Cristina Vonzun

La strategia di un terrore che odia il Bello

Di Cristina Vonzun

Tra le tante cose che ho fatto tra sabato e domenica oltre alle ordinarie faccende domestiche, a diverse ore di lavoro redazionale per il giornale e a frammenti scomposti di preghiera turbati dagli eventi di Parigi, ho pedalato. In bici da corsa e in mountain bike, approfittando della bellezza inaudita di questi giorni d’autunno dove i colori del cielo e della natura organizzano per noi quadri degni di un maestro della luce quale fu –ad esempio- Giovanni Segantini. Ebbene, mentre pedalavo contemplavo e pensavo. Pensavo a Parigi, alla gente allo stadio, spettatori appassionati di un grande evento di sport, pensavo ai ragazzi al concerto, andati lì per ascoltare musica e ballare e finiti crivellati di colpi, pensavo agli avventori del ristorante cambogiano, lì per gustare piatti particolari di cucina orientale o ai clienti dei bar, che si ritrovavano in compagnia per un fine settimana con gli amici, ammazzati, gravemente feriti, traumatizzati, storditi, sconvolti. Erano persone che avevano concluso la loro settimana lavorativa sicuramente impegnativa come è oggi il mondo del lavoro. Persone che cercavano scorci di bellezza per rigenerarsi e riprendere il lunedì la sfida settimanale. Cercavano, ognuno a modo suo, bellezza. Perché quello che è successo in Francia è anche questo: una follia criminale che si è scatenata contro la vita, contro quei frammenti di bellezza che le esistenze intense e talvolta spietate di oggi, rosicchiate dall’economia e dal mercato del lavoro, dalla crisi a e dai mille punti di domanda sociali, famigliari, geopolitici, ancora lasciano alla gente e che si chiamano, in questo caso, sport, musica, amicizia, una serata al ristorante. Banalità? Se queste sono banalità è banale la vita stessa allora. Non sono banalità, perché uccidere la vita fisica e ammazzare il bello del vivere, è ammazzare due volte una persona: prima nel corpo e poi nello spirito. Detto in altri termini, prima nel fisico e poi in quello che resta dell’amore alla vita oggi, in quel fondamentale e indispensabile «sì» all’esistenza che il bello è capace di suscitare ancora nel cuore dell’umanità. Gli uomini e le donne hanno naturalmente bisogno di contemplare, di gustare la bellezza e la vita, perché questo genera creatività, impegno, produzione, voglia di realizzare cose grandi. Per chi ha fede la bellezza più grande è quella contemplazione che raggiunge il vertice nella vita dello spirito. Ma lo spirito non vive disincarnato. La strategia di questi terroristi è anche questa: ammazzare non solo il corpo ma fare fuori anche lo spirito dei popoli. D’altra parte è quello che accade in Medio Oriente, dove si ammazzano cristiani, musulmani e yazidi e si distruggono monumenti che sono patrimonio dell’umanità. Una strategia nichilista che si impossessa anche di Dio, svuotandolo, per finire, di ogni bellezza. Ma non dobbiamo credere neppure un momento che l’uomo rinunci alla bellezza, se lo facesse non sarebbe più uomo. E questa è la nostra più grande speranza morale davanti a questa follia. Una speranza da affermare già oggi, in questo momento, in questo attimo, in questo istante.

18 Novembre 2015 | 07:01
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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