L'ultima saluto al Papa emerito in Piazza San Pietro a Roma
Ticino e Grigionitaliano

I funerali di Papa Benedetto XVI. Un commento di don Emanuele Di Marco

Una celebrazione sobria e degna: così si è svolto il funerale del Papa emerito Benedetto XVI, ieri, 5 gennaio 2023. Chi ha cercato qualche elemento eclatante è rimasto deluso: non sono le presenze dei fedeli o dei presbiteri, non è il numero delle delegazioni, la lunghezza dell’omelia o gli striscioni a impressionare. Non c’è stato nemmeno un po’ di vento per chiudere l’Evangeliario posto sulla bara appoggiata sulla nuda terra, come nei i funerali di Paolo VI prima e di Giovanni Paolo II poi. Tutto è stato così… sobriamente composto. A tal punto che ad alcuni la celebrazione è sembrata «troppo normale», «poco solenne», «eccessivamente semplice». La ricerca dell’emozione e della sensazione non ha trovato appagamento: la celebrazione è stata davvero sobria e degna. Forse questa strada – decisa da Francesco, da Benedetto, da chi ha curato l’organizzazione – davvero diventa la via privilegiata per scoprire l’eredità che il Papa emerito ha lasciato alla Chiesa e al mondo intero. In fondo, Benedetto XVI stesso ha percorso la strada della preghiera e del raccoglimento, ha fatto propria la convinzione che un altro Pontefice avrebbe potuto servire più attivamente la Chiesa di quanto lui stesso non riuscisse più a fare. Benedetto non è stato un Papa da «fuochi d’artificio». È stato (e resta…) un maestro costante, paziente, discreto.

La preparazione dei riti ha visto la scelta di tre letture in una sequenza inedita (non sono presenti insieme nel lezionario per i defunti); orazioni previste per le esequie di un Papa (con la semplice aggiunta «emerito», laddove necessario); presidenza di Papa Francesco con la liturgia eucaristica condotta dal Cardinale Decano Giovanni Battista Re. Gli altri elementi sono sommariamente quelli previsti: il colore liturgico rosso (come indicato per le esequie di un Papa o di un cardinale), la bara appoggiata per terra con l’evangeliario aperto; i riti dell’ultima raccomandazione e di commiato come prescritto dal rito delle esequie.

Alcuni presenti in piazza hanno così commentato la celebrazione vissuta: «Ho vissuto il funerale di Papa Giovanni Paolo II. Era un’altra cosa, è vero. Ma stamattina a san Pietro si respirava qualcosa di particolare» (Daniela). «Andrò a rileggere l’omelia di Papa Francesco. È stata breve ma carica di significato. Papa Benedetto, un amico dello Sposo: non trovo espressione più bella per definire l’amato Papa emerito», sottolinea Suor Maria Giovanna. «I media avevano preannunciato dei funerali solenni ma sobri, e così è stato. I due aggettivi non sono stati espressione di qualcosa di bello ma, allo stesso tempo, riduttivo. La celebrazione di oggi è stata invece l’occasione di vivere nel migliore dei modi la preghiera di affidamento di Papa Benedetto al Signore che lo ha chiamato a sé. Il clima tra i fedeli era raccolto, attento. La preghiera e il canto erano partecipati e corali. Ma più di tutto mi ha colpito il silenzio che ha caratterizzato alcuni momenti. Non era sicuramente ovvio vivere un silenzio orante, rispettoso data la folla, ma questo si è prodotto e ha toccato oltre che il mio, sicuramente anche il cuore di molti altri (Davide, seminarista). «Il clima mi è sembrato molto di serenità, raccoglimento e preghiera. Nella parte dei sacerdoti dove mi trovavo non c’erano le comuni chiacchere prima della messa, ma rosari, liturgia delle ore condivisa, condivisione di esperienze personali con Benedetto XVI e attesa silenziosa. Il popolo mi sembrava piuttosto attento con un ossequioso silenzio che è stato interrotto solo dagli applausi e dalle grida di «Santo subito!», oppure «Grazie Papa Benedetto!». Sono sereno che i semi di testimonianza cristiana e di sana teologia gettati da Benedetto XVI, a tempo debito, germoglieranno in ogni sorta di vocazione, il che renderà la Chiesa più salda e solida! (Marcelo, presbitero).

Molte sono le voci che aiuterebbero a completare questa breve sequenza. Molti sono i cuori che devono ancora meditare quanto vissuto, in presenza o a distanza. Per tutti, vale che la semplicità di questa celebrazione accompagna a riscoprire un modus vivendi da pastore attento, vigile e consapevole del suo gregge, che non ha bisogno di grandi sensazioni o scomposte emozioni. L’affetto della Chiesa per il proprio Papa emerito dovrà, per coerenza ma anche per convinzione, percorrere altri percorsi. Non c’è stato, nella celebrazione del 5 gennaio, nulla di eclatante. Ci fosse stato, ci si sarebbe aggrappati a quel gesto. E invece, si è spinti a meditare la semplicità di una liturgia a cui non è mancato proprio nulla. A volte, l’acclamazione «Santo Subito» va pregata più che gridata.

Don Emanuele Di Marco

L'ultima saluto al Papa emerito in Piazza San Pietro a Roma | © Vatican Media
6 Gennaio 2023 | 12:01
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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