https://www.flickr.com/photoskoreanet
Libri

Così papa Francesco vede la vita consacrata

Una lunga chiacchierata con il padre clarettiano Fernando Prado offre a papa Francesco la possibilità di raccontare come vede lui la vita consacrata. La chiacchierata in questione ha preso forma in un libro «La Forza della vocazione. La vita consacrata oggi», nelle librerie in questi giorni. Un volume dedicato alla vita religiosa in cui c’è molto di più di quello che si è letto in giro, in questi giorni.

Francesco guarda alla vita religiosa segnata dal cambiamento che però troppo spesso non equivale alla conversione. E lo dice subito.

«Ciò che veramente mi preoccupa- dice il Papa-  ieri come oggi, è quando questi processi di cambiamento vengono guidati dall’ideologia. È una cosa che desidero sottolineare. Non si tratta di un fatto momentaneo. È invece qualcosa che bisogna smascherare continuamente: uno dei nemici più seri che ha avuto e può avere la vita consacrata è proprio l’ideologia, di qualunque segno essa sia».

Si parte da qui per il viaggio del Papa con padre Bernando Prado classe 1969, nato a Bilbao missionario claretiano, laureato in Scienze dell’informazione e docente di Teologia della missione e Mezzi di comunicazione e vita consacrata, è direttore dell’editrice Publicaciones Claretianas. Il Papa Francesco indica molte delle necessità della vita consacrata oggi, lo fa anche esprimendo giudizi netti su certe situazioni come quando scrive che dopo il Concilio.

«Si arrivò a dire -spiega il Papa- che alcune delle nuove congregazioni, di taglio nettamente conservatore, erano quelle che esprimevano meglio la vita consacrata. Lo dico con vero dispiacere ma, curiosamente, su varie di queste congregazioni – soprattutto su quelle che si distinguevano maggiormente – si è dovuto intervenire, perché si è visto che erano seriamente afflitte da problemi e corruzione».

Meno disciplina, meno obbedienza e più discernimento: «Credo che l’obbedienza di una persona consacrata matura o, meglio, in via di maturazione, è ciò che ti porta a cercare le decisioni necessarie insieme con i tuoi superiori, con la tua comunità». Questo il senso complessivo delle indicazioni del Papa.

Maggiore spazio per i rapporti tra consacrati e fedeli laici. 
«Oggi – dice Francesco- i rapporti reciproci vanno intesi in un quadro ecclesiale più ampio di reciproco servizio e riconoscimento. Non sono semplicemente una questione tra religiosi e gerarchia. Oggi tali rapporti reciproci vanno compresi all’interno dell’intero popolo di Dio, poiché riguardano tutti i battezzati».

La testimonianza di Francesco

Molte le note personali: «Che cosa mi attrasse della vita consacrata e della Compagnia di Gesù? Non so. Forse ero molto egoista ed ero molto centrato su me stesso, ma quello era il primo passo di cui avevo bisogno, era quello che mi veniva da fare: impegnarmi, essere utile, fare qualcosa. Ciò che allora mi spinse – direi – fu quella che oggi definiremmo disponibilità alla Chiesa, essere a disposizione per tutto quello che mi avrebbero ordinato. Certamente la persona di Gesù stava lì da sempre, e mai è scomparsa fin dalla prima chiamata, ma in quel momento, per quanto riguarda l’opzione a favore della vita consacrata, pesò più la disponibilità alla Chiesa».

E ancora: «Quando dissi in casa di voler entrare in seminario, mio padre e mia nonna lo accolsero molto bene, immediatamente, e mi accompagnarono da subito. Mia madre, al principio, no. Era come arrabbiata. Al principio pose resistenze. Non ci vedeva chiaro. «Che finisca l’università». Evidentemente non mi vedeva maturo. Era una cosa che intuiva, ma al principio era anche sospettosa. Poi, invece, mi ha accompagnato tutta la vita. Mio padre, invece, lo accettò subito».

sulla questione della omosessulità nel clero non c’è nulla in più di quello che il Magistero  ha detto fino ad ora, a cominciare dal testo della Istruzione della Congregazione per l’Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri del 2005.

In più Francesco spiega: «Un religioso mi raccontava che, mentre era in visita canonica a una delle province della sua congregazione, era rimasto sorpreso. Vedeva che bravi giovani studenti e anche alcuni religiosi già professi erano gay. Egli stesso aveva dubbi sulla cosa e mi ha domandato se in questo vi era qualcosa di male. «In definitiva – diceva – non è tanto grave; è soltanto un’espressione di affetto». È un errore. Non è soltanto un’espressione di affetto. Nella vita consacrata e in quella sacerdotale non c’è posto per questo tipo di affetti (…) I sacerdoti, i religiosi e le religiose omosessuali vanno spinti a vivere integralmente il celibato e, soprattutto, a essere perfettamente responsabili, cercando di non creare mai scandalo nelle proprie comunità né nel santo popolo fedele di Dio vivendo una doppia vita. È meglio che lascino il ministero o la vita consacrata piuttosto che vivano una doppia vita».

Il Papa mette in guardia dalla mondanità, come sempre, dalla ipocrisia della vita in comunità, del «terrorismo» della mormorazione, e tanto altro con una summa di tutti i discorsi che in questi anni il Papa ha fatto incontrando i religiosi.

E per il futuro uno scopo importante da perseguire: la missione, la profezia. Che necessita memoria. E la missione ad gentes che «continua a essere importante, ma non bisogna perdere di vista questa sana inculturazione che non dimentica mai che il Vangelo deve inserirsi nelle culture, partendo dalle categorie proprie di ciascuna cultura, con un rispetto scrupoloso e senza fare proselitismo. L’evangelizzazione vera cammina per la strada della testimonianza. L’ho detto in altre occasioni: attrazione sì, proselitismo no».

Questione femminile e questione ecologica concludono il viaggio nella vita consacrata di Papa Francesco.

fonte: acistampa/red

https://www.flickr.com/photoskoreanet
10 Dicembre 2018 | 11:21
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Francesco (78), Papa (1255)
Condividere questo articolo!