Consorelle e confratelli in occasione della festa dell’Ascensione sul San Salvatore. (Foto Luca Foresti)
Ticino e Grigionitaliano

Confraternite: dal passato a oggi artefici di carità sul territorio

di Katia Guerra

Testimoniare la fede collaborando alla vita della parrocchia e aiutando il prossimo, e custodire le tradizioni e i suoi valori: è questo, in sintesi, ciò a cui sono chiamati i confratelli e le consorelle, «che non sono tali solo quando indossano l’abito durante le feste priorili e le processioni, ma lo sono sempre, ogni giorno dell’anno», sottolinea Natale Cremonini, priore generale dell’Unione delle Confraternite della Diocesi di Lugano (UCDL).

Nella Svizzera italiana ci sono attualmente fra le 70 e le 80 confraternite. «La maggior parte è attiva, mentre altre lo sono meno. Fra i nostri compiti, come Unione, oltre che essere un punto di riferimento e di collegamento con la Diocesi, c’è anche quello di aiutare le confraternite in difficoltà a ritrovare vitalità», ci spiega. E questo perché esse hanno un ruolo importante nella Chiesa, nel mantenere viva e animare la vita delle parrocchie, tenendo aperti e conservando i luoghi di culto, stando accanto al parroco, nella preghiera e nel testimoniare la fede con il proprio esempio di vita e animando momenti di condivisione. Un aiuto e un sostegno del quale non sempre nel passato i parroci e i fedeli sono stati consapevoli. «Anche di questo abbiamo parlato con il vescovo Alain de Raemy durante il nostro primo colloquio, nel quale abbiamo chiesto la possibilità di incontrarlo per uno scambio di esperienze e lui ha dato la sua disponibilità per domani, 19 marzo», evidenzia Cremonini. Lo sguardo dell’Unione è rivolto anche al futuro, con l’invito alle confraternite a farsi accoglienti e a dar prova di vicinanza, in particolare verso i giovani e le famiglie. «È importante aprirsi e rendere visibile il dono prezioso della fede che ci è stato tramandato », evidenzia Cremonini. Papa Francesco, di recente, rivolgendosi nelle specifico alle confraternite italiane, le ha invitate a rinnovarsi in comunione con la Chiesa e a lasciarsi animare dallo Spirito Santo: «Camminate – ha affermato il Papa – come fate nelle processioni; così fatelo in tutta la vostra vita di comunità ».

La testimonianza di un giovane

«È stata mia nonna a spingermi ad entrare nella confraternita di Arosio che è una realtà da sempre presente fin dalla mia infanzia», ci racconta Fabio Barchi, 37 anni, che quest’anno ha assunto l’incarico di priore (ndr, l’incarico di priore in alcune confraternite viene assunto annualmente). «Mi sono subito sentito come in una famiglia. La presenza della confraternita in una comunità crea legami anche oltre i due momenti «forti» dell’anno che sono la festa della Madonna del Rosario e la festa padronale di San Michele. Ad Arosio queste feste sono ancora molto sentite e partecipate anche per la presenza della confraternita. Oltre ai momenti religiosi, ci sono anche quelli comunitari e conviviali. Sono esperienze che ti entrano dentro e che porti con te», ci dice. «Sono credente e con la mia famiglia frequento la Chiesa». Sua figlia è ancora piccola, ma Fabio la porta con sé affinché possa anche lei approfittare di questa presenza sia per il suo cammino di vita che di fede.

La ricerca di nuovi giovani è una preoccupazione di molte confraternite, che sono alla ricerca di strategie per rinnovare e attrarre nuove persone. In passato, il passaggio da chierichetto a confratello era pressoché naturale. Oggi non è più così e allora diventa importante il passaparola e l’andare incontro, come lo dimostra la testimonianza di Daniele Sauro. Si è avvicinato alla chiesa dell’Immacolata di Lugano quando la cattedrale, che era solito frequentare, è stato chiusa per i restauri. «Mi sono trovato bene in questa comunità e ho iniziato a portare anche i miei tre figli», ci dice. «Quando mi è stato chiesto di entrare a far parte della Confraternita ho accettato, per il legame che si è creato e anche per sostenere queste iniziative». Si sente vicino al pensiero cristiano, che lo accompagna nella vita. «Mi fa riflettere il fatto che se tutto seguissero anche solo alcuni dei dieci comandamenti il mondo sarebbe migliore».

Anche una donna priora

Christa Bisang è invece da molti anni priora dell’arciconfraternita della Buona Morte e dell’Orazione di Lugano (ndr, il nome deriva dall’accompagnamento dei moribondi e i defunti). «Il mio compito di priora è quello di spiegarne la spiritualità, la lunga storia, impartire catechesi anche a confratelli», ci spiega. «Auspico che la donna possa sempre trovare accoglienza in una confraternita, è una vocazione. Spesso mi commuovo per quello che operano i nostri confratelli e consorelle con naturalezza. Alcuni vengono chiamati/e al capezzale di moribondi per l’accompagnamento con la preghiera del trapasso. Ho anche sempre notato un grande rispetto da parte dei confratelli, ci troviamo in amicizia e in un bellissimo cammino di comunione. Il centro della nostra confraternita è Cristo Salvatore e la Madonna. I nostri membri pregano giornalmente il S. Rosario ricordando gli ammalati, le anime del Purgatorio. Talvolta siamo presenti a funerali pregando assieme ai famigliari. È questa la nostra vocazione, ritrovandoci anche annualmente per la Messa all’Ascensione sul S. Salvatore».

Sodalizi di laici in Ticino fin dal 1291

Delle 1200 confraternite recensite in Ticino, oggi ve ne sono attive un’ottantina. Sono associazioni volontarie di fedeli laici con fini religiosi. Promuovono il culto, la preghiera personale e comunitaria, e si impegnano in opere di carità, ispirandosi al Vangelo. La loro presenza ha ricadute sulla vita sociale. Sostengono il culto eucaristico, il suffragio dei defunti o quello mariano: la Madonna del Rosario, del Carmelo, della Cintura, dell’Addolorata. Ad opera delle confraternite nelle chiese ticinesi si conservano altari e statue dedicate alle varie devozioni. Fiorite dal Medioevo e dai tempi di San Carlo Borromeo, conobbero il massimo fulgore nel Sei-Settecento. Poi, dalla seconda metà nell’Ottocento, l’allontanamento dalla vita religiosa ne sancì la scomparsa di molte. Dal 1970, il bisogno di vivere in fraternità e di conservare la religiosità popolare portò alla nascita di un’organizzazione mantello, l’UCDL, che oggi cerca di ridare vitalità alle meno attive, ritornando allo spirito originale, adeguandolo e puntando su un’esperienza di fede semplice ma pregnante.

Il vescovo Alain de Raemy incontrerà le consorelle e i confratelli da tutto il Ticino, domenica 19 marzo a partire dalle 16 a Rivera. Il ritrovo è nella chiesa parrocchiale per i Vespri solenni.

Consorelle e confratelli in occasione della festa dell’Ascensione sul San Salvatore. (Foto Luca Foresti)
18 Marzo 2023 | 11:19
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