Ticino e Grigionitaliano

«Architettura e teologia nella costruzione di chiese». Mario Botta e altri nel volume curato da don Arturo Cattaneo

Mario Botta ha visto nella costruzione di chiese «una sfida estrema» (Architetture del sacro. Preghiere di pietra, p. II). Una sfida che coinvolge teologia e architettura. Costruire una chiesa è sempre stato uno dei compiti più difficili per un architetto, per la realtà così speciale, unica – trascendente – che essa è chiamata ad accogliere e a manifestare. Tale compito si è fatto ancora più arduo nella nostra epoca per la secolarizzazione che porta ad una crescente difficoltà o incapacità di comprendere proprio il senso della trascendenza. Si è così persa la centralità che occupavano le chiese – e soprattutto le cattedrali – nelle città, dove rimangono soprattutto come attrazione per i turisti, mentre gli edifici che caratterizzano i nuovi centri urbani sono quelli di carattere politico, economico (banche), sportivo (stadi) e culturale (musei, centri di congressi, ecc.). Si diffonde una «società liquida», come la chiamò il filosofo polacco Zygmunt Bauman (1925-2017), in cui regna la convinzione che «il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza». Papa Francesco ha detto ancora di più: «Più che liquida, ci troviamo in una società gassosa». Perciò, gli architetti, gli artisti e i teologi sono oggi più che mai chiamati ad affrontare la grande sfida di creare un edificio che sostenga, sospinga e promuova l’incontro dell’uomo con Dio, che ci viene incontro, specialmente nella liturgia. La sfida di riannodare quell’alleanza feconda tra Vangelo e arte, a cui si riferiva san Giovanni Paolo II nella Lettera agli artisti (1999).

Con il desiderio di offrire spunti che possano contribuire a rispondere a questa sfida, il 29 aprile 2022 si è svolto nella Facoltà di Teologia di Lugano un Convegno intitolato: «Architettura e teologia nella costruzione di chiese», con l’intervento di architetti, storici dell’arte e teologi, i cui contributi sono stati ora raccolti in questo volume, arricchito da un pregevole studio di Rodolfo Papa, artista, storico e filosofo dell’arte. Essi hanno affrontato la tematica da vari punti di vista: don Arturo Cattaneo sintetizza le principali esigenze teologiche nella costruzione delle chiese; Rodolfo Papa riflette sull’architettura sacra, Andrea Longhi sulle interrelazioni fra committenti, progettisti e comunità; Ralf van Bühren offre una panoramica dell’evoluzione avvenuta nell’ultimo secolo; Paolo Zermani mette in rilievo il rapporto fra i progetti di chiese rispettivamente con «la terra», «la luce» e «il silenzio», esplicitando tali rapporti con edifici di culto da lui realizzati.

Per ultimo, Mario Botta offre alcune riflessioni sullo spazio del sacro nella costruzione di chiese, mostrandone l’applicazione in nove progetti di chiese da lui costruite. Egli ha fra l’altro denunciato il diffondersi della costruzione di chiese lontane dalla ricerca della bellezza, ipotizzando che ciò sia dovuto «a degli sbalzi ideologici, basti pensare agli approcci postsessantottini, dove si teorizzava persino che la miglior chiesa era quella nei garage o nelle grandi fabbriche, nelle grandi strutture dismesse, come se il sacro potesse trovare espressione non importa dove. C’è tutta questa cultura post-sessantottina che deve essere rivista. Credo che sia stato un bene tentare di resistere a questa finta democratizzazione dello spazio di culto». Considerazioni che hanno portato l’architetto ticinese a dichiarare che «la nostra generazione, nel breve scorrere di pochi decenni, sembra aver smarrito gli ideali e i valori che avevano motivato la «ricerca paziente» degli architetti nostri maestri».

In effetti, osserva don Arturo Cattaneo, a volte si ha l’impressione che in certi progetti di chiese l’architetto sia soprattutto alla ricerca dell’originalità. Ben diversa dovrebbe essere l’arte sacra, poiché – come ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica – essa «è vera e bella quando, nella sua forma, corrisponde alla vocazione che le è propria: evocare e glorificare, nella fede e nella adorazione, il Mistero trascendente di Dio, Bellezza eccelsa di Verità e di Amore, apparsa in Cristo» (n. 2502).

Nel suo contributo don Cattaneo si sofferma a riflettere sulla collocazione del tabernacolo, nel quale si trova realmente presente Gesù Cristo. Una presenza che costituisce, per così dire, il cuore della chiesa quando non si celebra la Messa, un cuore che attira i fedeli, invitandoli a sostare in adorazione, preghiera, ringraziamento… La presenza del tabernacolo non è quindi semplicemente dovuta a motivi di ordine pratico: lasciarvi le ostie consacrate che non sono state distribuite nella Santa Messa o prenderle nel caso mancassero per la distribuzione della Comunione, per dare l’Eucaristia fuori dalla Messa. Nella progettazione di una chiesa si dovrà perciò tener presente una duplice esigenza: la centralità dell’altare (con sede e ambone) per la celebrazione della Messa e un’adeguata collocazione del tabernacolo, convogliando verso di lui i fedeli in tutto il tempo in cui nella chiesa non viene celebrata l’Eucaristica e permettendo loro di rimanere a pregare davanti ad esso. Due esigenze non facili da compaginare. In effetti, si osserva che l’accentuazione data negli ultimi decenni alla centralità dell’altare ha portato a «mettere in un angolo» il tabernacolo, spesso senza neppure la possibilità di inginocchiarsi davanti ad esso.

Il 22 maggio a Lugano alle 20
La presentazione del volume «Architettura e teologia nella costruzione di chiese», a cura di Arturo Cattaneo, si terrà lunedì 22 maggio alle 20 presso il Centro Pastorale San Giuseppe, in Via Cantonale 2a, Lugano.

(red)

19 Maggio 2023 | 06:30
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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