Sementina, 12 ottobre 2016 - Parrocchia Sementina, incontro con Suor Maria degli Angeli missionaria in Madagascar
Ticino e Grigionitaliano

Suor Maria degli Angeli: il cuore generoso del Ticino in favore del popolo malgascio

Madagascar: un’isola di contrasti, da una parte la bellezza della natura e una terra ricca di risorse, e dall’altra un popolo affamato, che lotta instancabilmente per uscire dalla miseria. È in questo scenario che è giunto ieri Papa Francesco, per alimentare la fiamma della speranza in una nazione in cui la Chiesa (i cattolici sono 8 mila, il 35%) lavora molto, sia con i giovani nell’ambito della formazione, cercando di affrancarli da certe piaghe endemiche come il lavoro e la prostituzione minorile, che nell’ambito della sanità e delle cure mediche. Alla vita della Chiesa locale malgascia è legata anche la storia di alcuni volti ticinesi, come quello di suor Maria degli Angeli, missionaria carmelitana di Sementina. Qualche anno fa per sostenerla, accanto alla Conferenza Missionaria della Svizzera italiana, è nata l’associazione «Angeli di Ilanivato » (www.angeliilanivato.ch).

Il cammino della religiosa ticinese in Africa, una volta entrata presso la congregazione delle Carmelitane di S. Teresa di Torino, inizia nel 1984, quando viene mandata a lavorare in un dispensario, che ancora oggi cura più di 600 lebbrosi l’anno. Nel 2004 le viene quindi chiesto di spostarsi ad Antananarive – capitale del Madagascar nonché la città più grande del Paese – nella missione di Ilanivato, dove lavora tuttora con 30 consorelle in una scuola che conta 1500 bambini iscritti, oltre che in un istituto femminile per ragazze di strada e in un centro medico.

In queste ore lei e i suoi ragazzi accolgono il Papa. «Per me questo avvenimento è stato ancora una volta una manifestazione del grande amore del Signore per il Madagascar. Infatti, dopo le peripezie dell’anno scorso e con la buona volontà del governo attuale di far uscire il Paese dal tunnel della miseria dove si è inabissato per quasi 60 anni, la speranza del popolo si è riaccesa», ci confida. «Cattolici ma anche rappresentati di altre religioni hanno voluto portare in vario modo i propri contributi per la buona riuscita dell’evento, desiderosi di sentire le parole del Papa che qui è definito Ray aman-dreny, genitore di tutti». La comunità musulmana malgascia, incoraggiata dal «Documento sulla fratellanza umana » firmato ad Abu Dhabi lo scorso febbraio, come ci racconta suor Maria degli Angeli, è stata la prima a offrire il suo sostegno generoso e a esprimere la sua solidarietà per l’arrivo del Papa. Sulla scia dell’evento, settimana scorsa, ha anche redatto una lettera di ringraziamento per «la convivenza pacifica che esiste nel Paese».

Quanto alla Chiesa locale, «fino ad oggi, grazie a Dio, i cristiani godono di una piena libertà di vivere e di trasmettere la loro fede. La Chiesa opera soprattutto nel campo dell’educazione, della sanità e del sostegno ai poveri. Tuttavia, deve anche lei, come tutte le Chiese locali, lavorare per la nuova evangelizzazione, non accontentandosi dei numeri – chiese gremite di fedeli ogni domenica, genitori che chiedono il battesimo per i loro figli – ma fare in modo che la fede diventi sempre più parte della quotidianità».

Una mano tesa verso il popolo malgascio, soprattutto versi i sofferenti, arriva anche da un altro ticinese, ormai da 10 anni attivo in Madagascar, il dottor Marco Rimoldi. 40 anni tra Zurigo, San Gallo e Lugano come chirurgo ortopedico ma poi, nel 2010, quella «vocazione » inaspettata, durante un giro del Madagascar per visitare alcuni centri medici. Arrivato alle porte della diocesi di Ambanja viene infatti accolto dal vescovo, mons. Rosario Vella, di origini siciliane ma da 40 anni sull’isola, prima come parroco e poi, appunto, come vescovo. La richiesta del vescovo è pressante, accorata, e viene percepita dal dottor Rimoldi come una vera e propria «chiamata»: la sezione ortopedica dell’ospedale diocesano, da qualche anno, è abbandonata a se stessa; l’équipe francese che la seguiva ha lasciato soli tutti i pazienti, «per la gravità dei casi con cui si confrontava», specifica il dottor Rimoldi. «In Madagascar infatti – spiega – come un po’ in tutta l’Africa le malattie vengono scoperte quando ormai sono in stadio molto avanzato. In campo ortopedico questo equivale a confrontarsi con delle malformazioni gravissime». «Quando ho ricevuto la richiesta dal vescovo locale di fermarmi a lavorare nel suo ospedale, mi sono sentito molto impreparato al compito; mi stava chiedendo di mettermi in gioco. Gli ho chiesto tempo: tempo per imparare a conoscere questi casi, a pianificare un modo per affrontarli. Ho così trascorso un periodo presso altri ospedali malgasci dove, affiancato da esperti del posto, mi sono impratichito di queste complesse problematiche». Da quel momento in poi il medico è ritornato in Madagascar almeno una volta all’anno, per 5-10 settimane, proprio nell’ospedale diocesano del Vescovo Vella, per operare dalle 20 alle 25 persone per volta, sostenuto anche dalla generosità di molti privati ticinesi. Proprio dal Ticino, di viaggio in viaggio il dottor Rimoldi porta con sé tutto il materiale necessario, «soprattutto i fili di sutura», specifica, «che sono molto cari». In questo modo, «riusciamo a far sì che i bambini che opero non gravino sui bilanci complessivi dell’ospedale, il che è un grande traguardo».

Ma gli aiuti di cui necessiterebbe il Madagascar sono molteplici: lo sa bene l’avvocato Simonetta Perucchi Borsa, presidente da tre anni della Fondazione «Svizzera Madagascar », che in 26 lunghi anni di storia si è premurata di offrire al popolo malgascio dell’isola di Nosy Be aiuti di ogni genere; dalla costruzione di acquedotti gravitazionali, all’apertura di numerose scuole dell’infanzia, formando anche i loro maestri e dando vita a una scuola turistico- alberghiera. La Fondazione, che ha ricevuto anche un riconoscimento dal governo malgascio per il suo lavoro, è animata da una convinzione precisa: «Non siamo un’organizzazione caritatevole, operiamo in modo attivo, aiutando la popolazione nel raggiungimento del proprio autonomo sviluppo. Noi aiutiamo, ma chi riceve il dono deve poi saperlo custodire. Per questo dietro ogni nostro progetto che realizziamo, viene costituito un comitato locale di persone, affinché possa dare continuità a ciò che abbiamo progettato e mantenere sotto controllo le infrastrutture costruite. Noi interveniamo solo in caso di problemi». La realizzazione degli acquedotti ha permesso di raggiungere degli obiettivi significativi: la diminuzione della mortalità infantile e l’aumento della durata e della qualità di vita. Tutto questo, ci tiene a sottolineare la signora Perucchi, non potrebbe però essere tenuto in piedi senza l’indispensabile aiuto di un altro ticinese: l’ingegnere Fiorenzo Melera, a sua volta in Madagascar da ben 20 anni. «È la nostra chiave di volta, conosce ormai alla perfezione l’ambito in cui ci troviamo ad operare, sa quando è bene agire e quando, invece, è necessario pazientare. Conosce bene il Paese e i suoi ritmi». La voce e l’esempio di suor Maria degli Angeli, del dottor Marco Rimoldi e della Fondazione Svizzera Madagascar non sono che alcune delle tante mani tese dal Ticino verso il popolo malgascio; mani discrete, silenziose, ma molto operose.

Laura Quadri e Katia Guerra

Sementina, 12 ottobre 2016 – Parrocchia Sementina, incontro con Suor Maria degli Angeli missionaria in Madagascar
7 Settembre 2019 | 12:16
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