Chiesa Cattolica e dilemmi etici sulla guerra

Dopo quasi tre mesi di guerra in Ucraina, le domande sulla liceità della resistenza, sull’invio delle armi, sul conflitto stesso restano ancora intatte. Domande che interrogano sia la fede cattolica, sia l’idea stessa di come si debba regolare la comunità internazionale, un punto essenziale in un mondo sì interconnesso, ma tutt’altro che pacificato. Per guidarci in questa riflessione, Aleteia ha contattato il professor Rocco D’Ambrosio, presbitero e ordinario di Filosofia Politica presso la Pontificia Università Gregoriana.

Professore quali sono i termini di questa questione?

Il punto sono i dilemmi etici relativi alla difesa armata. Sono le domande che ci siamo posti in queste settimane, vale a dire se è lecito che gli Ucraini si difendano con le armi, se è etico aiutarli come comunità internazionale.

Partiamo da qui allora: è lecito aiutarli? Non stiamo peggiorando la situazione?

Nella dottrina cattolica esiste il diritto alla difesa personale e poi esiste nel Catechismo (2309) la legittima difesa con la forza militare, a livello popolare, che ha delle particolari condizioni di liceità tra cui essere vittima di aggressione, essa non deve causare un danno maggiore della stessa aggressione, deve essere stata provata prima la via diplomatica. ecc. Essa si basa quindi su quella personale. Io posso usare le armi – almeno per quanto riguarda la persona singola -, però la persona singola può anche offrirsi come martire, io posso fare questa rinuncia evangelica ma è personale, tuttavia se a fianco a me c’è un disabile, un anziano, un bambino io ho il dovere, ripeto il dovere, di difenderlo, perché ho la responsabilità di proteggerlo. Quando la difesa riguarda gli indifesi è un dovere morale attuarla. Anche se sono un pacifista convinto. Lo stesso si applica alla difesa collettiva, che dovendosi occupare anche degli indifesi, è sempre legittima. È un obbligo morale, non solo cristiano, ma anche civile e costituzionale. Su questa linea si inserisce il richiamo all’ingerenza umanitaria, nella formulazione di Giovanni Paolo II: «Quando le popolazioni civili rischiano di soccombere sotto i colpi di un ingiusto aggressore e a nulla sono valsi gli sforzi della politica e gli strumenti di difesa non violenta, è legittimo e persino doveroso impegnarsi con iniziative concrete per disarmare l’aggressore. Queste tuttavia devono essere circoscritte nel tempo e precise nei loro obiettivi, condotte nel pieno rispetto del diritto internazionale, garantite da un’autorità riconosciuta a livello soprannazionale e, comunque, mai lasciate alla mera logica delle armi» (Pace in terra agli uomini che Dio ama, 1° gennaio 2000).

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16 Maggio 2022 | 08:16
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etica (21), ucraina (213)
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