Ticino e Grigionitaliano

Anche i Santi hanno i brufoli

Sabato 19 settembre alle 21, Giovanni Scifoni, attore e scrittore, porta in scena in Piazza Manzoni a Lugano: anche i Santi hanno i brufoli. In questo monologo Scifoni racconta la vita di alcuni Santi, togliendoli dagli altari e mostrando come il loro messaggio sia davvero senza tempo. Il contesto è Wor(l)ds all’interno del LongLake Festival.

Da tempo spopolano sul web i suoi video «familiari» in cui i santi sono diventati quasi un pretesto per raccontare quello che capita nella vita, nella vita di tutti noi. Il pretesto per raccontare un po’ di santità domestica, anche dove ammette Giovanni Scifoni non c’è santità come nella sua famiglia, ma lo spirito è quello di dire che la santità è possibile perfino in una condizione disastrata della vita di chiunque.

Essere Santo è molto più probabile di quello che si che si possa credere.

Com’è nata l’idea?

«Nasce da Paolo Ruffini mio ex direttore di TV2000 e adesso prefetto della comunicazione vaticana, quindi non confondersi con il comico Paolo Ruffini. Paolo Ruffini un giorno mi fa: «Giovanni devi fare una rubrica video in cui tutti i giorni parli dei santi». Gli ho risposto che era matto. E infatti all’inizio era una noia infernale. Nessuno mi si filava perché raccontare la vita dei Santi sul web era veramente tosta. Una notte, erano le 4, non sapevo che cosa dire in un video che stavo preparando, allora sveglio mia moglie, di notte, alle 4, gli punto la telecamera in faccia e le chiedo:

«Elisabetta, Ma che cosa pensi di San Tommaso d’Aquino?»

Lei mi mando’ a quel paese, mi disse delle cose irripetibili, però il video diventa subito virale. Ho capito che questo è il segreto: coinvolgere la famiglia anche quando non vuole!»

E qual è il santo preferito?

«San Giovanni di Dio in assoluto! Questo è un santo straordinario che a 40 anni, cioè da vecchio, perché siamo le 1500 in Spagna, e a 40 eri un vecchio, finisce in manicomio. Poverello era matto, aveva dei problemi, forse era bipolare non sappiamo. E li’ scopre che vuole aprire un ospedale tutto suo. Un suo ospedale dove i matti e i malati di mente vengono trattati come fossero Gesù Cristo.

Se ce l’ha fatta un disperato, un matto, un vecchio come San Giovanni di Dio ce la possiamo fare tutti. Questo è il grande insegnamento».

Di che cosa vuoi parlare usando il sorriso?

«Un po’ lo splendore e la miseria umana. E’ questo che mi piace: il fatto che in ognuno di noi c’è splendore e c’è miseria».

Lo splendore, io credo, che sia la firma che ha lasciato Dio quando ci ha creati.

«Siamo tutti capaci di essere splendidi e siamo tutti capaci di essere orrendi. Siamo tutti capaci di essere miserabili. La miseria è qualcosa che ci aiuta anche a non prenderci troppo sul serio e a capire che siamo tutti a rischio, siamo tutti al rischio di essere dei disgraziati. Questo è un insegnamento che ci danno anche i santi».

«Una cosa che io contesto fortemente è l’agiografia che per tantissimo tempo ha raccontato le vite dei santi. Sono sempre stati descritti come delle persone speciali, come persone che erano in tutto simili a noi fuorché nel peccato. Non è così».

I santi sono stati anche loro dei peccatori, hanno avuto delle zone d’ombra, dei lati oscuri, degli aspetti insopportabili.

«Uno come Sant’Ignazio è uno che a starci vicino lo mandavi a quel paese ogni due minuti, era una persona veramente spiacevole. Però un grande santo e un uomo che ha rivoluzionato il mondo e la cultura».

«San Giuseppe da Copertino era un minus habens ma con la scienza infusa che è diventato consigliere di monarchi e di principi».

«Infatti per molti anni si è evitato di parlare di malattia mentale perché nei processi di canonizzazione si pensava che la malattia mentale potesse essere un discrimine per la santità. – Quello è un matto, vede, sente le voci e quindi non può essere illuminato dalla grazia – . Ed è un errore grandissimo perché è proprio lì che uno vede un segno di speranza: sapere che un santo è un disgraziato come me».

Critiche ne hai ricevute per questo modo di trattare i santi?

«Certo ho ricevuto due tipi di critiche: in genere c’è chi mi dice che sono il figlio del demonio o se sono pagato dai servizi segreti vaticani per edulcorare il messaggio della chiesa cattolica rispetto alle magagne come la pedofilia gli scandali finanziari. Ma queste critiche arrivano da chi vede i miei video sul web perché internet ti arriva ovunque e a chiunque. In genere non mi critica chi viene a teatro. Chi viene a teatro è un eroe! Devi fare un percorso quasi di iniziazione: devi decidere di uscire, chiamare la baby-sitter, prendere i soldi, prendere la macchina, trovare parcheggio, entrare dentro il teatro, resistere un’ora e mezza senza dormire, devi essere preparato e dopo questo non è che hai voglia poi di dire che hai visto della spazzatura!

Domani sarai in scena a Lugano con «Anche i Santi hanno i brufoli», ma è uno spettacolo solo per chi crede?

«No, tutt’altro! Tutto il contrario: i brufoli non ce li hanno soltanto i santi, ce li hanno tutti. Quindi anche chi ha i brufoli può diventare santo, c’è anche la proprietà commutativa.

18 Settembre 2020 | 11:27
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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