Ticino e Grigionitaliano

A «Strada Regina» la storia di Antonella Lumini, eremita di città

Antonella Lumini è una donna minuta, dalla sola apparente fragilità, dagli occhi profondi e dalla forza delle sue scelte. Più di 40 anni fa ha risposto ad una voce interiore: vivere in silenzio, solitudine e meditazione. Un profondo dolore l’ha attraversata tanto da mettere tutto in discussione fino a trovare la ragione dell’andare avanti nella bellezza della natura e nell’ascolto dell’io profondo. Nel parlare Antonella Lumini è sempre molto diretta. Le sue espressioni, senza arricciamenti né retorica, centrano il problema così come i suoi occhi che ti guardano cercano ispirazione in ogni dettaglio: si percepisce la sua presenza attiva nel qui ed ora. Vive a Firenze, dove ci ha incontrato e fatto entrare nel suo mondo, e porta avanti un percorso di spiritualità fondato sulla preghiera interiore ispirandosi alla «pustinia» («deserto»), la «via del silenzio» secondo la tradizione ortodossa russa. La sua «pustinia», una stanza remota e protetta nell’appartamento in cui vive, è un luogo vibrante e adiabatico. Entrarvi significa riuscire a sentire solo il proprio respiro. Nei fatti, come per tutti gli eremiti nella storia della Chiesa, il suo stile si è rivelato attrattivo e ora organizza e conduce numerosi incontri di silenzio, meditazione e preghiera. Oggi, Sabato Santo, giorno di raccoglimento e meditazione, vi raccontiamo la storia della custode del silenzio.

«Silenzio e preghiera interiore le uniche armi capaci di allentare la morsa che attanaglia il mondo». È il messaggio che ci dà, per noi e per tutti quelli che ricercano un momento di cura di sé. Il silenzio sembra un’utopia nella nostra società in perenne velocità, distrazione e movimento. Antonella è un’eremita di città, cosi come l’ha definita Paolo Rodari, autore del libro «La custode del silenzio», con il quale è iniziata la sua «nuova» storia, non più di nascondimento, ma aperta al pubblico e di condivisione. Antonella è così una testimone di quella «pastorale dell’orecchio» di cui parla spesso papa Francesco. Ma se non ascoltiamo? «Se non ascoltiamo tendiamo a rimanere attaccati al passato, non evolviamo spiritualmente, perdiamo contatto con la realtà che si rinnova sempre. La Parola è eterna, lo Spirito la attualizza nella realtà concreta, nel qui e ora sempre nuovo di ogni giorno. Se non restiamo in ascolto come possiamo vivere la Parola nelle nostre azioni?».

Come si ascolta? «Il buon ascolto avviene nel silenzio». E il rumore di fondo delle nostre vite che ruolo ha? «La pandemia sembra non sia bastata a farci capire che la gravità del tempo chiede il risveglio delle coscienze, quel cambiamento radicale che implichi la rinuncia a uno stile di vita che ha completamente superato ogni misura di sostenibilità». Anche la sua esperienza porta ad evolvere la classica vita da eremita: ha lavorato custodendo e catalogando manoscritti e libri antichi alla Biblioteca Nazionale di Firenze, e oggi riceve spesso e volentieri persone che hanno bisogno di lei, che vogliono essere ascoltate o provare con lei il silenzio profondo, di una preghiera che passa attraverso la scoperta del principio di sé.

Perché la gente è attratta dall’idea del silenzio e da tante proposte di meditazione? «Il silenzio consente di entrare in contatto con l’atto creativo che ci ha generati e che è rimasto impresso nel cuore. Le persone avvertono una nostalgia di bellezza, di quell’innocenza che la memoria profonda preserva nonostante questo mondo abbia smesso perfino di tutelare l’innocenza dell’infanzia».

L’intervista completa, con una esperienza «sonora» del silenzio e del rumore, andrà in onda questa sera a «Strada Regina» alle 18.35 su RSI «LA1».

8 Aprile 2023 | 06:56
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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