Ticino e Grigionitaliano

Commento ai Vangeli di domenica 9 giugno

Calendario romano

Anno A / Mt 11, 25-30 / XIV Domenica del Tempo ordinario

Non avere paura, Ti prendo io!

di Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

La società contemporanea ci suggerisce che la libertà è un bene indispensabile, un diritto fondamentale. L’autodeterminazione è una conquista inalienabile delle persone e dei popoli. Da un lato questo è un traguardo importante, che «Caritas Ticino» sostiene quando dice che la povertà sarà sconfitta ogni volta che un uomo o una donna diventeranno soggetti economici produttivi, in altre parole, protagonisti della generazione di ricchezza per sé e la propria famiglia. Nel campo esistenziale, tuttavia, la ricchezza non è di cose, quindi non si misura in quantità, in produzione, in potenziale tecnologico di sviluppo, perché è costituita di un bene tanto concreto quanto intangibile: la relazione.

La relazione non si possiede, si accoglie, non si costruisce, si scopre, non si impone, si offre. Per indicare questo rapporto profondo e spesso ferito, Gesù, nel Vangelo di questa domenica, porta ad esempio i bambini, non perché sono buoni, né innocenti, ma perché hanno bisogno di qualcuno che interpreti i loro desideri, si fidano senza riserve, sono gioiosi ed entusiasti e non abbandonano l’amore. A chi è come questi «piccoli» sono rivelati i segreti del Regno: con loro diventa concreto, un uomo di cui fidarsi, perché salva e libera, guarisce e dà la vita senza limiti. Gesù non predica nulla di nuovo: sempre Dio ha chiesto questa fiducia al suo popolo, contro ogni aspettativa, al di là delle previsioni politiche, militari, economiche, inviando agli Israeliti uomini che ricordavano loro l’appassionata vicinanza del Dio dei loro padri. Tuttavia è diverso da chiunque lo abbia preceduto, perché è il Creatore stesso, venuto nella carne a parlare alla nostra carne, nell’umanità a svelare la nostra umanità. Quando ero bambino mio padre mi faceva volare in alto, sopra la sua testa, ed era paura e fiducia insieme: non mi ha mai lasciato cadere. Con Gesù è lo stesso: se ci lanciamo nella vita, Lui ci prende sempre, non ci lascia mai da soli a farci male.


Calendario ambrosiano

Anno A / Lc 6,20-31/ Domenica VI dopo Pentecoste

Povertà e beatitudine, appello alla condivisione

di don Giuseppe Grampa

Della grande pagina delle Beatitudini abbiamo due redazioni: quella secondo Matteo e quella secondo Luca. Matteo colloca Gesù sul monte, come nuovo Mosè che enuncia la nuova Legge; Luca ci porta in pianura, quasi a sottolineare il discendere di Gesù, il suo mettersi al nostro stesso livello. Ancora, per Luca, Gesù dice: «Beati voi poveri…», mentre Matteo precisa: «Beati i poveri in spirito». Più interiore e spirituale Matteo che proclama beati coloro che sono interiormente poveri. Luca non solo non ha questa sottolineatura spirituale ma anzi ne rafforza la concretezza, direi quasi la materialità aggiungendo alle beatitudini le maledizioni «guai a voi»: ai ricchi, ai sazi, ai gaudenti.

A molti questa beatitudine della povertà è sembrata la consacrazione della povertà, invito alla rassegnata accettazione con la promessa di una beatitudine che nell’al di là ricompenserebbe chi quaggiù ha patito povertà. Proprio questa parola ha fatto dire che la religione sarebbe alienazione, rassegnazione passiva. E bisogna riconoscere che tale accusa è stata talora pertinente. Per questo io credo che per annunciare la beatitudine della povertà bisogna prima annunciare la maledizione della povertà quando essa è conseguenza dell’ingiustizia, della iniqua distribuzione delle risorse della terra, del privilegio di pochi a danno di molti. Che Luca accompagni la beatitudine della povertà con la maledizione della ricchezza, della sazietà, del godimento di pochi non è forse un appello a riconoscere che l’ingiusta distribuzione delle risorse è causa di povertà? Eppure dobbiamo dire, con coraggio, la beatitudine della povertà quando essa è scelta, segno di sobrietà, di condivisione. Ricordiamo Zaccheo, uomo che si era arricchito ingiustamente ma è pronto, incontrando Gesù, a ristabilire la giustizia e a dare metà dei suoi beni ai poveri. La beatitudine della povertà interpella così il nostro stile di vita e domanda, in primis, solidarietà e condivisione.

8 Luglio 2023 | 11:36
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