Renzo Petraglio

Riflessione per la quarta settimana d’Avvento

Siamo all’ultima settimana dell’Avvento. E per questa settimana ho pensato a una pagina del Vangelo di Matteo, al capitolo 12. In una sinagoga, Gesù guarisce un uomo che aveva una mano inaridita. Era un giorno di sabato e, davanti a questo fatto, i farisei si riuniscono per vedere come far morire Gesù. Dopo questo racconto Matteo continua scrivendo:

15 Gesù, saputolo, si allontanò di là. E molti lo seguirono ed egli guarì tutti, 16 e ordinò loro di non divulgarlo, 17 perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia che dice: «18 Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale la mia persona si compiace. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. 19 Non contenderà, né griderà, e nessuno udrà la sua voce sulle piazze. 20 Una canna, anche se irrimediabilmente infranta, egli non la spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché non avrà – inarrestabile – spinto a vittoria la giustizia; 21 e nel suo nome le genti riporranno la loro speranza» (Matteo 12,15-21)[1].

In questa pagina Matteo sottolinea innanzitutto l’attitudine di Gesù: invece di opporsi ai farisei che vogliono la sua morte, egli si ritira, « si allontanò di là » (v. 15), da quell’ambiente pieno di minacce. E, la differenza dei capi che rifiutano Gesù, « molti lo seguirono ». Quanto a Gesù, egli risponde in modo aperto e accogliente: si prende cura dei malati e li guarisce, « egli guarì tutti »[2]. Inoltre egli chiede loro « di non divulgarlo » (v. 16). E questa imposizione del silenzio sulle azioni di Gesù permette a Matteo di aiutare le sue lettrici e i suoi lettori attraverso una citazione dell’Antico Testamento.

Questa citazione fa riferimento soprattutto alla traduzione greca di Isaia 42,1-4[3]. La parola-chiave di questa citazione è, in greco « paîs ». Questa parola greca ha tre significati: in rapporto all’origine significa « figlio », in rapporto all’età, significa « ragazzo » (un ragazzo, soprattutto dai 7 ai 14 anni) e, in rapporto alla sua condizione sociale, può anche significare « garzone / servo / schiavo »[4]. Ma nell’originale ebraico il libro di Isaia ha la parola « «ebed » che significa « servitore, servo ». E questa parola, soprattutto quando evoca la relazione di un umano in rapporto a Dio, esprime una buona relazione con il Signore, un servitore amato, « prediletto », un servitore sul quale Dio mette il suo Spirito e al quale Dio confida una missione, la missione – come in Isaia, 42,1-3 – di portare « la giustizia » alle nazioni[5]. E qui la parola « giustizia » (« mishpât » in ebraico) riassume la proclamazione che il servitore di Dio deve portare ai popoli: una proclamazione o giudizio che non è una condanna, ma una decisione, un annuncio di salvezza nel quale i popoli possono sperare[6]. E, sempre nel testo dell’Antico Testamento, il servitore agisce in silenzio e si prende cura delle persone deboli e malate[7]. E questo modo di agire del « servitore » noi lo ritroviamo nella pagina di Matteo.

Dopo queste considerazioni rapide sulla pagina di Matteo e sulla citazione che egli ci dà dell’Antico Testamento, è il momento di leggere il Corano. In effetti, anche il Corano ci parla del Messia come « Servitore di Dio » (« ’abd Allâh » in arabo). Questa affermazione noi la leggiamo in questa sezione della Sura 4, della quale ecco una traduzione di quattro versetti.

172 Il Messia non disdegna di essere un servo di Dio, né lo disdegnano gli angeli che gli sono più vicini. Quelli che disdegnano di servirlo e sono orgogliosi, Dio li radunerà tutti insieme al suo cospetto; 173 quelli invece che credono e fanno opere buone riceveranno da lui tutta la loro mercede e, nella sua generosità, Dio darà loro ancor di più; ma gli sdegnosi e gli orgogliosi li punirà con un castigo doloroso, ed essi non troveranno all’infuori di Dio patrono o difensore. 174 O uomini! Vi è giunta ormai una prova decisiva da parte del vostro Signore e vi abbiamo mandato dall’alto una viva luce. 175 Quelli che credono in Dio e si aggrappano a lui, Dio li accoglierà nella sua misericordia e generosità e li guiderà a sé per un retto sentiero[8].

Nel verso 172, un po’ come nelle Sure 19,30 e 43,59, Gesù è presentato come la persona che, realizzando la condizione perfetta di servitore, attualizza la totale sottomissione al Signore, al suo Signore[9]. Dopo aver menzionato il comportamento di Gesù, il Corano si ferma sugli umani di tutti i tempi: ci sono coloro che rifiutano di adorare Dio e di servirlo, e coloro che, si inorgogliscono; ma ci sono anche coloro « che credono e fanno opere buone ». Ecco la scelta per ciascuna e ciascuno di noi. E, per aiutarci in questa scelta, Dio ha « mandato dall’alto una viva luce » (v. 174). E questa espressione ha un parallelo nella Bibbia laddove la rivelazione è spesso paragonata a una luce[10].

E la pagina del Corano termina parlando di Dio che ci guida verso di lui « per un retto sentiero ». E questa espressione ci ricorda il Vangelo, là dove Matteo ci presenta Gesù che viene per annunciare a tutti i popoli « la giustizia » (v. 18), il cammino verso Dio che ci salva.

Terminando questa pagina e pensando al Messia del quale celebriamo la nascita, ti invito, mia cara, mio amico, a cantare le parole del Salmo 96: « 11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, rombi il mare e quanto racchiude, 12 si rallegri la campagna e quanto contiene! Allora esploderanno di gioia tutti gli alberi della foresta 13 davanti a Jahwéh che viene, che viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia, i popoli con la sua fedeltà » (Salmo 96,11-13). E questo canto lo faremo insieme con te anche noi

Maria Pia e Renzo


[1] Questa traduzione riprende quella di F. Mosetto, Matteo 12,1-21, in Matteo. Nuova traduzione ecumenica commentata, a cura di E. Borghi, Edizioni Terra Santa,  Milano, 2019, p. 134s.

[2] Per questa azionne di Gesù, cf. S. Grasso, Il Vangelo di Matteo: commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma, 2014, p. 386.

[3] Per le referenze minori a Isaia 41,9 e anche, nel versetto 21, a Isaia 11,10, cf. F. De Carlo, Vangelo secondo Matteo – Nuova versione, introduzione e commento, Paoline, Milano, 2016, p. 359.

[4] Cf. A. Oepke, « paîs ktl. », in Grande lessico del Nuovo Testamento, fondato da G. Kittel, continuato da G. Friedrich, Vol. IX, Paideia, Brescia, 1974, col. 225ss.

[5] Cf. Westermann, ›aebaed, SERVO, in E. Jenni – C. Westermann, Dizionario teologico dell’Antico Testamento. Volume II, Marietti, Torino, 1982, col. 175s.

[6] Così A. Mello, Évangile selon saint Matthieu. Commentaire midrashique et narratif, Cerf, Paris, 1999, p. 226s. Cf. F. Büchsel, « Krino ktl. », in Grande lessico del Nuovo Testamento, fondato da G. Kittel, continuato da G. Friedrich, Vol. V, Paideia, Brescia, 1969, col. 1052. Per l’ebraico, cf. L. Alonso Schökel (director), Diccionario bíblico hebreo-español, Editorial Trotta, Madrid, 1994, pp. 466ss, alla voce « mishpât ».

[7] Cf. U. Berges, Jesaja 40-48, Herder, Freiburg – Basel – Wien, 2008, p. 230.

[8] Così C. M. Guzzetti, Il Corano. Introduzione, traduzione e commento, Elledici, Leumann (Torino), 2008, p. 64.

 [9] Così M. Gloton, Jésus le Fils de Marie dans le Coran et selon l’enseignement d’Ibn ›Arabî, Albouraq, Beyrouth, 2006, p. 99.

[10] Salmo 36,10 ; Isaia 2,5 ; 9,1 ; Luca 1,78-79 ; Giovanni 8,12, ecc. Così D. Masson, Le Coran. Vol. I. Introduction, traduction et notes, Gallimard, Paris, 1967, commentando il v. 174 della Sura 4.

20 Dicembre 2022 | 22:22
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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