Concerto: «Missa pro defunctis» del compositore Francesco Cavalli

Il Coro della Radiotelevisione svizzera, l’ensemble ospite di fiati «La Pifaresca» e I Barocchisti diretti da Andrea Marchiol in collaborazione con RSI e la Parrocchia di San Nicolao di Lugano presentano un concerto dedicato alla celebre Missa pro defunctis del grande compositore Francesco Cavalli, noto operista e autore di musica sacra succeduto, tra gli altri, a Claudio Monteverdi e Giovanni Rovetta alla guida della Cappella Marciana di Venezia.

Nella Stagione 2021-2022 «Requiem», dedicata alle vittime fisiche e morali della Pandemia, l’Associazione I Barocchisti – secondo la scelta del direttore artistico e musicale M.o. Diego Fasolis – offre ancora l’esecuzione di un capolavoro strumentale e vocale caratterizzato, questa volta, dalla presenza dialogica dei due cori nel c.d. stile policorale che, proprio nella Basilica veneziana di San Marco, ebbe un grande sviluppo in ragione della stessa disposizione architettonica delle cantorie; le voci del Coro della Radiotelevisione svizzera saranno accompagnate dall’organo (Davide Pozzi), dal violoncello (Alessandro Palmeri), dal violone (Vanni Moretto), due tiorbe (Michele Pasotti e Francesco Tomasi)  e da un ensemble di fiati (l’Ensemble La Pifarescha – cfr. cv allegato) costituito da tre tromboni  (Mauro Morini, Ermes Giussani, Davis Joseph Yacus) e un cornetto (Andrea Inghisciano). Il programma sarà arricchito da brani strumentali e vocali di Giovanni Gabrieli e Biagio Marini.

Il concerto si terrà presso la Chiesa di San Nicolao della Flüe di Lugano (via Besso 23A) domenica 30 gennaio alle ore 20.30

Costo dei biglietti: Intero CHF 40.-; Ridotto 20.– (AVS, Rete 2); Studenti 10.-

Prenotazione del biglietto attraverso il sito: www.barocchistiecoro.ch, L’uso della mascherina FFP2 e l’esibizione del certificato covid19 (regola 2G) sono obbligatori.

«Missa pro defunctis«

«La Missa pro defunctis che Cavalli destinò alle proprie esequie ci è pervenuta in una copia manoscritta databile 1747/48.

Essa risale agli ultimi anni di vita del compositore, quando, ormai lontano dai fasti e dai successi ottenuti dai suoi «drammi per musica», la sua attenzione si era rivolta prevalentemente alla musica sacra. I musicologi sono concordi nel datare la composizione intorno al 1675, un anno prima della morte. La copia manoscritta filologicamente più attendibile (l’autografo è andato perduto) è conservata nella Saechsische Landesbibliotek di Dresda; in essa, oltre al titolo Missa pro defunctis octo vocibus, Dns M° Cavalli, sui fogli di guardia vi è questa interessante postilla:

«Alla morte di questo Maestro Cavalli ha (sic) ordinato nel suo Testamento che sia posto un Capitale di sua proprietà alla pubblica Zecca che rendesse il prò di annue Lire Venete 180, le quali divise in due partite fossero contribuite a/li Cantori che intervenivano a cantare questa stessa sua Opera mortuaria, l’una in San Lorenzo nel mese di Luglio, l’altra in San Marco nel mese di Gennaro».

Il testo cui Cavalli si attenne per la composizione del Requiem – quello stabilito dal Concilio di Trento e codificato nel Messale di Pio V (1570) – prevedeva per la liturgia per i defunti nove parti in musica: lntroitus, Kyrie, Graduale, Tractus, Sequentia «Dies  Irae», Offertorium, Sanctus & Benedictus, Agnus Dei e Communio. Di queste nove Cavalli ne mise in musica sei, omettendo per ragioni di brevità il Graduale «Requiem aeternam», il Tractus «Absolve me Domine» e il Communio «Lux aeterna», Oltre alle sei delle nove parti canoniche, la Missa pro defunctis presenta al termine il «responsoriurn ad absolutionem» Libera me Domine a 5 voci. La presenza di questo responsorio sta ad indicare il carattere «solenne» dell’opera, ciò che era evidentemente nelle intenzioni del suo autore, aduso alla fastosità delle celebrazioni liturgiche in San Marco.

Il Responsorio «Libera me», non fa parte della liturgia ordinaria per i defunti ma viene cantato soltanto nelle celebrazioni solenni. Nella Missa pro defunctis di Cavalli è l’unico brano a 5 voci (soprano, alto, tenore I & II e basso). L’elaborazione polifonica- vincolata nella distribuzione delle cinque voci alla struttura responsoriale – nonostante il tetro e opprimente contenuto testuale, si sviluppa con serena e composta linearità melodico-armonica per tutta l’ampiezza del brano».

28 Gennaio 2022 | 06:18
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