Ticino e Grigionitaliano

II Domenica dopo Pentecoste: commento al Vangelo

Calendario romano: Lc 9, 18-24

Solo un terzo delle domeniche di un anno è dedicato ai grandi misteri cristiani: Incarnazione, Morte e risurrezione, Ascensione al cielo e venuta dello Spirito Santo. Tutto il resto è chiamato «Tempo Ordinario», nel senso più bello e profondo, come il tempo della quotidianità con Gesù, che prepara la contemplazione dei misteri più alti. In particolare don Willy Volonté, nel commentare la XII domenica con cui si ritorna al cammino per annum, dopo aver sfiorato la Trinità ineffabile eppure così vicina a noi da rivelarci la nostra più profonda intimità, ci invita ad educare lo sguardo, a scoprire il paradosso di un Dio rifiutato e tenuto fuori dal consesso umano; un Dio senza il quale l’umanità è mutilata. A farci da guida è la prima lettura tratta dal profeta Zaccaria, uno dei cosiddetti profeti minori, penultimo dell’Antico Testamento, che ci ricorda come Gesù il pastore rinnegato dal suo popolo, sarà trafitto e ad esso guarderanno e ne faranno il lutto come per un primogenito. Entrare nel Tempo Ordinario significa dunque imparare questo sguardo, scoprire il dono che ci è fatto, culminato sulla croce, ma incomprensibile senza la quotidianità di frequentazione del Maestro e Salvatore. Se tuttavia guardiamo a Gesù come in un mistico viaggio di immersione nelle sue personali sofferenze, rischiamo di fare un pericoloso viaggio nei sentimenti, senza comprenderne la portata terribilmente e meravigliosamente umana. Per fare questo salto è necessario ascoltare le parole stesse del Messia quando dice che se anche diamo un solo bicchier d’acqua ad uno di questi piccoli, lo abbiamo dato a Lui. Allo stesso modo Gesù è crocifisso nell’umanità umiliata, disprezzata, oltraggiata, ogni giorno. La sua solitudine sulla croce è la stessa dei bambini di strada, dei vecchi isolati, delle donne ancora vittime senza nessuno che le veda. Terribile e meravigliosa umanità, perché a volte basta un bicchier d’acqua per ridare dignità al Figlio Crocifisso.

Dante Balbo, dalla rubrica Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e su YouTube


Calendario ambrosiano: Mt 6, 25-33

Può sembrare del tutto improponibile l’Evangelo di oggi. Una pagina che sembra suggerire una sorta di tranquilla attesa di una soluzione dall’alto, grazie ad una Provvidenza che non può non farsi carico di ciò che per noi è necessario. Ma andiamo al cuore dell’evangelo odierno, a quel triplice appello di Gesù: «Non preoccupatevi». Ma la parola è assai più forte: «Non angosciatevi». Perché, come ci dice l’Evangelo, dovremmo vincere l’angoscia? Semplice e disarmante la risposta: Dio nutre gli uccelli del cielo, Dio riveste l’erba del campo, In una parola: Dio si prende cura. L’angoscia che nasce dalla terribile esperienza dell’impotenza di fronte ad un futuro fosco perchè incerto, può trovare nella fede non già la ricetta miracolistica ma la serena certezza che i nostri fragili giorni sono affidati a Colui che conosce ciò di cui abbiamo bisogno.. La fede non è un insieme di risposte rassicuranti ma una sola elementare certezza: non siamo in balìa di un destino cieco. La fede è come una mano amica che tiene la nostra mano, la stringe per infonderci coraggio e così aiutarci a vincere l’angoscia. A noi è detto di cercare una cosa sola: il Regno di Dio e la sua giustizia. Cercarlo, perché è già in mezzo a noi, nascosto negli innumerevoli gesti di amore, condivisione, accoglienza, fraternità, giustizia di cui tanti uomini e donne sono capaci soprattutto in questi tempi difficili. La solidarietà, dunque, diventa la garanzia di una umanità che, alla ricerca di una reale giustizia e del benessere per tutti, non può dimenticare gli ultimi, né abbandonare coloro che non riescono a mantenere i ritmi di un’efficienza spesso esasperata. L›evangelo di oggi non vuole distoglierci dall’impegno quotidiano nel lavoro, piuttosto ci libera dall’angoscia grazie al gesto dell’affidamento nelle mani di questo Padre che conosce i nostri bisogni e ai figli che chiedono un pane non darà una pietra. E neppure noi saremo sordi a quanti ci chiedono pane, non daremo una pietra!

Don Giuseppe Grampa

19 Giugno 2022 | 05:48
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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