Suor Alessandra Smerilli con papa Francesco
Internazionale

Suor Smerilli: «La preoccupazione di papa Francesco: far incontrare vita e Vangelo»

di Cristina Uguccioni

La sera del 13 marzo 2013 Jorge Maria Bergoglio veniva eletto Papa e assumeva il nome di Francesco: in occasione di questo anniversario conversa con Catholica e catt.ch suor Alessandra Smerilli, salesiana, economista, docente di economia politica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma, socia fondatrice e docente della Scuola di Economia Civile e membro del Consiglio Nazionale del Terzo Settore.  Nel 2021 papa Francesco l’ha nominata segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. È la prima donna a ricoprire questo incarico.

Come descriverebbe il contributo di papa Francesco al riconoscimento e alla valorizzazione della donna nella Chiesa? E come giudica tale contributo?

«Questo contributo è espressione di un proposito che papa Francesco si è posto sin dall’inizio del suo pontificato e che ha consegnato a tutti i fedeli come compito: «avviare processi, non occupare spazi». Guidato da questo proposito, il Papa ha avviato un processo di apertura nei confronti del contributo che le donne possono offrire alla Chiesa e anche alla curia romana. Personalmente, mi sto lasciando ispirare dal proposito di Francesco, dal suo stile e dal suo magistero e dunque sto cercando di offrire il mio personale contributo non per occupare spazi ma per avviare processi, per essere segno di questo stile e per aiutare gli altri a fare lo stesso e ad abbandonare la logica del clericalismo, un tema legato a quello dell’avviare processi. È molto clericale e poco rispettoso delle donne immaginare che il contributo femminile sia dovuto alla concessione di qualcosa da parte di qualcuno. Il Papa non ragiona secondo tale logica e da anni sta dimostrando di credere fortemente nel valore dell’apporto – generativo e generalmente scevro da carrierismo e smania di potere – che le donne hanno dato nel corso della storia e possono continuare a offrire. Penso che in questo processo di valorizzazione la specificità delle donne, così come quella di tutti i battezzati, sia quella di contribuire ad attuare il Concilio Vaticano II, a far incontrare vita e Vangelo: questa forse è la vera preoccupazione di Francesco. Il processo da lui promosso ha raggiunto anche le diocesi. Ho ricevuto molti gruppi di donne impegnate nella Chiesa: mi hanno raccontato che i loro vescovi stanno seguendo il Papa nel cammino di apertura nei confronti del contributo femminile».

Quali ulteriori passi sarà necessario compiere affinché cresca la considerazione in cui è tenuta la donna nella Chiesa?

«La nuova costituzione apostolica che regola la curia romana, Praedicate evangelium, è un segno interessante perché stabilisce che le responsabilità che prima erano legate esclusivamente al sacramento dell’ordine ora possano essere affidate a tutti i battezzati. Ma ciò che più conta è lo scenario che si apre e che si comincia a vedere. Ne è espressione, ad esempio, il Dicastero di cui sono segretario. Qui lavorano una ottantina di persone di diversa provenienza e con sensibilità ecclesiali e teologiche differenti: vi sono uomini, donne, laici, ordinati, giovani, anziani. Questa composizione mostra la multiformità del popolo di Dio che lavora alla medesima missione. Ciò è importante. I passi ancora da compiere riguardano proprio l’edificazione e il consolidamento di questa felice alleanza tra donne e uomini, laici e consacrati, un’alleanza cui le donne possono dare un contributo decisivo dopo aver tanto sofferto per la mancanza di dialogo, collaborazione e opportunità di far ascoltare la loro voce. Oggi l’impegno è quello di lavorare per costruire alleanze, tessere relazioni, sciogliere rigidità, educare alla responsabilità come servizio. Penso che un ulteriore passo da compiere sia quello di aiutare ad accettare che le responsabilità e gli incarichi ricevuti dalle donne, e più in generale dai laici, possano in alcuni ambiti implicare di dover esercitare una responsabilità diretta sui sacerdoti».

Può illustrare gli snodi principali del pensiero di Francesco in  materia di economia?

«Per cogliere l’apporto di Francesco in materia di economia bisogna tener conto di un fatto spesso dimenticato: il Papa è un pastore, non un economista. È dunque sbagliato giudicare le sue parole come se fossero enunciazioni di teorie economiche. È compito degli economisti sollecitati dalle riflessioni del Papa elaborare nuove dottrine e prassi economiche. Francesco è un pastore che ha a cuore le pecore del Signore, a cominciare da quelle più fragili e smarrite, e si domanda perché questo sistema economico lasci indietro e metta ai margini un enorme numero di persone. Sin dal suo primo viaggio a Lampedusa ha denunciato la crisi epocale della globalizzazione parlando della «globalizzazione dell’indifferenza» e ha cominciato a utilizzare l’espressione «cultura dello scarto» intrecciandola con gli effetti dell’attuale sistema economico. Ha anche usato  un’espressione forte: «questa economia uccide». Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e nell’enciclica Laudato si’ ha approfondito le tematiche economiche analizzando la crisi ambientale che è anche crisi sociale: il grido della terra e il grido dei poveri sono lo stesso grido. È necessaria un’economia integrale capace di prendere in considerazione tutti gli aspetti dell’umano, che sono inseparabili. Tutto è connesso, ripete spesso Francesco. L’attuale paradigma economico non produce al tempo stesso ricchezza e giustizia, e mostra contraddizioni che chiedono un ripensamento. La libertà di iniziativa economica non è in discussione: bisogna però comprendere che essa oggi deve preoccuparsi degli effetti che ogni azione esercita in particolare sui più poveri, sugli esclusi, su quanti non riescono a tenere il passo. Il Papa continua a invitare tutti a guardare le cose della vita a partire dalle periferie, a partire dai poveri e dai piccoli. Questo sguardo produrrebbe cambiamenti enormi».

Nel loro complesso, il mondo produttivo e quello finanziario mostrano sincero interesse verso le riflessioni del Papa in tema di economia oppure  manifestano prevalentemente un atteggiamento di sufficienza e disinteresse? 

«Un atteggiamento di sufficienza è indubbiamente presente. Credo che esso sia una costante, un filo rosso che attraversa la storia: di fronte a quanti nella Chiesa si impegnano per costruire un mondo migliore e propongono vie nuove – pensiamo ad esempio a Paolo VI e alla sua civiltà dell’amore – c’è sempre chi manifesta un atteggiamento di sufficienza e pensa che quelle proposte siano parole belle ma impraticabili. Allo stesso tempo ho conosciuto molti imprenditori, amministratori delegati e direttori di grandi compagnie che mostrano un sincero e crescente interesse verso le riflessioni di Francesco. Si rendono conto che questo sistema economico sta mostrando tutte le sue debolezze, si lasciano interrogare dalle riflessioni del Papa e cercano di imprimere una svolta al loro lavoro e al modo di fare impresa. Non si può ancora dire il mondo stia cambiando, ma colgo segnali importanti e promettenti che danno speranza».

«The Economy of Francesco» (Eof), il grande processo/movimento promosso dal Papa, sta coinvolgendo centinaia di giovani in tutto il mondo. È soddisfatta del cammino compiuto sino ad oggi? E quale sviluppo auspica?

«Sono molto soddisfatta. Questo è un altro dei processi avviati da Francesco. I giovani hanno risposto con slancio, entusiasmo e grande serietà alla lettera che lui scrisse nel 2019 con la quale li invitava ad Assisi a lavorare insieme all’edificazione di una nuova economia, capace di trarre ispirazione dal pensiero economico di san Francesco e della scuola francescana. Molte iniziative sono state fermate o rallentate dalla pandemia ma non The Economy of Francesco. Più di 2000 giovani di 120 Paesi si sono ingegnati e sono riusciti a lavorare insieme, a distanza, costruendo reti, ideando e attuando progetti imprenditoriali e accademici. Sono stati  costituiti 60 hub territoriali e 12 villaggi tematici. C’è grande fermento. Il mio auspicio è che questo movimento/processo possa riuscire a imprimere un significativo cambiamento nella cultura e nella prassi economica. Noi adulti che seguiamo Eof abbiamo il compito di custodire la scintilla iniziale e di accompagnare i giovani lasciando spazio alla loro creatività e alla loro riflessione. Con questa iniziativa il Papa ha mostrato di avere profonda e reale fiducia nei giovani, considerandoli il presente del mondo, non solo il futuro».

Suor Alessandra Smerilli con papa Francesco
13 Marzo 2023 | 12:24
Tempo di lettura: ca. 5 min.
Condividere questo articolo!