Rolando Leo

Storie da Camperio

di Don Rolando Leo

Il piccolo villaggio bleniese di Camperio anche quest’anno si è popolato di un’ottantina di giovani fra ragazzi dagli 11 ai 16 anni ed animatori fra i 17 ed i 25. Questa gioventù ha portato grande vita nella regione, dal 27 dicembre al 3 gennaio compresi, anche perché si spostava sul territorio per vivere esperienze e praticare attività alternative in mancanza di neve.
L’aria è stata completamente natalizia in casa per tutta l’ottava di Natale, i locali erano addobbati con bocce, alberi di Natale e luminarie, mentre la cappella, luminosa ed illuminata dalla presenza di un semplice presepe e dall’albero di Jesse, era raggiunta dai ragazzi tre volte al giorno per ricordare l’evento cristiano dell’Incarnazione che ha cambiato le vite umane e le sorti del mondo, avvicinandoci alla dimensione divina del nostro essere. Recitando l’Angelus e cantando a Maria si ricordava questo prodigioso FIAT che ha aiutato ad entrare nel mistero di questo messaggio all’umanità, per sempre. La presenza di una stella luminosa sotto l’altare e di un angelo vicino alla statua di Maria e Giuseppe hanno aiutato a collocare la storia della salvezza nella giusta ottica, celebrando poi anche insieme proprio la domenica dedicata alla Sacra Famiglia e la festa di Maria SS. Madre di Dio, finendo con la celebrazione di domenica 3 gennaio, seconda domenica di Natale, col saluto ai ragazzi e la consegna del segno del tema del campo, che era dedicato a «tempo e conversione», una clessidra, invitandoli a vivere il tempo intensamente, andando a fondo delle cose, delle relazioni e della loro piccola grande fede.
La sera del 31 dicembre abbiamo fatto vivere agli adolescenti la possibilità di varcare la Porta Santa di Camperio, preparata proprio nella nostra cappellina, dopo aver messo nero su bianco ringraziamenti e propositi per l’anno nuovo. Il tutto è stato predisposto al fine che la porta ci conducesse fuori dalla chiesetta per poter rientrare, segnandosi con l’acqua benedetta, con la benedizione di un sacerdote, con cuore nuovo, in cappella. Un gesto suggestivo che qualcuno ha vissuto in modo molto profondo, a tal punto da interpellarmi qualche giorno dopo, condividendo con me l’emozione provata e chiedendo come procedere ora nell’approfondimento della propria crescita spirituale.
Tanti ragazzi s’interrogano, ne ho incontrati molti personalmente, a tu per tu. Anche don Paolo Solari, parroco di Massagno, che mi ha affiancato durante tutta la settimana con squisita e rara discrezione, ha avuto il suo da fare, mettendosi in gioco su tutta la linea (presente anche un seminarista del San Carlo di Lugano, animatore e formatore per giovani da anni, Carlo Vassalli).
In un ambiente adatto, preparato apposta per loro, favorendo un senso di libertà nell’approccio con Dio, con la preghiera, attraverso il canto, il silenzio, il simbolo, la luce, con gesti fisici e con poche parole, i ragazzi pregano e chiedono di pregare; se offri loro l’opportunità di un colloquio, di una confessione, avvolti dal canto, dalla pace, dalla luce, dall’Amore di Dio nel suo Spirito presente, in una chiesetta suggestiva come la nostra, aprono il cuore, si commuovono, riescono davvero a fare il punto della situazione della loro vita, con i loro grossi dubbi di fede (la Chiesa in sé ed i suoi dogmi sono incomprensibili nel modo di comunicare col post-moderno e col linguaggio giovanile), la loro infelicità dovuta a rapporti umani non sempre compresi oppure dovuta a delusioni scolastiche o d’amore … ragazzi che stanno vivendo situazioni familiari conflittuali, che soffrono per la separazione dei genitori ma non sanno cosa fare, con chi parlare, si sentono in dovere di far finta di essere felici in casa o magari si sentono addirittura in colpa.
Tutto questo succede ai nostri campi e sono anche persuaso che sia la formula vincente! Sono certo che occorra moltiplicare queste occasioni in parrocchia, nelle singole zone, affinché si creino le condizioni adatte per i ragazzi di incontrare qualcuno che li ascolti, che li ami anche al di fuori della famiglia, che voglia il loro bene e non un bene utilitaristico, un luogo che non sia solo la palestra, la pista di ghiaccio, il bar o il parrucchiere di fiducia. Non basta! La sfida è da raccogliere! La Chiesa, ormai illustre sconosciuta, deve mettersi in gioco di più con i giovani, attraverso operatori pastorali amanti della vita, del mondo che verrà, quindi della gioventù tutta, quella normale, che non necessariamente frequenta le nostre celebrazioni, che merita una seconda occasione per scoprire l’amore di Gesù in una Chiesa che è Madre d’Amore che non sempre lo manifesta! Ma anche noi come ministri della Chiesa, come catechisti, operatori, insegnanti, educatori, battezzati attivi, abbiamo bisogno di una seconda chance per far scoprire agli altri il Tesoro che portiamo dentro, il dono di Dio, Gesù Cristo, la Salvezza per sempre.

5 Gennaio 2016 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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