Il cardinale salesiano Daniel Sturla, 63 anni, ospite in questi giorni all’Istituto Elvetico di Lugano
Ticino e Grigionitaliano

Il cardinale Sturla: «La nostra in Uruguay è una Chiesa povera e libera, piccola e bella»

di Katia Guerra

In questi giorni, il cardinale Daniel Sturla, salesiano, da 9 anni arcivescovo di Montevideo, in Uruguay, si trova in Ticino, ospite dell’Istituto Elvetico di Lugano. Lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo parlato di Uruguay, Chiesa, Sinodo.

Cardinale Sturla, cosa l’ha portata in Ticino?

Sono qui per tre motivi: il più importante è che mi hanno invitato a presiedere, oggi, l’ordinazione di 6 sacerdoti salesiani a Bologna. Inoltre, da tempo desideravo migliorare il mio italiano. Sto dunque prendendo delle lezioni qui a Lugano. Infine, c’è un’amicizia con don Giordano Piccinotti dell’Elvetico e con la Fondazione Opera Don Bosco nel mondo che aiuta molto il mio Paese.

Può presentarci l’Uruguay?

L’Uruguay è il più piccolo Paese dell’America latina e ha una popolazione di soli 3 milioni e mezzo di abitanti. È stato chiamato anche la Svizzera d’America latina per via della sua democrazia molto consolidata. In effetti, dopo la dittatura fra il 1973 e il 1984, ha saputo costruire una Stato democratico, con poca corruzione e partiti politici che dialogano fra di loro. Ha una buona distribuzione della ricchezza. Ciononostante, una fetta della popolazione vive nella povertà. Negli ultimi anni è cresciuta l’insicurezza e la violenza, legata in parte alla diffusione della droga. Il Paese cerca di superare queste difficoltà e anche la dipendenza economica: vive dell’esportazione di prodotti agroalimentari e del turismo. Di recente, ha investito nell’industria della carta.

Come sta la Chiesa uruguaiana?

Dal punto di vista religioso l’Uruguay è un Paese fortemente secolarizzazione. Basti pensare che alle feste di origine religiosa è stato cambiato il nome: la settimana santa è diventata quella del turismo, il Natale la festa della famiglia, l’Epifania la festa dei bambini. Solo il 40 percento della popolazione si professa cattolica, il 12 percento evangelica, mentre cresce chi si dice senza religione. La nostra, per la sua storia, è una Chiesa povera e libera, piccola e bella: povera perché senza aiuti da parte dello Stato, di conseguenza libera dai compromessi, piccola perché i credenti praticanti sono pochi, bella perché lavoriamo molto e con gioia.

Quale è la sua visione su Uruguay e Sinodo sulla sinodalità?

Rispondo da due punti di vista, perché faccio parte anche della Segreteria generale del Sinodo, eletto dai vescovi dell’America latina. Per quanto riguarda l’Uruguay abbiamo lavorato bene, ma i tempi erano per noi stretti per riuscire a coinvolgere e la risposta non è stata entusiasmante. Per la fase continentale e l’assemblea che si è svolta a Brasilia, la mia impressione è che le aspettative sono molte alte e che alla pubblicazione dell’Instrumentum laboris (n.d.r. che sarà tra qualche giorno) ci potranno essere delle delusioni. Aspetti emersi quali il ruolo e l’ordinazione delle donne, i gruppi che si sentono esclusi, il celibato dei sacerdoti, relativi alla morale sessuale non sono strettamente legati al Sinodo, che è piuttosto comunione, partecipazione, missione. In questo senso, l’iniziativa di papa Francesco è molto importante, perché promuove l’idea di una Chiesa formata da tutto il popolo di Dio, non solo da sacerdoti e consacrati, ma anche dai laici. È uno strumento per ricreare il senso di appartenenza.

Ci troviamo all’Istituto Elvetico frequentato dai giovani. Come stanno i giovani in Uruguay?

La situazione è varia. Da un lato, la secolarizzazione ha tolto la speranza ai nostri giovani e la loro situazione è difficile: i suicidi tra gli adolescenti sono aumentati e c’è il problema della tossicodipendenza. Penso che questo sia legato anche alla mancanza di fede. Tuttavia, c’è anche una bella gioventù, che partecipa alla vita della Chiesa e si mette al servizio dei poveri, anche se è una minoranza.

Il cardinale salesiano Daniel Sturla, 63 anni, ospite in questi giorni all’Istituto Elvetico di Lugano | © catt.ch
17 Giugno 2023 | 07:03
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