Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo della Domenica di Pasqua

Calendario romano

Anno A / Gv 20, 1-9 / Domenica di Pasqua

«La morte è morta», canta in ogni vita il risorto

di Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube

La vita è qualcosa che si riconosce dal rumore, dall’odore, dal colore, dal calore che fa scorrere più veloce il sangue. Ti fa correre e sognare, inseguire un amore perduto, lottare per un ideale, persino perderla per salvare qualcuno. La vita rinasce sempre, tenace e imprevedibile: basta una goccia d’acqua e fiorisce il deserto, uno sguardo e si rianima un cuore. La vita è ferita, schiacciata dalla violenza, rubata dall’avidità, gettata via per quattro spiccioli o un’ossessione. La vita è spezzata dall’assenza di un Dio compassionevole, mutilata dall’incapacità nostra di chiedere aiuto, di riconoscere la nostra debolezza, di accogliere la corrente del vivente. La vita è un desiderio di infinito che ci insegue e proviamo a soddisfare con le nostre povere cose, senza riconoscere che sono solo segni di altro. Qualcosa si è rotto e l’umano si è frantumato in mille rivoli, illusioni d’incontro che lasciano gli occhi stanchi e le labbra mute.

A un certo punto, però, preparato fin dall’origine dei tempi, è arrivato un uomo in cui la vita scorreva impetuosa, inarrestabile, piena di stupore e canto, di benevolenza e misericordia, che abbracciava ogni uomo o donna o bambino, promettendogli che la vita poteva zampillare dal suo intimo come un fiume. La vita in Lui non è semplicemente disordinato impulso a crescere, espandersi, moltiplicarsi, ma ha un’anima, perché è ordinata alla relazione, buona perché amante, amabile perché dono senza limiti. Questa è la pretesa cristiana, per l’unica vita che vale la pena di essere vissuta, nella quale la vittoria di Gesù sulla morte è il segno inequivocabile dell’irruzione della vita vera a sanare la ferita altrimenti incurabile dei mortali, che da soli non avrebbero potuto superare questo abisso. La morte è morta, anche se i nostri corpi devono sottostarvi ancora per un breve tempo, perché con la risurrezione di Gesù Cristo nessuno può fermare la vita nuova che canta in ogni vita.


Calendario ambrosiano

Anno A / Gv 20,11-18 / Domenica di Pasqua

Nell’incontro con Maria, l’annuncio del Vivente

di don Giuseppe Grampa

Maria di Magdala è una donna che è stata guarita da Gesù. L’evangelista precisa che da lei «erano usciti sette demoni» come a sottolineare la gravità della sua condizione. Una volta guarita Maria segue Gesù e i discepoli assistendoli con i suoi beni, insieme con altre donne. Quando tutti i discepoli, ad eccezione di Giovanni, fuggono dalla croce per non esser coinvolti in quella esecuzione capitale, Maria di Magdala è lì: coraggiosa, profondamente legata a Gesù, fino all’ultimo respiro. Ma ancora il temperamento di questa donna appare proprio nella pagina odierna: notiamo il suo andare all’alba, quando è ancora buio, alla tomba per onorare il cadavere e poi il pianto. Piccoli indizi che svelano il profondo legame tra questa donna e Gesù, la sua dedizione, il suo amore appassionato per chi l’ha guarita. Ma la pagina evangelica racchiude un dettaglio di stupenda bellezza. Perché Gesù deve dire: «Non mi trattenere?». Purtroppo per secoli una scorretta traduzione ha messo sulle labbra di Gesù una parola diversa: «Non mi toccare». E infatti le raffigurazioni di questa scena mostrano Maria che si protende verso il Risorto e Gesù che si ritrae con un gesto che mette distanza tra Lui e la donna. Ma se Gesù dice «non mi trattenere», non è azzardato immaginare che Maria si sia gettata verso di lui. È bello che il primo contatto tra il Risorto e la nostra umanità sia questo abbraccio tra Maria e Gesù. Il corpo del Risorto trasmette a Maria e all’umanità la forza della vita risorta, quasi un contagio di novità anche per i nostri corpi mortali ma chiamati alla risurrezione. Incontrare il Risorto vuol dire non tanto sostare con lui ma andare e portare la grande notizia. Maria di Magdala la prima ad incontrare il Risorto, la prima testimone della Pasqua, potremmo dire la prima evangelista, perché l’evangelo è tutto in questa vertiginosa parola: l’uomo della croce è il Vivente. E proprio questa parola che in questa notte è nuovamente risuonata nei nostri cuori è giunta fino a noi dalle labbra di questa donna.

9 Aprile 2023 | 06:13
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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