Cristina Vonzun

Il Papa: «Il laico ha bisogno di nuove forme di organizzazione e celebrazione della fede»

Di Cristina Vonzun

Una foto che ha ricevuto su facebook molti «mi piace» è quella di Francesco seduto su una sedia da campeggio in piazza San Pietro, sorridente, che confessa una ragazza altrettanto lieta. Oltre ai tanti «mi piace», tra i commenti su facebook alla foto qualcuno ha scritto: «La confessione dovrebbe sempre essere così». In effetti proprio il Papa ci ricorda spesso che la confessione dovrebbe essere una gioia, una festa. La gente oggi vive un’esistenza segnata da fatica, precarietà nel lavoro, relazioni umane complesse. Oggi, venendo al lavoro, ho incontrato in treno un’amica che non vedevo da tempo: ci siamo dette reciprocamente le «complicazioni» della vita di oggi e il desiderio che la fede ci venga incontro, sia un sostegno, dica qualcosa a queste fatiche, le accolga. Cosa cerca dunque un laico dalla Chiesa? Mentre chiacchieravamo mi sono ricordata di un testo del Papa che avevo letto proprio alcune ore prima: la lettera alla Pontificia commissione per l’America latina. Scrive Francesco in un passaggio: «Oggigiorno molte nostre città sono diventate veri luoghi di sopravvivenza. Luoghi in cui sembra essersi insediata la cultura dello scarto, che lascia poco spazio alla speranza. Lì troviamo i nostri fratelli, immersi in queste lotte, con le loro famiglie, che cercano non solo di sopravvivere, ma che, tra contraddizioni e ingiustizie, cercano il Signore e desiderano rendergli testimonianza. Che cosa significa per noi pastori il fatto che i laici stiano lavorando nella vita pubblica? Significa cercare il modo per poter incoraggiare, accompagnare e stimolare tutti i tentativi e gli sforzi che oggi già si fanno per mantenere viva la speranza e la fede in un mondo pieno di contraddizioni, specialmente per i più poveri, specialmente con i più poveri. Significa, come pastori, impegnarci in mezzo al nostro popolo e, con il nostro popolo, sostenere la fede e la sua speranza. (…) E poco dopo il Papa completa il pensiero: «Dobbiamo pertanto riconoscere che il laico per la sua realtà, per la sua identità, perché immerso nel cuore della vita sociale, pubblica e politica, perché partecipe di forme culturali che si generano costantemente, ha bisogno di nuove forme di organizzazione e di celebrazione della fede. I ritmi attuali sono tanto diversi (non dico migliori o peggiori) di quelli che si vivevano trent’anni fa! «Ciò richiede di immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative per le popolazioni urbane» (Evangelii gaudium, n. 73)», fin qui il Papa. Una riflessione che provoca riguardo al modo di pensare la pastorale ordinaria, proprio a partire dai ritmi della gente di oggi. Il punto di partenza sono le persone nella società 2.0 di oggi, non un’idea astratta. «Mi piace» allora la foto di Francesco, in sedia da camping, che celebra il Sacramento della riconciliazione con i ragazzi in piazza San Pietro… ma «mi piace» ancora di più, se la inserisco nella cornice data da questo testo con le riflessioni che suscita.

29 Aprile 2016 | 07:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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