Dichiarazione di Potomac: la libertà religiosa necessaria per raggiungere la pace

L’evento

È dedicata al Potomac, il fiume su cui sorge Washington e alcuni dei luoghi più significativi della storia americana, la dichiarazione conclusiva del primo incontro sulla difesa della libertà religiosa, promosso dal Dipartimento di Stato americano che ha riunito circa 200 personalità religiose, civili e politiche provenienti da 80 paesi per discutere di persecuzioni e di difesa delle minoranze. 

Una solenne responsabilità

La dichiarazione di Potomac prende spunto dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – in cui si proclama «il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione; includendovi la libertà di cambiare religione o convinzione e la libertà, da solo o con altri e in pubblico o privato, di manifestare la propria fede» – per chiedere che ogni nazione abbia «la solenne responsabilità di difendere e proteggere la libertà religiosa».

Senza libertà religiosa, solo conflitti

Il documento non nasconde che quasi l’80% della popolazione mondiale ha gravi limitazioni a questo proposito e che «persecuzione, repressione e discriminazione sulla base della fede, di convinzioni o non credenze sono una realtà quotidiana per troppi».

Dall’altra parte si afferma che «la libertà religiosa è essenziale per raggiungere la pace e la stabilità all’interno delle nazioni e tra le nazioni. Dove la libertà religiosa è protetta, anche le altre libertà – come la libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica – prosperano e dove è assente prosperano conflitti, instabilità e terrorismo«.

La dichiarazione sottolinea anche il ruolo fondamentale svolto dalle persone di fede all’interno di una comunità e della società perché «la fede motiva le persone a promuovere la pace, la tolleranza e la giustizia; ad aiutare i poveri; prendersi cura degli ammalati; aiutare i soli; impegnarsi nel dibattito pubblico e al servizio del proprio Paese».

In dieci punti vengono poi sottolineati l’importanza di proteggere questo diritto umano inalienabile, la necessità di non discriminare sulla base della fede e di non costringere nessuno ad abbracciare un particolare credo. Viene ribadita la tutela del culto e dei luoghi di culto, patrimoni culturali e storici, e l’importanza dell’educazione religiosa che i genitori devono poter esercitare in libertà.

Alla dichiarazione fa seguito un piano d’azione in sei punti che incoraggia la comunità internazionale dal punto di vista legale e umanitario ad «attingere alle disposizioni del piano d’azione» quando sono in atto violazioni e abusi relativi alla libertà religiosa, senza dimenticare le persecuzioni e i genocidi.

Il contributo del Segretario di Stato Usa Mike Pompeo

Mike Pompeo ha dichiarato che «la libertà religiosa è un diritto universale dato da Dio a cui tutti hanno diritto ed è un elemento fondamentale per tutte le società libere». Pompeo ha voluto raccontare la sua personale esperienza religiosa, che è una delle ragioni che lo hanno convito a promuovere l’incontro. «Come americano, sono stato benedetto dal diritto di vivere la mia fede senza il timore di persecuzioni o rappresaglie da parte del mio governo – ha spiegato -. Voglio che anche tutti gli altri godano di questa benedizione». A seguito delle testimonianze di alcuni sopravvissuti ai genocidi religiosi in Iraq, Pompeo ha spiegato che il suo dipartimento «sta fornendo ulteriori 17 milioni di dollari per lo sminamento nella regione di Ninive in Iraq, un’area dove risiedono vaste minoranze religiose. La cifra si aggiunge ai 90 milioni che abbiamo fornito a tutto il Paese durante quest’anno».

I tre obiettivi del governo americano

Il segretario di Stato ha poi condensato in cinque punti lo sforzo diplomatico del governo americano. Il primo è stato l’annuncio dell’International Leadership Program, un progetto di dieci giorni che convoglierà negli Usa tutti coloro che lavorano in prima linea sulle questioni relative alla libertà religiosa, in modo da promuovere azioni di sostegno e protezione delle minoranze religiose. Il secondo interpella il Dipartimento di Stato che, il prossimo ottobre, ospiterà il seminario Boldline per favorire partnership che promuovono e difendono la libertà religiosa in tutto il mondo. Infine, si incoraggia la continuità dell’esperienza di Washington. Gli Stati Uniti si offrono di concedere spazi per conferenze relative al tema e hanno già istituito un fondo internazionale per la libertà religiosa, dedicato ai difensori della libertà religiosa e alle vittime di persecuzioni.

Agenzie/red

27 Luglio 2018 | 14:17
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