Cristina Vonzun

«L’appello per un nuovo cristianesimo» presente nel cuore delle nuove generazioni

di Cristina Vonzun

Lo studio dell’Istituto Toniolo su giovani e spiritualità in Italia, pubblicato nel volume «Cerco, dunque credo?» (Vita e Pensiero 2024) e presentato sabato 6 aprile su Catholica offre chiavi di lettura interessanti: i giovani cercano una fede e un Dio di relazione (a loro, alla natura, alla terra). Un aspetto che chiama in causa, non negativamente però, la cultura di questa generazione, quella digitale della vita onlife (che unisce virtuale e reale in una nuova realtà, quella onlife appunto), della fisica relazionale, della filosofia del nichilismo attivo, per fare tre esempi. Il teologo Enzo Biemmi, docente presso la Facoltà teologica del Triveneto, in uno degli articoli del ricco volume che offre tra l’altro una ventina di contributi di altrettanti autori che da prospettive diverse commentano i dati della ricerca, constata la comunanza di istanze tra i giovani praticanti e quelli che hanno lasciato la Chiesa: tutti chiedendo un «cristianesimo nuovo». Un primo elemento è che tutti questi giovani, praticanti o meno, abitano quello spazio che si chiama vita ed in questo hanno una cosa che gli adulti e le istituzioni rischiano di avere perso: la voglia di vivere. Dicono che la Chiesa è povera di spiritualità, e la cercano altrove, in una spiritualità detta «della terra». Cosa vuole dire? Un giovane la esplicita nel senso di una spiritualità olistica, di relazione al tutto, una spiritualità che coinvolga tutte le dimensioni della vita personale e ambientale, lamentando nella Chiesa una spiritualizzazione dell’esistenza, piuttosto che la sua umanizzazione. L’immagine è quella che i sociologi chiamano la «piramide di Maslow» che va dai bisogni primari (respirare, mangiare e dormire) a quelli di autorealizzazione (sicurezza, appartenenza, stima), fino al gradino più alto dei bisogni spirituali (realizzazione di sé). Interessante che i social network sono configurati proprio sulla stessa piramide di Maslow. Detto questo i giovani vogliono incontrare un Vangelo come qualcosa che si trova in tutto questo. Qui c’è forte anche l’idea di ambiente, come qualcosa che va oltre la dimensione ecologica ma è il tutto della vita. Questa spiritualità concreta la desiderano in un cristianesimo promessa di vita, di relazioni, di un futuro migliore, di libertà, di fedeltà alla terra. A questi giovani non basta quindi che venga annunciato Cristo, perché l’annuncio va fatto incontrare nelle relazioni e nella vita come la intendono loro, cioè relazione ad un tutto che inizia da loro e dai loro bisogni, passa dal telefonino e finisce nella natura. La sfida è prenderli sul serio.

Un’interessante esperienza in tal senso è «fraternità» nata attorno a don Alberto Ravagnani, il prete social di Busto Arsizio.

15 Aprile 2024 | 14:50
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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