Ticino e Grigionitaliano

Giulia, la vita è un dono anche se soffri

«Sono una ragazza fortunata, grazie alla malattia ho scoperto che la vita è un dono, che va vissuta intensamente, ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma sperando di non morire mai». Sono parole di Giulia raccolte in un libro, edito recentemente da Euno, scritto da sua mamma, Giuseppina Di Maggio, per raccontare i mesi trascorsi dalla figlia a contatto con la linite plastica, il tumore allo stomaco scoperto nel giugno 2019 e che ha portato Giulia a spegnersi il 22 marzo 2021. Il volume si intitola Sono una privilegiata e fu iniziato da Giulia quando scoprì di avere il cancro; sua mamma ha voluto portarlo a termine dopo la morte della ragazza, per rendere vivo questo straordinario cammino, umano e spirituale, compiuto insieme con molti amici. È un volume piccolo ma intenso: non c’è una parola sprecata. Giorno per giorno emerge il dramma della malattia che prende Giulia, le cure che non fanno effetto, il terreno che sembra precipitare sotto i piedi ma anche l’insopprimibile voglia di vivere della ragazza.

Di questa storia, triste e lieta al medesimo tempo, ne sono venuti a conoscenza Marianna e Andrea Bionda di Preonzo. A seguito di un infortunio, Marianna è entrata in contatto con un gruppo di persone che online seguono una messa quotidiana celebrata da don Eugenio Nembrini, sacerdote di Roma, proprio per dare sostegno, in questi tempi di pandemia, a chi per malattia non può accedere ai sacramenti. «Don Eugenio – raccontano i coniugi Bionda – ha una grande capacità di ascolto e questi momenti, nonostante la modalità online, sono vere occasioni d’incontro, dove si ha la possibilità di raccontare qualcosa di sé e andare a fondo al senso del vivere e morire. Alla fine della messa si continua a stare insieme e grazie a queste occasioni di dialogo abbiamo conosciuto la famiglia di Giulia, la mamma Giuseppina e il papà Filippo. Di questi genitori, provati dal dolore, ci ha colpito la grande serenità data dalla certezza che ora la loro figlia è con Gesù a far festa in Cielo ». Questa consapevolezza è maturata anche grazie al cammino fatto con don Nembrini, al suo sguardo capace di cogliere il bene dentro la fatica di una malattia grave. Giulia, prima di chiedere la sedazione profonda, riceve il sacramento dell’unzione degli infermi e partecipa in casa ad una Santa messa assieme a tutti i suoi famigliari. Per ognuno ha un pensiero, un saluto e un abbraccio.

Rimarrà per 17 giorni in sedazione, alternando momenti di sonnolenza a momenti di estrema lucidità. «Credo che Giulia – racconta sua mamma nel libro – stesse già misteriosamente dialogando con il suo Sposo, come quella volta che, alzando le braccia verso il tetto della stanza, ci dice con insistenza che vuole andare a casa. Le diciamo che si trova già a casa, ma lei, con fastidio, ci dice di no. Proviamo a chiedere se voleva andare nel suo appartamento ma lei, sempre con cenni della testa, ci dice ancora di no. Con un timoroso tentativo, le dico se per caso vuole andare da Gesù e lei, con l’atteggiamento sollevato di chi finalmente si sente capita, mi dice di sì».

Federico Anzini

17 Febbraio 2022 | 06:01
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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