Ticino e Grigionitaliano

Domenica 16 ottobre 2022: i commenti al Vangelo

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (calendario romano): Luca 18,1-8

Fede e giustizia, cosa hanno a che fare?

Il Vangelo di questa domenica sembra avere a che fare con una questione di giustizia. Gesù racconta una parabola, in cui una vedova, prediletta per la sua condizione insieme agli orfani dal Dio di Abramo, chiede che le sia fatta giustizia ad un giudice che il narratore definisce disonesto. Una situazione nota ai suoi interlocutori, tanto che i profeti per definire il peccato di Israele spesso fanno proprio riferimento all’ingiustizia e ai diritti calpestati delle vedove. Nonostante questo, alla fine il giudice compirà il suo dovere, sfinito dall’insistenza di questa vedova. L’occasione è adatta per descrivere, per contrasto, la capacità di ascolto di Dio, padre che ha a cuore le vedove, gli orfani, ma in realtà ogni uomo o donna che si rivolga a lui. Questa parabola è introdotta da una considerazione esplicativa, cioè che il racconto di Gesù serviva ad indicare la necessità di pregare sempre senza stancarsi. Osserva don Willy Volonté che le nostre preghiere non sempre sono ascoltate, che sono sta[1]te insistenti, ma senza esito apparente. La scelta della parabola da parte di Gesù non è casuale, perché nella nostra preghiera abbiamo spesso l’atteggiamento della vedova, come se la risposta positiva di Dio fosse una sorta di diritto, di giustizia. Per questo subito dopo introduce una domanda inquietante: «Quando verrà, il figlio dell’uomo troverà fede sulla terra?». Questo non significa come appare un’accusa nei confronti di chi ha chiesto e non è stato esaudito, come se fosse una questione di quantità di fede necessaria per ottenere o non un risultato, ma una domanda più profonda, che interpella la nostra relazione con Dio. Siamo in grado di perseverare, di fidarci di Dio anche quando le cose non vanno come vorremmo, anche quando siamo delusi e amareggiati dal suo apparente silenzio? Possiamo credere che sia ancora per noi padre, che Gesù cammini accanto a noi, che lo Spirito Santo soffi nella nostra vita per un bene più grande? Allora giustizia e fede coincidono.

Dante Balbo, per la rubrica il Respiro spirituale di Caritas Ticino, in onda su TeleTicino e online su YouTube


Dedicazione del Duomo di Milano (calendario ambrosiano): Lc 6,43-48.

«Gesù, pietra angolare della nostra esistenza»

L’evangelo di questa domenica presentando un uomo che costruisce la sua casa su solida roccia ci ricorda che nostra roccia, nostro unico fondamento è Dio stesso. La scelta di questo simbolo roccioso in questa domenica che è festa della nostra Chiesa ambrosiana che ha nel Duomo il suo centro e il suo cuore, ci ricorda questa semplicissima verità: la Chiesa ha come suo unico fondamento Gesù Cristo, la pietra angolare. Secondo l’insegnamento del Concilio la Chiesa avviene, cioè si realizza interamente e pienamente, là do[1]ve un vescovo, successore degli Apostoli, raccoglie una comunità annunciando l’Evangelo e celebrando l’Eucaristia. Scrive il Concilio: «In ogni Chiesa locale, per quanto piccola e dispersa è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica» (Lumen Gentium 26). Per noi che abitiamo questo territorio la Chiesa è questa santa Chiesa ambrosiana, che ha avuto grandi pastori ma non dimentichiamo che l’unico grande Pastore è Gesù e che la roccia, fondamento della Chiesa, è ancora Lui, il Signore Gesù. Questo vuol dire che la Chiesa non ha parole sue da dire ma deve solo instancabilmente annunciare l’Evangelo. Papa Francesco lo ha ricordato con efficacia con queste parole dette in piazza san Pietro: «Gesù, questo è importante. Se andiamo avanti grazie all’organizzazione, ad altre cose, anche belle, ma senza Gesù allora non andiamo avanti, e questo non va bene. Niente è più importante di Gesù. Ora voglio farvi un piccolo rimprovero, con spirito fraterno, tra noi. Avete tutti gridato, qui sulla piazza: «Francesco, Francesco, papa Francesco». Ma Gesù dov’era? Avrei voluto che voi gridaste: «Gesù, Gesù è il Signore ed è veramente in mezzo a noi». Da adesso in poi non gridate più «Francesco» ma «Gesù»». E come ci ricorda ancora papa Francesco: «Seguire Gesù vuol dire imparare a uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, fare il primo passo verso i nostri fratelli e le nostre sorelle».

Don Giuseppe Grampa

| © unsplash
15 Ottobre 2022 | 05:58
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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