Un bambino di Haiti
Internazionale

Conferenza episcopale hatiana: durissimo atto d'accusa contro la classe dirigente

Un durissimo atto d’accusa contro l’attuale classe dirigente haitiana è contenuto nel comunicato diffuso nel fine settimana dalla Conferenza episcopale haitiana (Ceh), che si è incontrata la scorsa settimana mentre nel Paese la situazione sociale ed economica è sempre più esplosiva, per le proteste che si protraggono da settimane e la carenza di carburante. Negli ultimi giorni la Polizia ha usato lacrimogeni contro i manifestanti che chiedono da molti mesi le dimissioni del presidente della Repubblica Jovenel Moïse.

L’atteggiamento dei vescovi è di «indescrivibile angoscia» di fronte a come si presenta il Paese da oltre un mese: «È come se fossimo in uno stato di guerra fratricida. Ci siamo arrivati per il comportamento di funzionari e dirigenti eletti. Questo non è più il momento di proclamare che siamo tutti colpevoli. Questa non è la verità; né di dire che condanniamo genericamente qualsiasi violenza; essa ha un’origine».

Prosegue la nota: «Nonostante i nostri ripetuti appelli negli ultimi due anni, gli attuali leader, eletti e responsabili politici, rimangono sordi, impegnati a gestire il loro potere, i loro privilegi e i loro interessi meschini. Nel frattempo, alcuni settori della società diventano sempre più ricchi, sulle spalle dei poveri che non possono mangiare o pagare per la scuola dei loro figli».
Si chiedono i vescovi haitiani: «Esiste una violenza più atroce che vivere costantemente nell’insicurezza? Cosa c’è di peggio della miseria nera che toglie ogni speranza? Nessun popolo deve accettare la miseria, povertà e violenza in modo disfattista. Quindi, i più alti poteri dello Stato devono assumersi le proprie responsabilità per garantire il buon funzionamento del paese e delle istituzioni; essi sono moralmente responsabili della sicurezza e del benessere della popolazione. E, in primo luogo, il presidente della Repubblica. Se il Paese è in fiamme, è a causa della loro irresponsabilità». Da qui il chiaro invito a trarre le conseguenze di questa situazione: «Come possono non sapere ciò tutto il mondo sa? Serve un sussulto di consapevolezza, per misurare l’entità dei fallimenti accumulati e di trarne le conseguenze. È ora di agire per cambiare la vita ad Haiti. Domani sarà troppo tardi».

La nota si conclude con un invito: «Popolo haitiano, uniamoci per sconfiggere insicurezza, corruzione, impunità, violenza e tutti i germi di morte. Dio ci ha creati per la vita. Per questo, abbiamo il diritto di esistere e vivere con dignità». Nei giorni scorsi anche la Conferenza dei religiosi di Haiti aveva chiesto in una nota «la creazione immediata di un Governo d’emergenza nazionale».

Agenzie

Un bambino di Haiti
30 Settembre 2019 | 11:08
Tempo di lettura: ca. 1 min.
accusa (1), haiti (118), vescovi (150)
Condividere questo articolo!