Renzo Petraglio

Nascita e infanzia di Mosè nella Bibbia e nel Corano

Durante questo mese di settembre, voglio leggere con te, mia cara, mio amico, il racconto della nascita e dell’infanzia di Mosè. E comincerò con il racconto che si legge nel libro dell’Esodo. Ecco innanzitutto una traduzione del testo ebraico.

1 E un uomo della casa di Levi andò e prese in moglie la figlia di Levi. 2 La donna concepì e partorì un figlio e vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi; 3 ma, non potendo più tenerlo nascosto, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi depose il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. 4 La sorella [del bambino] si fermò a distanza, per conoscere che cosa gli sarebbe successo.

5 Ora la figlia del faraone scese al Nilo per bagnarsi, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello in mezzo ai giunchi e mandò la sua schiava ed essa lo prese. 6 L’aprì e lo vide – il bambino – ed ecco un piccolo piangente. Ne ebbe compassione e disse: «Questo è uno tra i bambini degli Ebrei». 7 Disse allora sua sorella alla figlia del faraone: «Vuoi che io vada a chiamare per te una nutrice fra le donne ebree, perché possa allattarti il bambino?». 8 E la figlia del faraone disse: «Va’». La fanciulla andò e chiamò la madre del bambino. 9 E la figlia del faraone le disse: «Prendi questo bambino e allattalo per me; io ti darò il salario». La donna prese il bambino e lo allattò. 10 Il bambino crebbe ed essa lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè dicendo: «Perché l’ho tratto dalle acque». (Esodo 2,1-10)[1].

Il racconto inizia e termina evocando un «figlio» (vv. 2.10) e, all’interno di questa narrazione, questo figlio è menzionato, sette volte, come «bambino» (vv. 3.6.7.8.9.9.10). Ecco come si compie il passaggio dalla madre naturale, minacciata dalla legge del faraone, alla madre d’adozione. E per quanto concerne le donne, il testo si apre menzionando «la figlia di Levi» (v. 1) e termina menzionando – per la quinta volta – «la figlia del faraone» (vv. 5.7.8.9.10). Ma un ruolo importante, che permette a Mosè di essere accolto in Egitto, è svolto dalla sua sorella: è lei che permetterà a Mosè di essere ancora allattato da sua mamma (vv. 7-9). Ed è così che Mosè – il bambino tratto dalle acque – potrà vivere la sua esistenza grazie a un gesto provvidenziale di Dio che, attraverso la sorella di Mosè e la principessa, l’ha salvato dalle acque[2].

Nel Corano Mosè è un personaggio molto, molto importante: dopo Muhammad, Mosè è il profeta più citato nel Corano, dove è menzionato 136 volte[3]. Della Sura 28, intitolata «Il racconto» («al-Qasas» in arabo), ecco una traduzione dei versi 7-13.

7 Noi rivelammo alla madre di Mosè: «Allattalo, ma in caso di pericolo gettalo nelle acque [del Nilo], e non sentir timore né afflizione. Certo, Noi te lo renderemo e faremo di lui uno [dei nostri] messaggeri». 8 Mosè, [affidato alle acque del Nilo,] fu raccolto dalla famiglia del Faraone perché [più tardi] fosse, per loro, un nemico e [causa di] tristezza, poiché Faraone, Hâmân[4] e i loro soldati erano nell’errore.

9 La moglie di Faraone disse: «Sarà la gioia per il mio occhio e per il tuo. Non uccidetelo, poiché potrebbe esserci utile oppure [potremo] adottarlo come figlio». Essi non avevano nessun presentimento [di quanto sarebbe capitato].

10 Il cuore della madre di Mosè si trovò vuoto [di tutto tranne del ricordo di suo figlio] tanto che ella rischiò di manifestare [il suo dolore], se Noi non avessimo rafforzato il suo cuore perché essa restasse nel numero dei credenti. 11 Ella disse alla sorella [di Mosè]: «Segui le sue tracce». Quella lo osservava, da lontano, all’insaputa [degli Egiziani]. 12 Ora Noi gli abbiamo proibito [il seno di] ogni nutrice [tranne quello di sua mamma].

[La sorella di Mosè] disse loro: «Potrei indicarvi la gente di una casa che lo alleverà per voi e avrà cura di lui». 13 Così Noi lo rendemmo a sua madre affinché il suo occhio si rallegrasse, non si affiggesse più e sapesse che la promessa di Dio è vera. Ma la maggior parte di essi non sa (Sura 28,7-13).

La vicinanza tra questa pagina e quella della Bibbia è evidente. La differenza è soprattutto legata ai ruoli delle donne. Nel Corano è la moglie del faraone e non sua figlia colei che accoglie Mosè (v. 9).

Un’altra differenza è a livello dell’allattamento di Mosè. Nel racconto dell’Esodo la dinamica è semplice: dato che il bambino è uno dei «bambini degli Ebrei» (v. 6), sua sorella propone che sia allattato «tra le donne ebree» (v. 7). Ma su questo punto il Corano evoca la volontà di Dio: «Noi gli abbiamo proibito [il seno di] ogni nutrice [tranne quello di sua mamma] » (v. 12) E qui la formulazione «Noi gli abbiamo proibito» evoca la volontà di Dio: Mosè doveva, non per restare puro ma per essere restituito a sua madre, rifiutare di lasciarsi allattare da una nutrice diversa da sua mamma[5]. E uno degli effetti di questa volontà di Dio è la gioia vissuta dalla mamma di Mosè: «Così Noi lo rendemmo a sua madre affinché il suo occhio si rallegrasse, non si affiggesse più e sapesse che la promessa di Dio è vera» (v. 13).

E’ il momento di concludere[6]. Il progetto di Dio, un progetto immenso legato alla persona di Mosè, comincia a realizzarsi attraverso delle donne, delle donne che cominciano a viverlo nella gioia, freschezza e consolazione, dei loro occhi[7].


[1] Questa traduzione riprende, con piccole modifiche, quella di M. Priotto, Esodo. Nuova versione, introduzione e commento, Paoline, Milano, 2014, p. 49.

[2] Così Priotto, O. cit., p. 69.

[3] La lista di questi passi coranici si può leggere in A. Godin – R. Foehrlé, Coran thématique. Classification thématique des versets du Saint Coran, Éditions al Qalam, Paris, 2004, pp. 275-281.

[4] Questo personaggio, che non è menzionato nella storia di Mosè, apparirà, nella Bibbia, nel libro di Ester, dove è qualificato come «persecutore e nemico» (Ester 7,6). Cf. Le Coran. Texte arabe et traduction française, par ordre chronologique selon l’Azhar, avec renvoi aux variantes, aux abrogations et aux écrits juifs et chrétiens, par S. A. Aldeeb Abu-Sahlieh, L’Aire, Vevey, 2009, p. 162.

[5] Così Si Hamza Boubakeur (Le Coran. Traduction française et commentaire, Maisonneuve & Larose, Paris, 1995, p. 1221) che rinvia a Tabarî.

[6] Per altre considerazioni su questa pagina del Corano, si può leggere Chronique de Tabari. Histoires des Prophètes et des rois. De la création à la dernière Révélation, Traduction de H. Zotemberg, Édition La Ruche, Paris, 2009, pp. 140-145.

[7]  Per questo particolare sulla consolazione e freschezza degli occhi, cf. Il Corano. Introduzione di K. Fouad Allam, traduzione e apparati critici di G. Mandel, UTET, Torino, 2006, p. 870 a proposito del v. 9 di questa Sura.

22 Settembre 2022 | 11:45
Tempo di lettura: ca. 4 min.
bibbia (99), corano (14)
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