Accanto alla mamma nei suoi ultimi giorni: «Per me è stato un dono d’amore»

Pubblichiamo l’intervista a Patrizia Revolon, di Morbio Inferiore, protagonista della puntata di «Strada Regina» (oggi ore 18.35, RSILa1) che affronta il tema dell’accompagnamento al fine vita.

Sig. ra Revolon, come ha scelto di restare accanto a sua mamma nell’ultimo tratto di vita?

Mamma soffriva di una malattia rara per la quale ancora oggi non ci sono delle cure; quando è stata diagnostica era già nello stadio finale e dunque le rimaneva poco tempo. Da qui la decisione di occuparci di lei insieme alle mie sorelle e a mio fratello. Desiderava molto rimanere a casa e per me è stata l’occasione per ridarle un po’ di quell’amore che lei stessa ci aveva donato, sacrificandosi per la famiglia. Per me è stato anche un cammino personale.

Come è stato avere in casa la mamma in questa fase della vita?

Abbiamo deciso di accompagnarla in questo ultimo tratto della sua vita anche se non è sempre stato semplice: lei pensava che una volta tornata a casa dopo un periodo di convalescenza avrebbe recuperato le forze e non avrebbe avuto tanto bisogno di noi, e invece si è dimostrato tutto il contrario, aveva bisogno di assistenza giorno e notte.

Cosa ha significato per lei potersi occupare di sua mamma?

Aveva così tanto bisogno del nostro aiuto che lei era diventata la figlia e io la mamma. Ci vuole tanto rispetto e tanta pazienza; non era facile per me e tanto meno per lei chiedere aiuto. Non è stata la prima esperienza di malattia, di sofferenza e di morte che ho vissuto: quando ero poco più che ragazzina ho perso il papà (nella foto i genitori di Patrizia Revolon) in pochi mesi ed è stato un momento veramente traumatico. La paura della morte, della sofferenza, del dolore mi hanno accompagnato per parecchi anni e non mi lasciavano vivere appieno la mia vita; c’è stato un momento in cui ho deciso che dovevo affrontare queste paure e ho cominciato ad accompagnare il pellegrinaggio degli ammalati a Lourdes. Per me è stata una grande scuola: quando si è presentata la malattia della mamma non ho più voluto scappare, ma ho deciso di affrontare la situazione vivendola come un dono.

Questo periodo di accompagnamento le è servito anche dopo ad elaborare e a dare il giusto peso al senso della vita?

Nel momento del distacco è stato determinate poter salutare la mamma e ringraziarla per l’ultima volta. Quando eravamo tutti accanto a lei, quando l’Amore che ci dona la vita è sceso per riprendersi la vita della mamma, quell’Amore ha attorniato tutti noi e ci ha lasciato una serenità e una pace incredibile. E lì ho proprio capito che c’è qualcosa oltre la morte e che l’amore è più forte di tutto.

Secondo lei è stato importante anche per sua mamma l’aver vissuto gli ultimi giorni in questo modo?

Lei sapeva che ormai le mancava poco. Se n’è andata veramente in pace: ovvio che ho provato dolore ma per me è stato anche e soprattutto un cammino di gioia. In questo periodo di pandemia, più volte ho pensato che è veramente stato un dono quello che ho vissuto: non avrei potuto sopportare di lasciare andare mia mamma da sola in un ospedale senza essere accompagnata. Anche oggi, nei momenti di malinconia, ritorno a quel momento del distacco perché è lì che ho proprio percepito l’amore tra madre e figlia. Mia mamma ha sempre parlato di morte e penso che ultimamente avesse voglia di riabbracciare mio papà. È partita serena anche per questo: sapeva di andare a rincontrare tutti i suoi cari.

Francesco Muratori

2 Novembre 2021 | 07:19
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