Ticino e Grigionitaliano

Don Feliciani, parroco di Chiasso, presenta il suo nuovo libro

È Chiasso, punta più a sud della Svizzera, luogo di passaggio e di passaggi, groviglio di binari, luogo di documenti da presentare, di merci da sdoganare, meta o partenza a seconda da dove si viene, a fungere da sfondo a questo libro di don Gianfranco Feliciani, che di Chiasso è il parroco da ormai vent’anni. Non è nuovo don Gianfranco, alla scrittura. Di libri, al suo attivo, ne ha già quattro. Tutti editi dalla casa editrice San Vitale, che è anche libreria e si trova lungo corso San Gottardo, a due passi da casa di don Feliciani. È lì che lo incontriamo ed è lì che mercoledì scorso ha presentato il volume dal titolo: «Affrettiamoci ad amare! Il tempo si è fatto breve: solo l’amore salverà il mondo». Nella prefazione, scritta da Gianni Ballabio, leggiamo: «Un libro come una strada lastricata da un richiamo costante che ritrova la sua sintesi in una parola: amore!». Sì, una strada dove si parte proprio da questo sostantivo «amore», per arrivare al finale «zavorra». Perché il libro è strutturato come una sorta di alfabeto dell’anima, dove non poteva mancare la «c» di «coronavirus», ma anche la «i» di immigrazione e la «n» di non credenti.

Una scelta non nuova per il parroco di frontiera: «Non è un libro che racconta una storia, secondo un procedimento organico, ma è fatto da tanti flash. Altrettanti spezzoni di vita vissuta, per cui uno può leggere il terzo capitolo, l’ultimo e poi passare al primo». Ma è anche un libro di storie. Le storie che don Feliciani raccoglie ogni giorno tra i banchi della sua chiesa, certo, ma anche fuori. Sul sagrato. Al bar. Lungo il Corso. E anche al tavolo della mensa dei poveri e in oratorio. «Ho messo il mio nome evidentemente, ma questo è un libro che io e la mia gente abbiamo scritto insieme. Sono riflessioni anche bibliche, teologiche dietro a cui c’è sempre un’esperienza; una storia concreta. Da parte di persone di tutte le appartenenze: gente che viene in chiesa, gente che non ci viene ma che però è sensibile a quello che la parrocchia fa, gente che ho incontrato per caso. Gente che mi ha contestato». Storie raccolte ascoltando, guardando. «Storie che mi hanno arricchito e dalle quali ho imparato più che dai libri. O meglio: quello che ho imparato sui libri, adesso lo capisco pienamente grazie alle esperienze che ho vissuto insieme alla gente».

Si sente parroco in uscita, don Feliciani? «Sì direi quasi «per forza maggiore. Come si fa a chiudersi in sacrestia a Chiasso?! Qui c’è un centro rifugiati. C’è la frontiera: per noi chiassesi sempre una tentazione tra il percepirla come ponte che ci apre o come un muro che ci chiude. A Chiasso tutto ciò, lo si vive sulla propria pelle: sono tutte cose che anch’io, come tutti, ho dovuto imparare».

Tra le tante storie che ha raccolto, ce n’è una in particolare che ci vuole raccontare? «Sì, quella di una donna anziana che vedevo tutte le mattine in chiesa davanti all’altare della Madonna. Un giorno lei mi ha detto: «Mio figlio sta morendo di cancro. Io vengo qui tutti i giorni, ma non per chiedere un miracolo. So che neppure la Madonna può far qualcosa per lui. Se non è stata capace di salvare il proprio figlio, sotto la croce, come vuole che salvi il mio?! Ma se vengo qui tutte le mattine è perché so che lei è una mamma come me e mi capisce. Con il dolore suo e il mio, ecco, ci facciamo compagnia».

Il libro lo si può ritirare gratis presso la libreria San Vitale a Chiasso. L’offerta che eventualmente si vorrà fare, andrà a favore della mensa dei poveri di Chiasso.

di Corinne Zaugg 

27 Settembre 2021 | 06:44
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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