Manuela Masone

La porta e il fiume: abbandonarsi all’Amore misericordioso

di Manuela Masone
Due sono i simboli che il vescovo Valerio ha presentato nella sua lettera pastorale che apre il Giubileo della Misericordia, la porta aperta per la quale si entra e il fiume nel quale ci si immerge. Entrambe le immagini richiedono un movimento da parte nostra: il primo è un passo, una disposizione che ci permette di varcare la soglia, mentre il secondo è quello di immergerci nell’acqua del fiume che diventa sempre più alta, lasciare le certezze di quello che è possibile fare con le nostre forze per accettare che il fiume di Dio ci porta oltre, dove l’impossibile diventa possibilità.
Alcuni santi, e in particolare, Santa Teresa di Gesù Bambino, parlano di un atto di abbandono inteso sia come fiducia, sia come apertura a ciò che magari la nostra ragione non riesce a cogliere ma solo ad intuire. Il Giubileo diventa così un anno non tanto per moltiplicare i nostri sforzi ma per lasciarci travolgere dal fiume d’Amore che zampilla, è pieno di vita e ci rigenera.
Di amore se ne può parlare, scrivere ma solo facendone l’esperienza cogliamo la realtà con uno sguardo nuovo, tanto da intravedere nuovi percorsi, nuove soluzioni alle situazioni del quotidiano e a quelle più complesse del mondo in cui viviamo.
L’esperienza dell’Amore stimola quindi la nostra ragione, la nostra creatività, la nostra capacità di amare e si traduce in azioni che permeano la realtà.
Per questa ragione il Giubileo non consiste unicamente in un insieme di atti di pietà, ma racchiude possibilità di rinnovamento che penetrano nella storia degli uomini come le acque del torrente che passando fanno rivivere ogni cosa.

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11 Dicembre 2015 | 07:00
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