mercato, ma diventa un tutt’uno con la realtà delle persone», afferma Bonnemain. Il vescovo ricorda la concretezza della sua esperienza personale di prete che è stato cappellano in un ospedale per 37 anni e responsabile del tribunale diocesano per 40 anni. «Lì mi sono confrontato quotidianamente con matrimoni falliti e con l’ingiustizia, anche in ambito ecclesiastico. Dal 2002 sono stato segretario del gruppo di esperti della Conferenza episcopale svizzera sulla violenza sessuale nell’ambiente ecclesiastico e ora, dopo la mia nomina a vescovo, sono il capo dipartimento della Conferenza episcopale per questo settore. Mi trovo perciò confrontato con crimini terribili». Tutto questo, ha spiegato il vescovo, non gli ha tolto la fiducia nelle persone, ma al contrario, l’ha rafforzata. «L’uomo è qualcosa di grande. Così grande che Dio ha deciso di diventare uomo», continua il vescovo di Coira.

Il Natale ha un messaggio anche per gli atei?

Nella chiacchierata, il giornalista che si dice «ateo» chiede al vescovo se il Natale può offrire un insegnamento anche a chi non è credente. «Chi è convinto di poter fare a meno della dimensione dell’infinito di fronte agli enigmi della vita si scontra con dei limiti. Chi non porta nel cuore il desiderio di un amore che non finisce mai? Di una verità senza bugie? Credo che tutti noi lo portiamo dentro. Questa è la terza dimensione, la ricerca di Dio. Una fede che consiste in mere sicurezze e certezze è comunque una fede adolescenziale», risponde Bonnemain.

Dio e il male

Seguono alcuni botta e risposta : «Perché Dio permette la guerra e la sofferenza?, chiede il giornalista. «Lei perché pensa che Dio lo faccia?», risponde il vescovo. «Credo che Lei possa difendere Dio meglio di me«, replica il giornalista. «Non pensa che io debba piuttosto difendere l’uomo? In effetti, – continua Bonnemain – l’uomo non è pre-programmato per il bene. È libero di scegliere. Dio, d’altra parte, non ha scelto il male che viene dall’uomo. Ha dato all’uomo la possibilità di creare lui stesso un mondo migliore. Ma ciò include anche il rischio di distruggere il nostro mondo». Poi un pensiero sulla guerra, la neutralità svizzera e quella della Chiesa. «Dipende – osserva il vescovo – da cosa si intende per neutrale. La neutralità nel senso di indifferenza non è mai buona. Ma se l’imparzialità ci permette di lavorare per il bene, è utile. Cerchiamo di esercitare la nostra influenza, affinché la pace diventi possibile. In tal senso si parla di diplomazia vaticana. Il Papa denuncia spesso la guerra, ora in particolare quella in Ucraina. Allo stesso tempo, cerca di tenere aperte tutte le opzioni per poter intervenire in modo adeguato. Si tratta di un’impresa estremamente delicata».

La Chiesa

 Interessante anche la riflessione sulla Chiesa, che parte da una supposizione del giornalista: «La Chiesa è un’organizzazione conservatrice. Forse è per questo che ha 2000 anni», a cui il vescovo risponde: «Non penso sia questo il motivo. Sono piuttosto convinto che la sua forza e resistenza venga dall’atteggiamento di Dio che si dona annichilendosi». Una Chiesa che Bonnemain così descrive: «La Chiesa è un gruppo di persone che si sono lasciate entusiasmare da Gesù Cristo e lo hanno seguito. Questa comunità non aveva grandi risorse né influenza. Eppure ha cambiato il nostro mondo. Molti ideali emersi all’epoca plasmano ancora oggi la nostra società: modestia, umiltà, affetto per i poveri e i deboli. Per me la Chiesa non è innanzitutto un’istituzione, ma una comunità in cammino in questo mondo. Una canzone spagnola dice: Il cammino si fa camminando. La Chiesa è qualcosa di vivo, di creativo. Non dobbiamo accontentarci di occupare un luogo e di creare strutture, ma dobbiamo avere il coraggio di metterci in cammino».

L’intervista natalizia integrale in tedesco, di cui qui abbiamo ripreso solo alcuni spunti, è reperibile sul sito del SonntagsBlick

Mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira | © Raphaël Zbinden
27 Dicembre 2022 | 18:46
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