La Biblioteca Salita dei Frati, annessa all'ex convento cappuccino.
Ticino e Grigionitaliano

Abramo e Giobbe, figure della vita, oltre la morte e la sofferenza

«La domanda che mi ha suscitato l’elaborazione di questa conferenza è: perché tanta sofferenza, dolore e morte degli innocenti? Pensavamo al Novecento quale secolo buio in cui l’umanità ha toccato il culmine della sofferenza ma mi sembra che nel Duemila le cose vadano peggiorando; troppe sono le situazioni che inducono al pianto. Così sono risalita alla Bibbia».

Bibbia che, durante l’intervento presso la Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, il 28 marzo alle 18,
verrà letta dalla prof.ssa Gabriella Farina proprio con questo scopo – indagare le origini della sofferenza – a partire da due figure emblematiche di questo dolore: Abramo e Giobbe. «Abramo è l’uomo per eccellenza dell’ubbidienza a Dio, a cui viene chiesto di sacrificare il figlio Isacco, un figlio voluto, tanto amato, arrivato in tarda età come dono divino. Abramo non si ribella, dice il suo «Eccomi», e si prepara a compiere il sacrificio. Nessuno della sua comunità potrebbe capirlo, piuttosto lo riterrebbero un folle o uno spietato omicida».
Dell’episodio, sottolinea la prof.ssa Farina, ha fornito una valida interpretazione il teologo e filosofo Soren Kierkegaard (1813-1855) in una delle sue opere più famose, Timore e tremore: «Abramo – sottolinea Kierkegaard – vive la vita da un punto di vista religioso, che va al di là dell’etica: egli si pone su un piano più alto che è quello della fede, dal contenuto paradossale, tanto quanto è paradossale un Dio che si fa uomo. La vicenda rispecchia così più in generale il rapporto, discusso da sempre nella teologia, di fede e ragione».

Diversa la vicenda di Giobbe, uomo «però altrettanto pio, giusto. Eppure è privato delle sue ricchezze, dei suoi figli, colpito nel suo fisico, ridotto al minimo della dignità umana. La sua unica parola è un grido».
A questo proposito, nota la prof.ssa Farina, anche il filosofo contemporaneo Massimo Recalcati,
nel suo saggio Il grido di Giobbe, spiega bene come la sofferenza dei giusti, degli innocenti resta
scandalosa, incomprensibile, indecifrabile. Tuttavia, «Giobbe non cessa di rivolgersi a Dio, anzi esige di incontrarlo, di vederlo in persona. La sfida disperata di Giobbe si converte così in una inquietudine nuova: non attribuire senso al dolore, bensì non rinunciare alla vita a causa del dolore, non indietreggiare a causa del silenzio di Dio».
Infatti, «se il Dio di Giobbe non è il Dio del patto con Isarele, è però il Dio della potenza miracolosa della creazione, del sacro come eccedenza illimitata della vita».
Infine, durante la conferenza, la prof.ssa Farina si soffermerà sulla figura del filosofo Luigi Pareyson
(1918-1991), autore di Ontologia della libertà. Il Male e la Sofferenza: «Pareyson sottolinea che proprio il dolore è il luogo della solidarietà tra Dio e l’uomo, dolore che riconduce al sacrifico di Cristo fattosi uomo tra i più poveri. Solo nella sofferenza Dio e l’uomo possono congiungere i loro sforzi; solo nel dolore Dio riesce a soccorrere l’uomo e l’uomo giunge a redimersi ed elevarsi a Dio».

Laura Quadri

La Biblioteca Salita dei Frati, annessa all'ex convento cappuccino.
27 Marzo 2023 | 08:37
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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