Avvento 2020: letture di Bibbia e Corano (III)

Nel corso di questo periodo di avvicinamento a Natale, periodo che è contrassegnato dall’incertezza preoccupante della pandemia in corso, il biblista ticinese e esperto di religioni abramitiche Renzo Petraglio fornirà, a cadenza settimanale, preziosi stimoli per una riflessione spirituale interreligiosa che permette di guardare nella personale interiorità per costruire una vita sociale più umana e umanizzante. Chi volesse leggere i testi proposti negli anni precedenti, visiti pure il sito www.absi.ch (rubrica: formazione biblica/letture interreligiose). Ecco il terzo scritto di questo Avvento. 

Ascoltare e mettere in pratica (Avvento 2020: terza settimana)

Durante le prime due settimane dell’avvento, le letture che abbiamo fatto hanno insistito sulla necessità di accogliere e di ascoltare Gesù e il suo messaggio. E, per questa terza settimana, ho pensato a due letture che ci mostrano quale deve essere la buona reazione dopo aver ascoltato la parola.

La prima lettura è una pagina del Vangelo di Matteo. Gesù, nel tempio, è interpellato e criticato dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Rispondendo, Gesù dice loro[1] :

28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. E, venuto vicino al primo, disse: «Figliolo, va oggi, lavora nella vigna». 29Egli però rispondendo disse: «Non voglio». Più tardi però, cambiando parere, egli andò nella vigna. 30 il papà, venuto poi vicino all’altro, gli parlò nello stesso modo. Il figlio rispondendo gli disse: «Sì, signore, vado». Ma non vi andò. 31Quale dei due figli fece la volontà del padre?».

(I capi religiosi) gli dicono: «Il primo».

Gesù dice loro: «In verità, vi dico: gli esattori delle tasse e le prostitute vi precedono nel regno di Dio. 32Infatti, Giovanni Battista è venuto presso di voi nella via della giustizia, e voi non avete creduto a lui. Invece gli esattori delle tasse e le prostitute hanno creduto a lui. Voi però, pur avendo visto, più tardi non avete cambiato parere per credere a lui» (Matteo 21,28-32).

Nel suo intervento Gesù presenta una situazione familiare: un papà che, in modo delicato chiede ai suoi due figli di andare a lavorare nella vigna. Il primo figlio è un ribelle, egli rifiuta l’invito dicendo: «Non voglio» (v. 29). Ma più tardi, forse dispiaciuto per aver reagito con durezza, «cambiando parere, egli andò nella vigna» (v. 29).

Allo stesso invito di papà il secondo figlio reagisce in un modo molto rispettoso[2], gli manifesta un rispetto formale chiamandolo «signore» (v. 30). Ma, dietro questo formalismo messo in scena, ecco il rifiuto. Il comportamento del primo figlio è dunque migliore; è lui che fa la volontà di papà. Anche le autorità giudaiche si dicono d’accordo.

Partendo da questa constatazione, Gesù adesso getta il suo sguardo sulla realtà che lo circonda. Le autorità hanno rifiutato il messaggio del Battista: Giovanni ha vissuto e ha mostrato il cammino di un giusto comportamento rispetto a Dio e alla parola di Dio[3]. Ma essi non gli hanno fatto fiducia e non hanno cambiato il loro ingiusto comportamento. Ben diversa è stata la reazione degli esattori delle tasse e delle prostitute. Ed è così che queste persone «vi precedono nel regno di Dio » (v. 31).

E questo verbo al presente, «vi precedono», è un invito urgente anche per noi oggi. Il Vangelo non ci chiede di presentarci come dei giusti e di nasconderci dietro apparenze e formalismi. Il Vangelo ci chiede un cuore capace di ascoltare e di cambiare per accogliere la ›novità’ annunciata da Gesù. È adesso che noi siamo invitati/e a fare la volontà del Padre e a entrare, oggi stesso, nel Regno.

Con parole diverse anche il Corano ci esorta a comportarci in questo modo. Leggiamo infatti:

17Buona notizia per coloro che si allontanano dagli idoli e ritornano a Dio! Annuncia questa buona notizia ai miei servitori 18che ascoltano la mia parola e la seguono in quel che è migliore. Sono loro quelli che Dio guida, sono loro quelli che sono dotati di un intelletto sano» (Sura 39,17-18).

Questi due versetti, come altri nella sura 39, ci invitano a credere e a praticare il bene ; una buona notizia ci è annunciata per la vita futura[4]. Questa buona notizia – sottolineata con due espressioni legate una all’altra nel verso 17[5] – è per le persone che abbandonano le false divinità e che «ritornano a Dio». Questa buona notizia, ci dice il verso successivo, è per quelle e quelli che ascoltano la parola di Dio e «la seguono in quel che è migliore»[6]. Quest’ultima espressione mette dunque l’accento sul messaggio più intenso, sul ›cuore’ della parola di Dio. Ecco ciò che il Corano ci invita a fare, a conformarci alla parola che Dio ci rivolge.

Anche se noi a volte rifiutiamo la parola di Dio che ci invita a «lavorare oggi nella vigna», noi dobbiamo fare come quel figlio del quale Gesù ci parla nel Vangelo: «Più tardi però, cambiando parere, egli andò nella vigna» (v. 29).

Coraggio, mia cara, coraggio, amico mio! Andiamo insieme a lavorare.


[1] Per le varianti nei manoscritti greci di questa pagina, cf. F. De Carlo, Vangelo di Matteo. Nuova versione, introduzione e commento, Paoline, Milano 2016, p. 526s., nota 66.

[2] Così O. Da Spinetoli, Matteo. Il vangelo della chiesa, Cittadella, Assisi (PG) 1983, p. 576.

[3] Qui la parola « giustizia » indica la conformità alla parola di Dio. Così R. Manes, Vangelo secondo Matteo. Traduzione e commento, in I Vangeli, a cura di R. Virgili, Ancora, Milano 2015, p. 362.

[4] Cf. Le Coran. Traduction française et commentaire, par Si Hamza Boubakeur, Maisonneuve & Larose, Paris 1995, p. 1435.

[5] Per le due espressioni « buona notizia » e « annunciare una buona notizia » e le loro utilizzazioni frequenti nel Corano, cf. A. Godin et R. Foehrlé, Coran thématique. Classification thématique des versets du Saint Coran, Éditions Al-Qalam, Paris 2004, pp. 749-751.

[6] Cf. Le Coran. Traduction française et commentaire, par Si Hamza Boubakeur, Maisonneuve & Larose, Paris 1995, p. 1441.

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13 Dicembre 2020 | 16:12
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