Mons. Crameri tra i bambini di Palma Real, un villaggio del suo Vicariato in Ecuador.
Ticino e Grigionitaliano

Dall'Ecuador mons. Crameri: «La mia missione tra narcotraffico, corruzione e povertà dilaniante»

di Silvia Guggiari

È un quadro drammatico quello che mons. Antonio Crameri ci presenta parlando dell’Ecuador. Nato a Locarno e di origine poschiavina ma ecuadoregno di adozione, vive dal 2002 nel Paese del Centro America ed è lì che nel 2021 ha ricevuto la nomina dal Santo Padre di vescovo del Vicariato apostolico di Esmeraldas. Un prelato in terra di missione, mons. Crameri, membro della Società dei sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo, ci racconta i dettagli di un Paese schiacciato dal narcotraffico, da un Governo corrotto e dalla povertà.

Le piaghe sociali

Mons. Crameri conosce bene il territorio e ora che lo vive da vescovo le problematiche che si trova quotidianamente ad affrontare sono tante e complicate. «È stato un anno intenso – confida – in cui ho sperimentato la presenza di un Dio che si rivela misericordioso e provvidenza in una terra martoriata da una piaga enorme dovuta al narcotraffico. Gli omicidi sono all’ordine del giorno e da qualche mese sono iniziati i sequestri, per non parlare delle estorsioni: abbiamo bisogno della pace del Natale».
Attualmente, a capo del Governo vi è «un uomo onesto, cattolico», ma tanti dei suoi sottoposti sono «persone corrotte. Nel caso del narcotraffico, tanti politici sono schierati con una delle bande che lotta per il potere sul territorio». Un altro grande problema è quello della malasanità: «All’interno del nostro vicariato vi sono due strutture ospedaliere di eccellenza che il governo gestisce in maniera pessima. Se c’è qualche servizio di salute e di educazione è merito della Chiesa, purtroppo lo Stato è totalmente assente e non fa nulla neanche per risolvere le problematiche sociali».
Un’altra grande piaga è quella riguardante la cura dell’ambiente: «Da quando vivo qui c’è sempre stata mancanza di acqua, eppure i governi hanno stanziato milioni e milioni per risolvere il problema». Inoltre, nel nord, vi è la minaccia delle imprese minerarie che «per estrarre l’oro utilizzano metalli pesanti che intaccano tutta la zona idrica causando malattie alla pelle e persino tumori. Queste imprese con l’inganno comprano a bassissimo prezzo il terreno e poi, dopo averlo sfruttato, lo abbandonano, lasciando ferite enormi alla terra e nessun beneficio alla popolazione che ora sta cercando di far sentire la sua voce attraverso delle associazioni che noi sosteniamo».

Un vescovo tra la gente

All’interno di questo quadro, mons. Crameri è stato chiamato a guidare la Chiesa e i 59 sacerdoti presenti attualmente nel territorio, diviso in 29 parrocchie, 12 all’interno della città, e 17 al di fuori formate ciascuna dalle 30 alle 80 piccole comunità: «Il vicariato di Esmeraldas – ci racconta – è ricco sia come persone che come materiale e possibilità economiche», anche se negli ultimi anni il contributo stanziato dallo Stato a favore dei vicariati non è arrivato e così si sono creati debiti e le attività pastorali hanno dovuto auto-sostenersi. In questo periodo, con la Caritas, «siamo riusciti a far ripartire l’attività della pastorale sociale. Tra le tante sfide pastorali, dobbiamo insistere sulla formazione: abbiamo in gestione 34 istituti educativi e la responsabilità di centinaia di bambini con le loro famiglie coi quali possiamo fare un lavoro stupendo». A sostenere mons. Crameri in queste attività ci sono tante persone: «C’è collaborazione soprattutto per coloro che vogliono una Chiesa vera, non una Chiesa che si basa sul potere e sul denaro».
Un’altra ricchezza importantissima è quella delle 28 comunità religiose: «Le suore fanno un lavoro spettacolare in sintonia con il cammino della nostra Chiesa. Con loro, come anche con i preti, insisto molto perché facciano una pastorale della presenza: è importante che il popolo percepisca il pastore presente. Io mi diverto ad attraversare il vicariato e a fare visita nelle varie comunità: non sono un vescovo da scrivania». Ma non è pericoloso? «Se il Signore mi ha chiesto questo servizio credo che debba assicurarlo per il bene della nostra gente che ha bisogno di sentirmi vicino. Siamo nelle mani di Dio; non mi espongo al pericolo ma non voglio neanche privarmi della libertà o farmi condizionare».

Il legame con la Svizzera italiana

Come per ogni missionario, anche per mons. Crameri rimane fondamentale il legame con la sua terra di origine che ancora oggi, dopo più di vent’anni, lo sostiene con la preghiera e con aiuti economici: «Mi sento sempre in debito con la Svizzera italiana. Se noi missionari riusciamo a fare qualcosa è perché possiamo contare sul sostegno anche di tante persone di buona volontà che rinunciano a qualcosa di loro per darlo alla missione a favore dei più bisognosi». Proprio nei giorni scorsi, dalla Val Poschiavo sono arrivati in Ecuador alcuni familiari del vescovo «per contribuire alla costruzione di un’opera sociale destinata ai giovani e alla loro formazione realizzata grazie agli aiuti della Conferenza Missionaria». In questo tempo di Natale, come in ogni giorno dell’anno, l’invito di mons. Crameri è quello di ricordare nella preghiera «tutti i missionari impegnati in questa Chiesa ancora al suo cammino iniziale. Oltre alla preghiera, in occasione dell’azione natalizia mi arriva sempre un sostanzioso contributo, che ci aiuta a realizzare qualcosa di buono per questo popolo martoriato dalla violenza e dalla povertà, per il quale ringrazio di cuore tutti voi».

Mons. Crameri tra i bambini di Palma Real, un villaggio del suo Vicariato in Ecuador.
26 Dicembre 2022 | 08:07
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