Suor Sandra Künzli

Solitudine e non isolamento

Un giorno, Arsenio (vissuto tra il 354 e il 450), mentre viveva ancora negli agi del mondo, divenuto poi un grande padre del deserto, chiese a Dio cosa dovesse fare per avere la salvezza e si sentì rispondere: «Fuggi, taci e sta nella quiete.» Sono pochi i chiamati alla vita eremitica, ma tutti sono invitati a trovare un spazio di silenzio e solitudine durante la giornata. Anche Gesù si ritirava spesso in disparte per pregare.

Per molti, la parola solitudine rievoca un’esperienza negativa perché simile all’isolamento: non hanno sufficienti rapporti con persone vicine che sappiano dare un senso alla loro vita. Penso a tanti anziani ma anche ai giovani…molti vivono la stessa esperienza del salmista che così si lamenta: «Veglio e gemo, come uccello solitario sopra un tetto». (Salmo 101,8). La solitudine può essere invece positiva quando viviamo momenti di comunione alternati a tempi di silenzio dove vivere in intimità con Dio. Lo aveva compreso molto bene S. Agostino che scriveva nel sul commento al vangelo di Giovanni: «È difficile scorgere Cristo in mezzo alla folla; una certa solitudine è necessaria al nostro spirito, e in questa solitudine, se l’anima è attenta, Dio si lascia trovare».
La giornata dei monaci è scandita da momenti di silenzio e di fraternità. Nel Diario di S. Faustina Kowalska, troviamo questa bella preghiera da lei composta: «Solitudine, i miei momenti preferiti. Solitudine, ma sempre con Te, o Gesù e Signore. Accanto al Tuo Cuore il tempo mi passa piacevolmente e l’anima trova il suo riposo».

Ci sarà chi fatica a stare solo e a fare silenzio ma immaginiamo di riposare sul Cuore del nostro Maestro come San Giovanni e lì troveremo tutto: forza, amore, conforto e gioia. La nostra solitudine non sarà vuota, ma piena di Lui. Sempre nel Diario della santa polacca, leggiamo ciò che disse un giorno Gesù: «La mia voce è sommessa e possono udirla solo coloro che vivono nel raccoglimento». Erich Fromm, psicoanalista tedesco, affermava che la capacità di stare da soli è la condizione più importante per la capacità di amare.

Il fine della preghiera, infatti, non è il silenzio ma l’amore. Nella preghiera silenziosa, abbiamo un incontro ravvicinato con il Signore e ne usciamo più pieni di carità. È un cammino lungo, ma ne vale la pena! Saremo più capaci, con l’aiuto di Dio, ad avere relazioni significative nella nostra vita.

Quando ero in ricerca vocazionale, a 19 anni, ho visitato un monastero in Italia dove, sopra il portone era scritto: «Dio mi basta». Mi aveva fatto molto impressione. Avevo pensato…sì, Dio mi basta ma per me sono importanti anche i fratelli e le sorelle che il Signore mi metterà accanto. Ho scelto l’Ordine agostiniano perché pone al centro la vita interiore, l’amore del prossimo e l’amicizia. A volte però, il Signore permette delle prove per saggiare se abbiamo veramente messo Lui al primo posto nella nostra vita.

Termino con una bella preghiera di un autore anonimo del lX secolo: «Signore Gesù, concedimi un’intelligenza che ti conosca, un cuore che ti senta. Concedimi uno spirito che ti gusti e una sapienza che ti trovi, un’anima che ti comprenda, occhi che ti vedano, una vita che ti sia gradita, una perseveranza che ti attenda, una morte santa. Donami la tua presenza, la santa risurrezione, una buona ricompensa: la vita eterna. Amen».

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21 Marzo 2024 | 15:56
Tempo di lettura: ca. 2 min.
cammino (11), deserto (3), quaresima (130)
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