Il cardinale Czerny
Papa e Vaticano

Il cardinale Czerny: «Le riforme sono in cammino»

Il cardinale Michael Czerny è convinto che il Sinodo incoraggerà la partecipazione alla Chiesa. A suo avviso, sono necessari «nuovi modi» per coinvolgere maggiormente le donne. Il cambiamento è in arrivo, assicura il prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

n.d.r (redazionecatt): Avvisiamo i lettori di lingua italiana che l’intervista è realizzata da una collega di Zurigo a partire da una prospettiva specifica di dibattito sulla questione femminile (quella del sacerdozio ministeriale) molto sentita nella Svizzera tedesca, ma decisamente molto meno avvertita o addirittura fuori dibattito a Sud delle Alpi. Interessante quindi è leggere il dialogo aperto e franco tra il cardinale e la redattrice di kath.ch attorno a questi temi, tenendo presente la prospettiva diversa tra i due che emerge nelle domande e nelle risposte.


di Jacqueline Straub, kath.ch/traduzione e adattamento: Raphaël Zbinden/adattamento e traduzione dal francese redazionecatt

Che significato dà al processo sinodale?

Cardinale Czerny: Il Sinodo è una sfida meravigliosa per noi come Chiesa. Non è un esercizio facile, ma vale la pena imparare insieme come possiamo funzionare meglio come Chiesa per compiere la missione che Gesù Cristo ci ha affidato.

Quali sono le sue speranze?

Spero che impareremo l’arte dell’ascolto, del dialogo e della ricerca del consenso nella preghiera e nella fraternità. Spero anche che andremo avanti insieme di fronte a molte domande e differenze di opinione.

Pensa che questo cambierà la struttura della Chiesa cattolica a lungo termine?

Vedremo quali cambiamenti porterà il Sinodo. Ma questi cambiamenti saranno il frutto di un approccio sinodale. Abbiamo bisogno di tempo. I risultati non saranno visibili immediatamente.

Alla vigilia del Sinodo di Roma, molti Paesi hanno chiesto una parità di diritti per le donne nella Chiesa. Cosa ne pensa?

Dimostra che le questioni femminili sono una preoccupazione in tutto il mondo. È anche un esempio del processo sinodale all’opera. Il Sinodo non è chiamato a rispondere a queste domande. È chiamato a imparare come funziona la sinodalità. È una forma di esperienza.

«È nostra tradizione che le donne non possano diventare sacerdoti. Ma la tradizione è dinamica».

Pensa che il Sinodo rafforzerà il ruolo delle donne nella Chiesa?

Il processo sinodale ha già fatto questo. Perché donne e uomini hanno partecipato su un piano di parità. Inoltre, donne e uomini sono sullo stesso piano nella Chiesa cattolica.

Allora perché le donne non possono essere ordinate preti?

La parità di genere nella Chiesa non deriva dall’accesso al sacerdozio, ma dal battesimo. Il battesimo ci rende membri uguali della Chiesa, uguali in tutti gli aspetti della partecipazione.

Tuttavia, le donne che sentono la vocazione non possono diventare sacerdoti.

Credo che questa domanda rispecchi l’idea antiquata che un sacerdote o un vescovo sono superiori agli altri. La sua è una domanda sociologica alla quale la Chiesa può dare solo una risposta limitata, che probabilmente non la soddisferà. Ci dispiace. Ma spero che lei apprezzi sempre di più la vera vita, la vera Chiesa, in cui uomini e donne hanno pari dignità e lavorano insieme alla pari.

«La parola «cattolico» implica che tutti sono inclusi. Non si tratta di uniformità».

Ma mentre la vocazione al sacerdozio di un uomo viene esaminata dalla Chiesa, quella di una donna no. Questa c’è chi la considera «una discriminazione strutturale».
No, non è una discriminazione strutturale, è la nostra tradizione che le donne non possono diventare sacerdoti. Ma la tradizione è dinamica. È continua. Non è statica.

A breve verrà pubblicato un libro in lingua spagnola, in cui molte donne diranno di sentire una vocazione al sacerdozio. Ha mai incontrato una donna che ha sentito la chiamata a diventare sacerdote?
Ho incontrato donne che ci stanno pensando o che partecipano a questo dibattito.

«È importante che le donne si sentano a casa nella Chiesa».

Il Sinodo – in generale – permetterà di trovare soluzioni decentrate?

Sì, penso che talune differenze locali saranno sottolineate. Abbiamo già grandi differenze all’interno della Chiesa universale. Per esempio, i fedeli in Africa celebrano l’Eucaristia in modo diverso da quelli in Europa. La parola «cattolico» implica che tutti sono inclusi. Non si tratta di uniformità. Si tratta di includere tutti.

Come è possibile?

Stiamo già vivendo la dimensione «cattolica», che è diversità nell’unità. Alcune differenze potrebbero accentuarsi in futuro, mentre altre potrebbero ridursi. Il Sinodo può fare proposte o prendere decisioni su questo tema.

Lei è prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Metà del suo team è composto da donne. Perché è importante per lei questa presenza?

È importante assumere le persone migliori per il lavoro, indipendentemente dal sesso.

Il vostro dipartimento si occupa di diritti umani. Come si può migliorare il ruolo delle donne nella Chiesa?

Prima di tutto, è importante che le donne si sentano a casa nella Chiesa. Dobbiamo trovare modi nuovi e migliori per coinvolgerle nell’istituzione.

«Il programma di riforma è la crescita, la vita della Chiesa stessa».

Nel Nuovo Testamento c’è l’apostola Giunia*, trasformata nel Medioevo in un uomo, Junas. Maria Maddalena era chiamata «l’apostolo degli apostoli» nella Chiesa primitiva, e Papa Francesco l’ha riconosciuta come tale e l’ha valorizzata liturgicamente. Allo stesso tempo, il Vaticano afferma che non ci sono state donne apostolo. Cosa significa questo per le donne di oggi?
Quando diciamo che Maria Maddalena era «l’apostolo degli apostoli», è un intero cambiamento di prospettiva che si riflette nella liturgia. Quindi il cambiamento è in atto.

Il Concilio Vaticano II ha descritto la Chiesa come semper reformanda. Questo principio è ancora valido oggi?
Sì, la Chiesa è ancora in fase di riforma. Il programma di riforma non è un momento in cui qualcuno decide di cambiare una regola. Il programma di riforma è la crescita, la vita della Chiesa stessa, e questo si riflette nel suo insegnamento. La riforma non si è fermata, è in corso. Ci saranno nuovi risultati. Ma quando si è all’inizio di un processo, come il Sinodo sulla sinodalità, non si può dire cosa verrà fuori alla fine.

Qual è la storia della croce che lei porta al collo? È un pezzo molto originale…
Il legno della croce proviene da una nave di profughi che si è arenata su una spiaggia di Lampedusa. Mi ricorda sempre di concentrarmi sulle persone che chiedono aiuto, proprio come ha fatto Gesù.

(cath.ch/kath/js/rz).

Michael Czerny è un gesuita ed è cardinale dal 2019. È nato nella Repubblica Ceca ed è cresciuto in Canada. Ha lavorato in America Latina, Africa e a Roma per la dottrina sociale della Chiesa e la giustizia sociale. Nell’aprile 2022, Papa Francesco lo ha nominato Prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. JS

*ndr redazionecatt: In Romani 16:7 Paolo dice: «Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me.» Gli esegeti sottolineano che probabilmente si tratta di una coppia missionaria, marito-moglie. Anche se la parola greca per «Giunia» potrebbe far riferimento sia a una donna sia a un uomo, qui probabilmente – secondo molti esegeti – fa riferimento a una donna. Quanto alla questione apostolo c’è chi dice che la parola ›apostolo’ usata non fa riferimento alla posizione autorevole che Paolo e ›i Dodici’ avevano (per es. Romani 1:1; Luca 6:13). La parola greca usata qui veniva impiegata, – secondo molte interpretazioni – nel senso di ›messaggero fidato’, ›rappresentante,’ o ›missionario’ (1 Corinzi 9:5; 2 Corinzi 8:23; Filippesi 2:25).»

Il cardinale Czerny | © vaticanmedia
19 Ottobre 2023 | 10:42
Tempo di lettura: ca. 4 min.
Papa (1256), PapaFrancesco (1460), sinodo (103), sinodo2021-23 (220)
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