Papa e Vaticano

Il Messaggio del Papa per la Giornata per la pace incoraggia la «cultura della cura»

La cultura della cura, come «impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti», e «disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca», costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace, per «debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente». Lo scrive Papa Francesco nel suo Messaggio, reso noto giovedì 17 dicembre, per la 54.ma Giornata mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2021, solennità di Maria Santissima, Madre di Dio.

Servono artigiani di pace per avviare processi di guarigione

Nelle otto pagine del testo, dal titolo «La cultura della cura come percorso di pace» (a questo link il testo integrale del messaggio), che porta la data, come da tradizione, dell’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, il Papa «si rivolge ai capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai leader spirituali e ai fedeli delle varie religioni, agli uomini e alle donne di buona volontà». A loro ricorda quanto scritto nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti«In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia».

Profeti della cultura della cura, per colmare le disuguaglianze

Incoraggia tutti a diventare «profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare le tante disuguaglianze sociali». Perché la barca dell’umanità, dove «nessuno si salva da solo», può «navigare con una rotta sicura e comune» solo col «timone della dignità della persona» e la «bussola dei principi sociali fondamentali».

La pandemia ha aggravato le altre crisi

Francesco guarda agli eventi del 2020, segnato «dalla grande crisi sanitaria del Covid-19», che ha aggravato crisi molto legate tra loro, «come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi». Pensa anzitutto «a coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, ma anche a quanti sono rimasti senza lavoro». Ricorda in modo speciale medici, infermieri, farmacisti, ricercatori, volontari, cappellani e personale di ospedali e centri sanitari, «che si sono prodigati e continuano a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, al punto che alcuni di loro sono morti nel tentativo di essere accanto ai malati, di alleviarne le sofferenze o salvarne la vita».

Vaccini e assistenza anche ai più poveri e fragili

Pensando a loro, il Pontefice rinnova l’appello ai responsabili politici e al settore privato, già lanciato nel videomessaggio per il 75.mo anniversario delle Nazioni Unite, «affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati a tutti coloro che sono più poveri e più fragili».

Cultura della cura contro l’indifferenza, lo scarto e lo scontro

Purtroppo, lamenta Papa Francesco, «accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà», prendono nuovo slancio «diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione». La pandemia, e gli altri eventi che hanno segnato il cammino dell’umanità nel 2020, sottolinea il Papa…

Ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura come percorso di pace. 

«Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente»

Continua a leggere su Vatican News

17 Dicembre 2020 | 17:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!