Nicolas Rey, 32 anni, è stato battezzato il giorno di Pasqua. © Lucienne Bittar
Svizzera

Dalle missioni militari di pace alla fede

Capitano dell’esercito svizzero, Nicolas Rey, 32 anni, è stato battezzato lo scorso 31 marzo, giorno di Pasqua, nello stesso momento in cui sua figlia di due mesi veniva battezzata nella chiesa di Saint-Julien di Meyrin, nel Canton Ginevra. Le molte missioni condotte all’estero come osservatore militare e il suo matrimonio con una cattolica l’hanno condotto a porsi delle domande spirituali nuove. Friborghese d’origine, nato a Losanna, Rey ha ottenuto un master in Studi sul Medio Oriente all’università di Ginevra. In parallelo, ha portato avanti una carriera militare.

Divenuto ufficiale, si è unito ai caschi blu delle Nazioni Unite come osservatore militare in Bosnia, poi in Medio Oriente, tra Israele, la Siria, il Libano, l’Egitto e la Giordania, nel 2020 e nel 2021. Anni che lo hanno profondamente segnato. «I miei genitori – ha raccontato ai colleghi di cath.ch poco prima di ricevere il Battesimo – sono cattolici. Per lasciarci liberi di scegliere hanno tuttavia deciso di non battezzarci». Che cosa, dunque, lo ha spinto a intraprendere, da adulto il percorso di catecumenato? «La fede mi ha sempre accompagnato, anche se non sempre le davo questo nome. Ma ho sempre avuto un rapporto con il trascendente. E poi, a un certo punto, ho conosciuto mia moglie. Decidendo di volerci sposare in chiesa, ho deciso anche di iniziare a pensare seriamente al battesimo».

Un’esperienza che lo sorprenderà: «Si dice anche che i giovani in Svizzera si pongano meno domande sulla fede. È per questo che ho deciso di testimoniare: magari una persona capitando su questo articolo potrebbe sentirsi ispirata del cammino di cui sono testimone». Le vicende vissute all’estero, in quanto militare, lo hanno certamente segnato, ammette: «Ci sono cose che richiedono di trovare delle risposte e un senso. Ma queste domande mi hanno accompagnato anche nei miei momenti di solitudine. Spesso, è nel cuore della missione che ci si chiede se possiamo davvero essere d’aiuto. La ricerca di un senso mi ha aiutato anche nella fede. Il battesimo è per me una sorta di consacrazione di tutto questo cammino interiore».
Le stesse missioni umanitarie, sottolinea, sono in fondo animate da uno spirito che risale al cristianesimo: «Il cristianesimo ha una storia di Duemila anni ed è straordinario ciò che ci ha portato a livello sociale, culturale e giuridico. Spesso si dimentica che i cosiddetti «Diritti dell’uomo», non sarebbero esistiti senza il cristianesimo, che è il loro fondamento.

Il cristianesimo ha sacralizzato l’uguaglianza tra le persone. Certo la fratellanza esisteva anche prima, ma è il comandamento dell’amore pronunciato da Cristo che l’ha per così dire imposta». La religione, però, può essere anche motivo di divisione; Rey lo sa bene: «Quando ero in Medio Oriente diventai amico, in modo sincero e profondo, con un palestinese ortodosso. Sono tuttora in contatto con lui. Ed è strano vedere come la sua comprensione del conflitto tra Palestina e Israele sia cambiata, passando dall’essere un conflitto politico a un conflitto religioso.
Questo contesto di tensione interetnica e interreligiosa è ancora più pregnante in Bosnia. Lì la popolazione non cessa di soffrire. Ci sono state le guerre balcaniche, l’occupazione tedesca degli anni Quaranta e i conflitti nella ex Jugoslavia degli anni Novanta. Chi ha vissuto tutto questo tenta di insegnare ai propri figli a fare in modo che non si ripeta. Però questo non basta.
Sempre più giovani avanzano rivendicazioni identitarie e religiose fondamentaliste, opponendo gli uni agli altri. Ma tutto questo non deve impedirci di ritornare al cuore del messaggio d’amore e di benevolenza di Cristo».

Cath.ch/adattamento red

Nicolas Rey, 32 anni, è stato battezzato il giorno di Pasqua. © Lucienne Bittar
5 Aprile 2024 | 10:55
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