Renzo Petraglio

Riflessione per la terza settimana d’Avvento

Siamo alla terza settimana dell’avvento. E durante questa settimana voglio leggere con te una pagina del Vangelo di Giovanni. Ecco innanzitutto una traduzione[1].

129 Il giorno dopo, [Giovanni] vede Gesù venire verso di lui, e dice: « Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il fallimento esistenziale del mondo! 30 Costui è colui del quale io dissi: dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché prima di me era. 31 E io non lo conoscevo, ma perché egli venisse manifestato a Israele sono venuto, io, a battezzare nell’acqua ». 32 E rese testimonianza, Giovanni, dicendo: « Ho contemplato lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e rimaneva su di lui. 33 E io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare nell’acqua, quello mi aveva detto: «su chiunque tu veda lo Spirito scendere e rimanere su di lui, costui è colui che battezza in Spirito Santo». 34 E di persona io ho visto ciò e ho reso testimonianza definitiva: costui è il Figlio di Dio» (Giovanni 1,29-34).

Questa pagina ci consegna la «testimonianza» (versi 32 e 34) che Giovanni Battista dà a proposito di Gesù: egli lo presenta come « l’agnello di Dio ». Per comprendere questa immagine, occorre ricordare che – in Israele – i genitori utilizzavano il termine « l’agnello » (« talet » in ebraico) per parlare, in un modo molto affettuoso, di un ragazzino o di una ragazzina[2]. E questo modo di esprimersi era diffuso soprattutto in aramaico, e ciò con il termine « taljâ » che ha un doppio significato: « agnello » e « bambino / servitore »[3].

Quanto a Giovanni Battista, egli ha potuto parlare di Gesù come « servitore / servo di Yahvéh »; e con questa espressione egli riprendeva Isaia 53,11, là dove – a proposito del servo del Signore – Dio dice: « Emergendo da quanto ha sofferto, vedrà la luce e se ne sazierà. Riconosciuto come giusto, dispenserà la giustizia, lui, il mio servitore, a profitto di molti per il fatto che lui stesso si prende a carico dei loro cimini »[4]. Ma il Vangelo di Giovanni, giocando sull’ambiguità della traduzione greca di questo stesso versetto, ha preferito l’immagine di Gesù come agnello che si fa carico e porta via e « toglie[5] il fallimento esistenziale del mondo ». Se nel messaggio di Isaia il servo sofferente ›porta’ il peccato, Gesù lo toglie mettendo in azione il valore sacrificale e sacerdotale della sua identità di agnello pasquale[6]. Gesù dunque ci è presentato, nel Vangelo di Giovanni, come « agnello di Dio ». Dio, offeso dal nostro fallimento esistenziale, lo toglie attraverso la mediazione nel suo agnello[7].

Nel seguito della nostra pagina del Vangelo occorre notare, nel verso 30, Gesù presentato come un uomo (« aner », in greco), e con questa parola il Vangelo sottolinea ancora una volta l’incarnazione di Gesù, « la Parola », « il Logos, fattosi carne » (Giovanni 1,14). E questa manifestazione, il Battista la presenta a Israele. Ecco come il Battista realizza la sua missione, annunciare un uomo sconosciuto: « io non lo conoscevo, ma perché egli venisse manifestato a Israele sono venuto, io, a battezzare nell’acqua » (v. 31).

La parte finale della nostra pagina insiste per tre volte (versi 32. 33. 33) su « lo Spirito »: lo Spirito che scende dal cielo come una colomba[8], lo Spirito che dimora in Gesù, lo Spirito Santo nel quale Gesù battezzerà altre persone. E’ lo Spirito che darà agli umani una nuova relazione con Dio[9].

Dopo la lettura di questo testo del Vangelo, è il momento di fermarci sul Corano. E penso alla Sura 2. Di questa Sura, due settimane fa abbiamo letto i versi 83-87. E durante questa settimana leggerò con te i versi 252-254 laddove Dio, che ha appena evocato le azioni compiute dai profeti dell’Antico Testamento, rivolge a Muhammad queste parole:

252 Queste sono le rivelazioni di Dio che noi ti recitiamo secondo verità, perché anche tu sei certamente un nostro inviato. 253 Di questi messaggeri, alcuni li abbiamo preferiti ad altri. Dio ha parlato ad alcuni di loro, e alcuni li ha elevati di vari gradi sugli altri. A Gesù, figlio di Maria, abbiamo dato prove evidenti e lo abbiamo fortificato con lo Spirito Santo. Se Dio avesse voluto, quelli che vennero dopo di loro non si sarebbero combattuti a vicenda, dopo aver ricevuto prove così evidenti; ma essi furono in disaccordo fra loro: alcuni credettero, altri no. Se Dio avesse voluto, non si sarebbero combattuti fra loro: ma Dio fa ciò che vuole 254 O voi che credete! Date in elemosina una parte dei beni che vi abbiamo elargita, prima che venga il giorno in cui non ci saranno più traffici, né amicizie né intercessioni. I miscredenti: ecco gli iniqui!  (Sura 2,252-254).

Come l’abbiamo constatato due settimane fa, questa Sura evoca una situazione di conflitto al tempo di Muhammad e anche di oggi: delle persone prendono come pretesti le differenze religiose per combattere e uccidersi reciprocamente. Eppure… le persone mandate da Dio ci portano un messaggio ben diverso: Bibbia e Corano ci chiedono di impegnarci per gli altri, di condividere con loro ciò che Dio ci ha dato; e questo già da ora, « prima che venga il giorno in cui non ci saranno più traffici, né amicizie né intercessioni » (v. 254).

Questo messaggio che ci invita alla condivisione possiamo viverlo ascoltando la Bibbia e il Corano. E il Corano, un po’ come la Bibbia, ci ricorda Gesù, figlio di Maria. E Dio ci assicura: « A Gesù, figlio di Maria, abbiamo dato prove evidenti e lo abbiamo fortificato con lo Spirito Santo » (v. 253). Quanto all’espressione « lo Spirito Santo », è la medesima che abbiamo nel Salmo 51,13, in Isaia, 63,10-11[10] e nel Vangelo di Giovanni. Ascoltiamo dunque questo messaggio per impegnarci per la non-violenza e per la pace. E che lo Spirito che ha animato Gesù e che Dio dà anche a noi possa sostenerci in questo cammino. Che ciascuna e ciascuno di noi possa, per terminare, pregare anche con questi versetti del Salmo 51[11]: « 12 Crea per me, o Dio, un cuore puro, consolida dentro di me uno spirito fermo. 13 Non respingermi lontano dal tuo volto. Non allontanare da me il tuo santo spirito; 14 riportami la gioia della tua salvezza, sostieni in me uno spirito generoso ».


[1] Per questa traduzione, cf. G. Di Palma, Giovanni 1,19-34, in Giovanni. Nuova traduzione ecumenica commentata, a cura di E. Borghi, Edizioni Terra Santa, Milano, 2021, p. 48s.

[2] Cf. L. Koehler – W. Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti libros, Brill, Leiden, 1958, p. 352, alla voce « taleh ».

[3] Così J. Jeremias in Grande Lessico del Nuovo Testamento, fondato da G. Kittel e continuato da G. Friedrich, Paideia, Brescia, 1965, vol. I, col. 919, sotto la voce greca « amnos » che significa agnello.

[4] Questa traduzione riprende, nella prima parte, l’analisi e il commento di D. Barthélemy, Critique textuelle de l’Ancien Testament. Tome 2. Isaïe, Jérémie, Lamentations, Éditions universitaires – Vandenhoeck & Ruprecht, Fribourg – Göttingen, 1986, pp. 403-407. Nella seconda parte, riprendo la traduzione di P.-E. Bonnard, Le second Isaïe, son disciple et leurs éditeurs. Isaïe 40-66, Gabalda, Paris, 1972, p. 265.

[5] Nella traduzione greca di Isaia c’è la forma verbale « anoisei » (dunque « porterà in alto »).  Invece il Vangelo di Giovanni ha « airôn » sottolineando che Gesù è « colui che toglie il fallimento esistenziale del mondo », dunque « colui che lo elimina ». Cf. J. Zumstein, L’Évangile selon saint Jean (1-12), Labor et fides, Genève, 2014, p. 80.

[6] Per una presentazione dell’agnello pasquale evocata in Isaia 53,7, cf. J. Jeremias, Art. cit., col. 921. Una presentazione completa della celebrazione della Pasqua con l’agnello pasquale la si può leggere in 2 Cronache 35,1-19.

[7] Così G. Di Palma, Giovanni 1,19-34, in Giovanni. Nuova traduzione ecumenica commentata, a cura di E. Borghi, Edizioni Terra Santa, Milano, 2021, p. 49.

[8] Come dimenticare che in Gen 8 la colomba è presentata come simbolo del favore di Dio, il favore ricuperato dopo il diluvio.

[9] Cf. J. Zumstein, Op. cit., p, 83. Cf. anche Di Palma, Art. cit., p. 49s. Questo biblista, a proposito della colomba, ci rinvia a Os 7,11;  11,11;  Is 59,11; 60,8; Sal 68,14; 74,19; Cant 1,15; 2,14; 4,1; 5,2.12; 6,19, dei testi che ci presentano il popolo eletto, la sposa del Signore, paragonata a una colomba.

[10] Così in Le Coran. Texte arabe et traduction française, par ordre chronologique selon l’Azhar, avec renvoi aux variantes, aux abrogations et aux écrits juifs et chrétiens, par S. A. Aldeeb Abu-Sahlieh, L’Aire, Vevey, 2009, p. 406, nota 2.

[11] Questo Salmo ci è suggerito (nella nota al verso 253 della Sura 2) da S. A. Aldeeb Abu-Sahlieh nel suo commento al Corano. 

13 Dicembre 2022 | 09:54
Tempo di lettura: ca. 5 min.
Condividere questo articolo!