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I luoghi olimpici in Cina «sede» del martirio dei cristiani

Il distretto di Chongli-Zhangjiakou nella provincia di Hebei, nel nord della Cina, sarà una delle principali sedi delle gare di sci durante le Olimpiadi invernali del 2022, dal 4 al 20 febbraio. Quello che molti non sanno oggi è che questa zona un tempo fu terra di martiri cristiani. Le principali stazioni sciistiche di Chongli, 180 km a nord-ovest di Pechino, sono una destinazione popolare nel paese, con quasi 3 milioni di visitatori all’anno. Il villaggio olimpico di Chongli fornirà alloggio e ristorazione, tra le altre cose, alle delegazioni olimpiche. La maggior parte dei visitatori non sa che la bellezza dei siti copre una storia oscura di persecuzione e massacro dei cattolici, come rende noto il sito Eglises d’Asie. Chongli e la vicina regione di Chahar furono teatro delle «peggiori atrocità» durante l’era imperiale, la ribellione dei Boxer (1899-1901), la guerra civile cinese (1927-1949) e la rivoluzione culturale (1966-1976) sotto Mao.

Un primo periodo di persecuzione nel 18° secolo

Un primo periodo di persecuzione contro i cristiani della regione iniziò nel 1723, quando l’imperatore Manciù della dinastia Qing vietò tutte le missioni cristiane nella Cina continentale. Il divieto fece sì che i missionari lasciassero Kalgan (Zhangjiakou era così chiamata dagli europei fino alla metà del XX secolo) e si stabilissero nel villaggio di Xiwanzi. Dopo il trattato di Tientsin che pose fine alla seconda guerra dell’oppio (1856-1860), il divieto fu revocato nel 1858. La maggior parte dei missionari, compresi i sacerdoti belgi della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (CICM), noti come i Padri Scheut, arrivarono nella regione e contribuirono a renderla un rifugio per cattolici e missionari, secondo padre Jerome J. Heyndrickx (CICM), uno specialista della storia del cristianesimo in Cina. Intorno al 1900, c’erano un milione di battezzati. «150 anni fa, Xiwanzi aveva già la sua chiesa cattolica. A Qipanliang, vicino alla nuova stazione del treno ad alta velocità che collega le stazioni sciistiche a Pechino, c’è ancora una vecchia cappella costruita nel 1910. Oggi, questa cappella è stata ufficialmente riconosciuta come monumento», spiega padre Jerome.

Ribellione dei Boxer

Dopo questo periodo di prosperità, una nuova ondata di persecuzioni si verificò durante la Rivolta dei Boxer (1899-1901), una rivolta anti-straniera, anti-coloniale e anti-cristiana. Istigata dai membri della Yihequan, una società segreta cinese che praticava la boxe e le arti marziali (da cui il nome Boxers), la rivolta fu molto sanguinosa prima di essere soppressa dalle potenze occidentali. L’attività dei Boxers si concentrava contro i missionari e i loro convertiti, che erano visti come agenti al soldo dei «diavoli stranieri». I Boxer distrussero linee telegrafiche e ferrovie, saccheggiarono chiese cattoliche, uccisero missionari e suore e massacrarono i convertiti cinesi.  La milizia dei Boxer, alla fine sostenuta dall’esercito imperiale cinese, condusse campagne brutali contro i cristiani nel nord del paese, comprese le attuali province di Hebei, Shandong e Chahar. Quasi 30.000 cristiani cinesi sono stati uccisi, insieme a più di 300 missionari stranieri. 5.000 fedeli si sono rifugiati nella cattedrale di Xiwanzi, sopravvivendo al massacro.

La persecuzione comunista

Dopo la presa del potere da parte dei comunisti, i cattolici della regione hanno continuato a subire abusi e persecuzioni. Nel secondo quarto del XX secolo, l’emergere del comunismo in Cina ha aperto un nuovo periodo di persecuzione. Nel 1937, i 33 monaci trappisti dell’abbazia di Nostra Signora della Consolazione a Yangjiaping (Xuanhua) furono arrestati e torturati a morte. Lo storico Paul Hattaway ha descritto la persecuzione dei monaci trappisti come «una delle peggiori atrocità mai commesse contro un gruppo di cristiani». La violenza peggiore ebbe luogo nel 1946, quando i comunisti attaccarono la città di Xiwanzi. Quasi mille civili, per lo più cattolici, furono torturati e uccisi. Due anni dopo, i comunisti presero e devastarono anche Chongli. Nel settembre 1951, i comunisti arrestarono il vescovo di Xiwanzi, nato in Belgio, Leon Jean Marie De Smedt, e altri ecclesiastici. Il vescovo morì in prigione due mesi dopo a causa dei maltrattamenti subiti. Tra il 1952 e il 1954, tutti i 27 ecclesiastici stranieri della diocesi di Xiwanzi furono espulsi. Nell 1957, i comunisti hanno istituito l’Associazione patriottica cattolica cinese per controllare la Chiesa cattolica in Cina. I vescovi, il clero e i fedeli cattolici che si rifiutavano di aderire all’associazione (formando così la cosiddetta Chiesa clandestina) venivano maltrattati e torturati. Nel 1958, il vescovo Leon Yao Liang di Xiwanzi fu condannato a 28 anni in un campo di lavoro e in prigione. Durante la rivoluzione culturale del 1966-76, tutte le religioni, compreso il cattolicesimo, furono severamente perseguitate, con la maggior parte delle chiese demolite o danneggiate.

La repressione più recente

Tuttavia, i cattolici di Chahar non sono stati risparmiati dopo la fine di questa campagna brutale, riferisce il sito web Bitter Winter. Dal 1990 al 2011, almeno una dozzina di ecclesiastici, tra cui vescovi e centinaia di cattolici locali, sono stati arrestati, torturati e imprigionati a Chahar. Un caso è noto: il vescovo Augustin Cui Tai di Xuanhua è stato arrestato nel 2007 mentre era ancora un prete. Le autorità cinesi lo hanno arrestato di nuovo nel 2013, poco dopo la sua ordinazione con l’approvazione del Vaticano.  «Dal suo arresto nel 2007, non ha potuto trascorrere le vacanze di Pasqua nella diocesi», ha riferito l’agenzia cattolica ucanews nel 2020.

Qualche timida voce per ricordare i massacri

Recentemente, alcune voci molto pacate si sono fatte sentire su diversi social network, tra cui Twitter – riportato dai colleghi di cath.ch – per ricordare il massacro a lungo dimenticato di Chongli. Un post in particolare fa riferimento «all’atroce genocidio commesso dai comunisti cinesi contro gli abitanti di Chahar nel 1946». «Diverse migliaia di nostri civili cristiani sono stati massacrati». Nella denuncia su twitter si ricorda che il luogo dove sarebbe avvenuto il genocidio, a Chongli, sarà «una delle sedi delle loro Olimpiadi invernali del 2022, come se non fosse successo niente». (cath.ch/eda/mp/red)

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29 Gennaio 2022 | 06:44
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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