Ticino e Grigionitaliano

Commento ai Vangeli di domenica 18 giugno

Calendario romano

Anno A / Mt 9,36-38.10,1-8 / XI Domenica del Tempo ordinario

Ora so dove andare: vado dove vai Tu

di Dante Balbo, dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino

Tu non mi lasci mai, non dimentichi la mia solitudine, il mio vagare smarrito, in una vita che passa e mi porta lontano, abbagliato da mille promesse che si rivelano miraggi, incantato da progetti che mi paiono soluzioni e invece sono vicoli senza uscita. Tu sei un Dio compassionevole, che aspetti alla finestra il mio ritorno, che sali sulla torre per vedermi da lontano e corrermi incontro.

Quando ero perso, schiavo delle cose di ogni giorno, contento della mediocrità del cibo che mi davano, pensando che non vi fosse altro per nutrirmi, tu ti commuovevi, fino alle lacrime, perché sapevi che mi mancava una guida, uno che conoscesse un bene più grande per me. Quante volte mi hai mostrato la tua benevolenza, circondandomi di persone amiche, insegnandomi che potevo smetterla di pretendere di farmi da solo, perché mi avevi preparato una casa dove trovare conforto. Per mostrarmi il tuo amore ti sei spogliato, svuotato della tua maestà, abbassato fino a lasciarti contenere in un corpo fragile, ma con dentro una passione smisurata, un cuore che porta sulla terra la tenerezza del Padre che ti ha mandato da me. Per farmi capire quanto mi amavi hai usato parole di ogni giorno, ti sei fatto maestro, pastore, vignaiuolo, compagno di viaggio, agricoltore, carpentiere, sposo gioioso portatore d’acqua, amico insistente. Non bastava, perché hai voluto lasciarti impregnare dalle viscere di madre, che fremono e accolgono e generano la vita e la custodiscono anche quando ha già preso una strada lontana. Questo è quello che mi dici in questa undicesima domenica in cui l’ordinario del quotidiano cammino si fa miracolo di misericordia. Mi commuovi Signore, quando guardi le folle, ma non sono anonime, sono le pecore che conosci una per una, le chiami per nome e il tuo cuore si spalanca per me. Se ti accolgo, non posso più guardare un uomo, una donna, un vecchio e un bambino con la stessa indifferenza e finalmente so dove andare: dove vai tu.


Calendario ambrosiano

Anno A / Gv 3,16-21 / Domenica III dopo Pentecoste

Lo stile e l’esempio di Dio, sguardo buono sul mondo

di don Giuseppe Grampa

Dio ha tanto amato il mondo. C’è in questa straordinaria parola la rivelazione del volto autentico di Dio. Dobbiamo quindi sconfiggere le deformazioni, le caricature che di Dio sono state fatte. Troppe volte il volto di Dio è quello di implacabile giustiziere, faraone onnipotente e distante e invece: Dio è questa irrevocabile decisione di amare il mondo, di guardarlo con benevolenza. E perciò niente di ciò che esiste può essere guardato con disprezzo. Né il mondo, né l’umanità, né la natura, né il corpo troppo spesso avvilito. Il miracolo della vita, vita della natura e vita dell’uomo esce dalle mani del Creatore come ci ricorda la prima lettura.

E anche di fronte al male e al peccato la decisione di Dio è solo ed esclusivamente positiva. Anzi Paolo sottolinea che «molto più» è la volontà di bene rispetto all’alta marea del peccato. Se questo è il volto di Dio, allora quando l’uomo si curva con intelligenza sul mondo per conoscerlo, migliorarlo, trasformarlo partecipa di questo stile di Dio.

Quanto distante da questo stile di Dio l’atteggiamento di quanti si dicono credenti ma sono capaci solo di giudizio e condanna. Dio ha tanto amato il mondo da «dare»….il verbo che l’evangelista adopera viene da lui usato anche per indicare il gesto con il quale il Figlio di Dio si è consegnato nelle mani degli uomini fino alla morte.

Così, accanto al gesto dell’amore incondizionato, appare il segno della croce, segno di un Dio messo tra gli scellerati e i malfattori, un Dio che ha tanto amato il mondo fino al dono incondizionato di Sé: «Perché il mondo sia salvato…».

Il mondo, la vicenda umana, pur nella loro grande ricchezza, hanno bisogno d’esser salvati, sottratti a quella vanità, a quella costitutiva incertezza che segna i nostri giorni che vanno verso la fine.

«Cielo e terra passeranno, non la mia parola». A questa parola, Evangelo di salvezza, affidiamo noi e i nostri giorni.

18 Giugno 2023 | 06:46
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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